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Due alti funzionari del governo americano — Stanley Fischer, un tempo vice presidente della Federal Reserve, e Nathan Sheets, sottosegretario al Tesoro con incarico per gli affari internazionali — si sono incontrati nel 2015 con Maria Butina, la ventinovenne siberiana che l’Fbi ha arrestato in questi giorni con l’accusa di spionaggio per ordine di Mosca.

L’agente russa avrebbe creato una fitta rete di contatti con il Partito Repubblicano, soprattutto attraverso la lobby delle armi (Nra) per portare avanti gli interessi di Mosca, ma a quanto pare dalle rivelazioni della Reuters la sua penstrazione sarebbe arrivata fino ai massimi livelli dell’amministrazione democratica guidata da Barack Obama — i due funzionari con cui sarebbe entrata in contatto durante due riunioni di alto livello in cui aveva accompagnato una delegazione russa, infatti, erano ai tempi nel pieno dei loro incarichi (Sheets sarebbe diventato sottosegretario da lì a poco).

Butina avrebbe viaggiato negli Stati Uniti nell’aprile 2015 e avrebbe partecipato nei due meeting di alto livello tenuti separatamente da un gruppo di funzionari russi guidato da Alexander Torshin, senatore putiniano poi nominato vicepresidente della Banca centrale russa. La donna aveva un legame speciale con Torshin, il quale aveva facilitato la sua introduzione negli ambienti che contano a Washington (il tipo conosce bene il mondo americano e l’inglese, tant’è che spesso ha fatto da anfitrione/interprete per lo stesso Vladimir Putin). Gli investigatori americani ritengono che l’oligarca — finito ad aprile di quest’anno in una lista di sanzionati per le “attività maligne” di interferenza russe — sia stato il collegamento che la donna usava per comunicare col Cremlino.

Gli incontri erano stati entrambi organizzato dal Center for the National Interest, think tank di Washington che più volte s’è preso il ruolo di avvocare gli interessi russi negli Stati Uniti — nello specifico lo scopo dei contatti era implementare le relazioni economiche con la Russia. Esattamente l’anno successivo il Center ha ospitato l’allora contender repubblicano Donald Trump in un evento al Mayflower Hotel in Washington a cui era presente anche Sergei Kislyak, ambasciatore russo considerato tra i protagonisti nel Russiagate, l’indagine sulle interferenze russe alle presidenziali che si incastra con l’operazione di spionaggio di Butina. Fischer alla Reuters ha confermato gli incontri con Torshin, ma non quelli con la donna, ricordando che il russo aveva fatto menzione dei suoi contatti con la Nra, cosa a cui il funzionario americano non aveva al momento dato peso. Tra i membri del consiglio direttivo del think tank invece c’è David Keene, ex presidente della Nra con cui sia Torshin che Butina hanno avuto rapporti che hanno permesso ai due di crearsi altre relazioni di rilievo. A giugno del 2015, Butina aveva firmato un op-ed sulla National Interest, magazine collegato al think tank, sostenendo che un repubblicano alla Casa Bianca avrebbe migliorato i rapporti Mosca-Usa.

A sostenere il piano di Butina, cioè di Mosca, secondo il Washington Post sarebbero stati anche i fondi stanziati da Konstantin Nikolaev, miliardario russo che ha fatto una fortuna con le infrastrutture in Russia, ma ha anche interessi piazzati negli Usa, per esempio nella American Ethane, società di Houston (di cui fa anche parte del board) che lavora il gas etano.  Nel novembre del 2017, durante il suo viaggio in Cina, Trump sponsorizzò un accordo siglato tra la ditta e Pechino per l’esportazione di etano liquido: il Ceo John Houghtaling firmò in quell’occasione il contratto su un tavolo con le bandiere di Cina e Usa mentre Trump e Xi Jinping applaudivano per i fotografi. Nikolaev negli Stati Uniti ha anche interessi in Grabr, start-up della Silicon Valley che ha creato un sistema online che consente agli utenti di acquistare prodotti non usuali sul mercato internazionale. Un altro degli investitori lì è Alexey Repik, russo che viene dal settore dei parafarmaceutici che ha partecipato a eventi esclusivi a cavallo dell’inaugurazione di Trump. (Il figlio di Nikolaev pare che abbia fatto parte dei volontari che hanno lavorato per la campagna Trump nel 2016, e lui stesso è stato visto al Trump International Hotel di Washington nei giorni dell’Inauguration del presidente. In città in quei giorni c’era anche Maria Butina).

I contatti della sospetta spia russa Butina vanno da Obama a Trump

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