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Nei giorni scorsi, anche in vista della possibilità dell’introduzione a livello europeo di regole più severe sulla svalutazione delle sofferenze, qualche analista aveva ipotizzato che potesse partire un nuovo giro di aumenti di capitale per alcuni istituti di credito italiani, dopo quello di Carige ai nastri di partenza e quello di Creval che dovrebbe essere avviato nel nuovo anno. Tra le banche finite nel mirino, cioè quelle che a bilancio devono fare i conti con la zavorra dei crediti deteriorati (npl), c’è stata la Popolare dell’Emilia Romagna, che ha chiuso la seduta dell’8 novembre con un calo di oltre il 4% proprio perché qualcuno ha messo in evidenza che un aumento di capitale contribuirebbe probabilmente a rimettere a posto le cose.

I NUMERI
A confortare il mercato, la sera dello stesso giorno, sono giunti i dati e gli annunci di Bper. Partiamo dai numeri. La Banca Popolare dell’Emilia Romagna ha chiuso i primi nove mesi del 2017 con un utile netto di 149 milioni, in aumento del 47% rispetto allo stesso periodo del 2016. Nel solo terzo trimestre l’utile è, tuttavia, sceso del 17,9% annuo a 29,9 milioni. Tornando ai nove mesi, il margine di interesse è peggiorato a 850,3 milioni (-2,9%) e le commissioni nette sono cresciute a 544 milioni (+2,1%). Più che i risultati trimestrali, però, il mercato attendeva rassicurazioni sul capitale da parte del management e piani concreti per disinnescare a bilancio la mina dei non performing loan.

LA RICAPITALIZZAZIONE
Rassicurazioni e piani che effettivamente sono arrivati. “Siamo convinti di non aver bisogno di una ricapitalizzazione. Ora il focus è sulla cessione dei crediti non performanti. Abbiamo il pieno controllo della nostra posizione di capitale”. A dirlo è stato l’amministratore delegato di Bper Banca, Alessandro Vandelli (a sinistra nella foto), in occasione della conference call con gli analisti per la presentazione dei risultati finanziari che si è tenuta la sera dell’8 novembre.

IL PIANO
In quanto al piano, il consiglio di amministrazione di Bper ha approvato la strategia sui crediti deteriorati 2018-2020 che, tra le altre cose, prevede un maxi accantonamento da un miliardo da effettuare all’inizio del 2018. La strategia, ha spiegato l’ad Vandelli in conference call, punta a ridurre lo stock di crediti deteriorati lordi di 4 miliardi da fine 2017 al 2020 (-35%). In questo modo, si riduce l’incidenza degli npl sul totale crediti al 13,5% dal 20,5% stimato a fine anno (incidenza che è vista in continuo calo al 6,5% nel 2020). La riduzione, ha sottolineato Vandelli, sarà concentrata nel 2018 e nel primo semestre del 2019. L’incidenza degli npl sul totale prestiti in essere è considerata “pericolosa” dagli analisti se supera il 15% e a maggior ragione se staziona sopra il 20%. In quest’ultimo caso, che è poi quello in cui ricadrebbe Bper a fine anno se non facesse nulla, gli esperti di mercato caldeggiano appunto un aumento di capitale.

LA BORSA
La Borsa ha risposto bene a queste iniziative, perché nella prima seduta di mercato azionario dopo gli annunci, cioè quella del 9 novembre, le azioni Bper hanno guadagnato quasi il 10%, salendo a quota 4,28 euro. Ad aiutare la corsa delle azioni, nello stesso giorno, anche la possibilità che l’Europa faccia alcune concessioni sul fronte delle sofferenze, alleggerendo in qualche modo il giro di vite paventato. In attesa di capire se poi sarà effettivamente così, va rilevato che nell’ultima sessione di Borsa della settimana scorsa, quella del 10 novembre, le azioni della banca guidata da Vandelli sono scese dell’1,08% proprio su rinnovati timori di aumenti di capitale e di tensioni per alcune banche italiane.

Ecco come Bper venderà le sofferenze evitando l'aumento di capitale

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