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Sono due i temi che sono stati presenti, ufficialmente ed ufficiosamente, nella ministeriale Esteri Nato a Praga: il modus con cui utilizzare le armi occidentali in Ucraina (accanto al suo ingresso nell’alleanza) e le possibili ritorsioni di Mosca. Sul primo punto il dado sembra ormai tratto, come ammesso apertamente dal segretario di Stato americano, Anthony Blinken, secondo cui dalla Casa Bianca c’è già a luce verde per usare le armi su suolo russo. Sul secondo spicca l’intervento del ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo i casi Ariston e Unicredit.

Qui Praga

Kyiv da tempo ha chiesto a Washington di usare le armi anche contro le forze russe che si stanno ammassando sul lato russo del confine e il presidente Biden ha detto sì. L’assicurazione da parte di Blinken punta a fare chiarezza su un tema che era stato sollevato nei giorni scorsi dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “Il nostro sostegno all’Ucraina in questi oltre due anni, è stato quello di adattarci e modificarci, se necessario, per far fronte a ciò che sta realmente accadendo sul campo di battaglia, per garantire che l’Ucraina abbia ciò di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno, in modo deliberato ed efficace”, ha spiegato il segretario di Stato americano. “Ed è esattamente ciò che stiamo facendo in risposta a ciò che abbiamo visto nella regione di Kharkiv e nei suoi dintorni”. Adattarci e aggiustarci è la nuova strategia americana che è stata annunciata a margine della ministeriale di Praga, nella consapevolezza che non è la sola iniziativa.

Fuori dal coro la reazione di Viktor Orban (“Ue vicina alla distruzione”). Ma Stoltenberg ha fatto anche un altro ragionamento, ovvero coinvolgendo l’alleato principale della Russia. Quella Cina che è fondamentale, osserva, per la produzione di armi del Cremlino. La tesi del segretario uscente è che “tutti vogliamo finire questa guerra, ma il paradosso è che più ci prepariamo per il lungo periodo prima che possiamo terminare il conflitto”.

Nell’occasione Blinken ha detto chiaramente di aspettarsi una mossa concreta sul tema fondi: ovvero oltre 20 alleati con target al 2% del pil entro il prossimo luglio, un obiettivo che gli Usa considerano una buona strada per rispettare l’impegno preso in precedenza.

Tajani

Il secondo aspetto messo in risalto riguarda le ritorsioni contro le aziende da parte russa. Il ministro degli Esteri italiano ha toccato Ariston e Unicredit, sottolineando che in questo momento è fondamentale lavorare all’unisono per proteggere le aziende di ogni singolo Paese dell’alleanza.

Due settimane fa la Corte di arbitrato di San Pietroburgo aveva sequestrato conti e proprietà della controllata russa di Unicredit per circa 463 milioni di euro. Il provvedimento rientrava nel contenzioso con RusChemAlliance, soggetto produttore di gas liquido partecipata da Gazprom, che aveva avanzato un’istanza sia contro le due controllate di Unicredit sia contro altre banche europee, come Deutsche Bank e Commerzbank AG

Appare evidente che il complicatissimo contesto internazionale fa sì che simili sequestri determinino una spirale di difficile soluzione, anche perché casi simili sono accaduti anche a nomi altisonanti del panorama europeo come Danone, Carlsberg e Bosch.

Scenari

Cosa aspettarsi dunque da qui al vertice Nato del prossimo luglio a Washington? In primis vanno rilette le parole di Stoltenberg, che insiste su un punto: è più vicina l’adesione alla Nato dell’Ucraina. Il percorso di adesione è una intenzione manifestata ormai da più fronti, con la possibilità che nasca una missione che fornisca un sostegno più forte all’Ucraina per avvicinarla all’adesione. Secondo il numero uno della Nato gli alleati hanno concordato che l’Ucraina dovrebbe diventare membro, ma i tempi dell’adesione dipendono da quando ci sarà un consenso e quando le condizioni saranno soddisfatte.

Di qui la certezza quasi ufficiale che un pacchetto di sostegno “molto solido” per l’Ucraina sarà approvato nel vertice di Washington del prossimo 7 luglio: lo ha promesso il segretario di Stato americano, al pari della possibilità di istituire una sorta di rappresentante ad hoc per Kiev, capace di gestire l’insieme delle iniziative dell’Alleanza nei confronti dell’Ucraina.

La Nato accelera sull'Ucraina. Armi e adesione sul tavolo di Praga

Il percorso di adesione è una intenzione manifestata ormai da più fronti, con la possibilità che nasca una missione che fornisca un sostegno più forte all’Ucraina per avvicinarla a questo obiettivo. Secondo il numero uno della Nato gli alleati hanno concordato che l’Ucraina dovrebbe diventare membro, ma i tempi dell’adesione dipendono da quando ci sarà un consenso. Di qui la certezza quasi ufficiale che un pacchetto di sostegno “molto solido” per l’Ucraina sarà approvato nel vertice di Washington

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