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Di crediti deteriorati si parla, tanto e di vari aspetti (ammontare, rettifiche, variazioni). Molti i richiami ad affrontare la tematica, come dimostrano le parole spese dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco nelle ultime “Considerazioni finali” o quelle di diversi componenti della Bce. Per quanto riguarda la loro origine, il dibattito si concentra perlopiù sulla responsabilità degli istituti di credito, poco sul ruolo giocato dai policy maker nazionali e dalle istituzioni sovranazionali. Un errore secondo un’analisi presente nell’ultimo numero dell’Osservatorio monetario, redatto dall’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa e dall’Università Cattolica. Se invece si indaga sulle responsabilità di questi soggetti – si legge nel documento – si capisce quanto abbiano “influenzato la dinamica dei crediti deteriorati attraverso la definizione di politiche che hanno ostacolato la ripresa del ciclo economico”.

POLITICHE ECONOMICHE E CREDITI DETERIORATI

Citando un lavoro del 2013 di Nir Klein, economista del Fondo Monetario Internazionale, gli autori della ricerca segnalano che politiche economiche che esercitano effetti depressivi sul Pil influenzano “inevitabilmente” anche la dinamica degli Npl e ne favoriscono un incremento. Tutto ciò avviene a causa delle forti influenze delle decisioni di politica macroeconomica sul ciclo macroeconomico.

COME SI E’ COMPORTATA L’EUROZONA DAL 2008

Dopo la crisi finanziaria del 2008 la politica economica, in particolare nell’Eurozona, si è rivelata “significativamente pro-ciclica”. È dunque accaduto – scrivono sull’Osservatorio – che “le politiche di consolidamento fiscale accompagnate da una debole politica monetaria espansiva, almeno fino agli inizi del 2015, hanno depresso l’economia dell’Eurozona e hanno bloccato la ripresa”. A farne le spese anche le banche: è peggiorata la qualità del credito e così è scesa ancor di più la redditività – “che si attesta oggi ai minimi storici” – e si è favorita una contrazione delle erogazioni. Da qui un circolo vizioso in cui si inseguono senza sosta il rallentamento dell’economia e l’aumento degli Npl.

RIPENSARE LE REGOLE

Gli autori della ricerca concludono con una “riflessione importante”: è opportuno “tenere in debito conto l’esistenza di una correlazione positiva tra fiscal stance (ovvero l’impostazione della politica di bilancio rispetto alla posizione dell’economia nel ciclo economico, ndr) e crediti deteriorati nel momento in cui vengono assunte decisioni di politica fiscale”. Il discorso riguarda soprattutto i Paesi “fortemente banco-centrici” come l’Italia. “Un motivo in più – avvertono – per ripensare all’insieme di regole fiscali all’interno dell’Eurozona”.

Le responsabilità dell'Eurozona sui crediti deteriorati

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