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Gli anni bui della pandemia sono alle spalle, le grandi navi porta-container hanno ripreso a solcare i mari da un pezzo. Certo, c’è sempre quello specchio di mare nel Mar Rosso che proprio tranquillo non è e la guerra in Ucraina. Ma l’export è tornato a essere la motrice dell’economia italiana, rimettendo il made in Italy, in tutte le sue sfaccettature, al centro del villaggio. E questo anche al tempo dell’Intelligenza Artificiale, la rivoluzione tecnologica che potrebbe, in un futuro non troppo lontano, riscrivere la geografia del lavoro e, dunque, della stessa economia. Il Doing export 2024 di Sace, presentato a Milano, alla presenza, oltre che della ceo, Alessandra Ricci, anche del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è partito proprio da queste premesse: l’export torna a crescere e vive un grande momento di trasformazione, ma tra nuovi rischi e opportunità emergenti.

IL RITORNO DELL’EXPORT

Quest’anno, però, c’è una novità: sono state infatti tracciate nove direttrici lungo le quali le aziende italiane devono strutturare le proprie strategie di crescita per brillare, essere sparkling (frizzanti, ndr) ed essere così un’impresa del futuro. La cifra del rapporto l’ha data, come sempre, il numero uno della società assicurativa del Tesoro, Ricci. “Le imprese italiane si trovano a varcare la soglia di una nuova era, dove, per essere competitive, devono ripensarsi e investire, puntando su modelli organizzativi agili e sostenibili e guardando al futuro. E per tutto questo, Sace c’è, insieme alle imprese con soluzioni, persone e sedi, in Italia e in tutto il mondo”.

CHI HA FAME DI MADE IN ITALY

Ed ecco i numeri. Si torna a crescere, con l’Italia che si conferma tra i primi esportatori al mondo con 679 miliardi nel 2025 e il 4% di crescita nei prossimi due anni. E le opportunità provengono dai mercati cosiddetti gate, dove Sace c’è e che oggi valgono 80 miliardi di euro e potranno valerne 95 al 2027: Messico, Brasile, Colombia, Turchia, Serbia, Egitto, Marocco, Sudafrica, India, Cina, Vietnam, Singapore. Le vendite oltre confine, nonostante i venti di protezionismo tornati a soffiare, anche e non solo per respingere la concorrenza spietata della Cina, cresceranno nel 2024 per proseguire a un ritmo sostenuto nel prossimo triennio, con il ritorno a dinamiche di crescita simili a quelle pre-pandemia. A contribuire sarà anche il calo dell’inflazione e il conseguente progressivo taglio dei tassi di interesse, con un miglioramento delle condizioni finanziarie globali, si legge nel report.

Insomma, dopo un 2023 caratterizzato da una relativa e in parte fisiologica debolezza degli scambi di merci, il valore delle esportazioni italiane di beni registrerà un +3,7% quest’anno, +4,5% nel 2025 e +4,2% in media nel biennio successivo. Il valore in euro nel 2024 supererà i 650 miliardi mentre il prossimo anno raggiungerà i 679 miliardi. Si conferma il trend positivo anche per l’export nazionale di servizi, con una crescita media in valore del 4% nel 2024-2027, grazie anche al continuo sviluppo delle tecnologie digitali più avanzate (in particolare dell’intelligenza artificiale), che faranno da apripista a una nuova fase della globalizzazione.

POTERE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Sullo sfondo, l’avanzata dell’Intelligenza Artificiale. “Oggi e le imprese possono sviluppare il proprio potenziale sfruttando l’Intelligenza Artificiale e le nuove tecnologie anche nei settori del futuro come la meccanica strumentale applicata all’efficienza, la circolarità applicata ai cicli produttivi e le low carbon technologies che oggi valgono 40 miliardi e potranno valerne 50 al 2025″, chiarisce il rapporto 2024. D’altronde, l’adozione di nuove tecnologie sta dettando l’evoluzione anche dei beni di consumo: dal settore della moda al legno-arredo che impiegano prodotti e processi innovativi, come per esempio la stampa 3D. Per i beni intermedi i segnali positivi arriveranno quest’anno da cosmetica e farmaceutica, mentre dal 2025 anche dalla chimica in senso stretto. L’agroalimentare si conferma uno dei settori di punta per le vendite estere del made in Italy, ancora una volta grazie all’evoluzione digitale e sostenibile: sensori, dispositivi di irrigazione intelligente, piattaforme di monitoraggio e gestione delle colture sono solo esempi di come le imprese italiane stiano affrontando le sfide del futuro.

Non è finita. Le imprese che nel tempo hanno investito in tecnologie digitali e adottato processi produttivi digitalizzati, e continuano ancora oggi a farlo, godono di vantaggi di produttività misurabili e durevoli: +3,1% all’anno, per la sola IA. E tra i maggiori benefici dichiarati dalle imprese: l’aumento della produttività, migliore qualità tailor-made e la produttività delle risorse umane. Ma qual è l’effetto delle tecnologie 4.0 sulle performance economiche? Le imprese che hanno adottato tecnologie 4.0 nel 2025 avranno migliori performance sia produttive che di export rispetto a quelle che non hanno adottato il 4.0 (33% contro 25% delle imprese nel primo caso e 27% contro 24% nel secondo caso).

Così il made in Italy torna protagonista. Il rapporto Sace 2024

​A Milano l’appuntamento annuale di Sace per fare il punto della situazione sullo stato di salute di uno dei polmoni dell’economia italiana. Quest’anno vendite in allungo al +3,7%, ma nel 2025 ci sarà uno sprint al 4,5%. E c’entra anche l’Intelligenza Artificiale

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