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Oggi il capo dell’Ukraine Security Service (SBU), i famigerati servizi segreti di Kiev, ha detto che il giornalista russo e critico del Cremlino Arkady Babchenko è ancora vivo: ieri le autorità ucraine hanno annunciato che era stato ucciso da un sicario nel suo appartamento a Kiev. Spieghiamo.

Il capo della SBU, Vasyl Hrytsak, ha detto ai giornalisti che i servizi di sicurezza russi avevano ordinato l’uccisione di Babchenko, ma loro avevano intercettato il piano e hanno inscenato la finta morte per portare alla luce la killing op di Mosca contro uno dei critici del putnismo.

Babchenko è anche apparso in diretta televisiva, presentato dalla SBU nella sede centrale dell’intel, dicendo che i report fittizi della sua morte facevano parte di un’operazione che era stata preparata per due mesi.

“Secondo le informazioni ricevute dal servizio di sicurezza ucraino, l’uccisione del giornalista russo Arkady Babchenko è stata ordinata dai servizi di sicurezza russi”, ha detto chiaramente Hrytsak. La polizia ha già effettuato una arresto: si tratta di un cittadino ucraino, che pare abbia ricevuto un pagamento da 40mila dollari dalla Russia per organizzare l’azione (non si sa sulla base di che informazioni abbiano agito le autorità ucraine).

Babchenko ha ringraziato lo SBU per avergli salvato la vita. “Scuse speciali a mia moglie Olechka. Mi dispiace, ma non c’erano altre opzioni. L’operazione ha richiesto due mesi per essere preparata, e a me è stato detto solo da un mese. Come risultato dell’operazione una persona è stata catturata”, ha aggiunto il giornalista

A quanto pare la coniuge non era a conoscenza del piano, tenuto evidentemente sotto la massima segretezza. Non sono state per ora diffuse informazioni sui dettagli di come l’omicidio sia stato inscenato.

Il 29 maggio la polizia di Kiev e i funzionari del ministero dell’Interno ucraino avevano annunciato che Babchenko era morto in un’ambulanza durante il trasporto in ospedale, dopo essere stato colpito alla schiena nel suo appartamento di Kiev, dove viveva a metà tra il rifugiato e l’esiliato dall’agosto 2017, dopo aver ricevuto minacce di morte in Russia e temendo di finire in qualche lista di proscrizione del Cremlino.

Le notizie sulla presunta morte del 41enne avevano lasciato sbalorditi, creando nuove tensioni tra Mosca e Kiev. La Russia aveva subito risposto alle accuse di aver ordinato l’assassinio e iniziato il martellamento propagandistico su versioni alternative all’assassinio. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che le accuse di un piano di assassinio russo facevano parte di una campagna di diffamazione contro Mosca. Aleksandr Bortnikov, capo dell’intelligence federale russa (FSB), ha dichiarato che le accuse ucraine su un complotto dell’FSB sono un’assurdità e una provocazione.

“Il primo ministro ucraino sta già parlando di come l’omicidio è stato fatto dai servizi segreti russi. [Anche se] un’investigazione non è ancora iniziata […] Questo modo di condurre gli affari internazionali è molto triste”, aveva aggiunto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in un conferenza stampa.

In un post su Facebook poche ore dopo la diffusione della notizia della morte di Babchenko, il primo ministro Volodymyr Hroysman aveva dichiarato: “Sono convinto che la macchina totalitaria russa non possa perdonare la sua onestà e la sua posizione di principio”.

Intanto alcuni giornalisti su Twitter si stanno chiedendo se il comportamento di Babchenko, essenzialmente l’aver diffuso una notizia così delicata e dai risvolti così sensibili, sia stato deontologicamente corretto.

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