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La Corea del Nord e quella del Sud hanno accettato di marciare insieme sotto la bandiera della “Corea unificata” alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali che dal 9 al 27 febbraio si terranno a Pyeongchang, nel sud. Hanno anche concordato di schierare una squadra di hockey su ghiaccio femminile congiunta.

È questo quello che esce dai colloqui – i primi dal 2015 – che stanno portando avanti i due Paesi. Lunedì i delegati di Seul e Pyongyang si sono incontrati per la seconda volta nel giro di pochi giorni (il primo meeting c’è stato il 9 gennaio) a Panmunjom, noto anche come il Villaggio dell’Armistizio (si trova esattamente sul 38esimo parallelo, quello che secondo la tregua chiusa sessant’anni fa è il limite geografico che divide il Nord dal Sud).

La presenza delle due squadre sotto un’unica bandiera è un elemento simbolico molto potente, che dà ragione alla linea dialogante di Seul. Simbolico pure che la nordcoreana Samjiyon Orchestra, la preferita del dittatore Kim Jong-un (la direttrice si dice fosse una della sue amanti), suonerà due concerti al sud, uno nella capitale e uno a Gangneung, capoluogo della provincia che ospita il villaggio olimpico. La Samjiyon è un’orchestra piuttosto famosa, che Pyongyang usa anche come mezzo politico: ascoltare un suo concerto è tappa forzata di molti tour turistici per stranieri.

“Le cose sono cambiate da quando il presidente sudcoreano Moon Jae-in è andato a Pechino a dicembre”, dice a Formiche.net il generale Carlo Jean, professore di studi strategici alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Luiss e alla Link Campus di Roma. “E allo stesso tempo Pechino ha mostrato i muscoli al Nord, rendendolo più malleabile: ma non dimentichiamoci che per Pyongyang lavorare con Seul è strategico perché rafforza la sua sicurezza: ora la possibilità di un attacco preventivo americano si allontana ancora”. Tra l’altro, l’avvio del dialogo segue anche l’interesse strategico nordcoreano per aprire un cuneo tra Washington e Seul. E questa distanza tra Sud Corea e Stati Uniti è piuttosto evidente, “ci sono anche tensioni di carattere economico”, ricorda il generale, oltre che le polemiche riaperte col Giappone sulle comfort women (le vittime di schiavitù sessuale durante l’occupazione della Corea da parte delle forze imperiali giapponesi).

Il Giappone ha già commentato con sospetto l’ultima distensione tra le due Coree, affermando che il mondo non dovrebbe essere accecato dal recente “fascino” di Pyongyang. Intanto in Corea del Sud chi contesta la linea d’apertura accordata dal presidente – che la sostiene fin dalla campagna elettorale – ha scelto la via tecnica. Sia l’allenatrice della squadra di hockey sudcoreana che i giornali più conservatori hanno espresso preoccupazione per la prospettiva della squadra congiunta, dicendo che potrebbe danneggiare le possibilità della Corea del Sud di vincere una medaglia.

“Ma di fatto da questi dialoghi preliminari esce vincente Moon, che si rafforza nel suo Paese, dove nessuno vuole una guerra; Kim che aumenta la sua sicurezza; e la Cina: meno bene escono gli Stati Uniti, dopo mesi di retorica infuocata la Casa Bianca per il momento sta a guardare questo avvicinamento olimpico” chiude Jean.

 

 

Le due Coree sotto la stessa bandiera alle Olimpiadi

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