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Julian Assange ha colpito ancora, questa volta l’Eliseo. Ieri pomeriggio Wikileaks ha pubblicato sul suo sito online 21.075 mail associate alla campagna presidenziale di Emmanuel Macron. La corrispondenza pubblicata, che copre il periodo dal 20 marzo del 2009 al 24 aprile del 2017, è stata verificata con il metodo DKIM (Domain Keys Identified Mails). Non è la prima volta che Wikileaks pubblica online una valanga di documenti rendendoli accessibili con un algoritmo di ricerca: lo aveva fatto ad esempio nel 2013, mettendo sotto gli occhi di tutti i documenti dell’amministrazione americana nell’era Kissinger.

A poche ore dalla pubblicazione è arrivato un comunicato di En Marche:

Wikileaks ha pubblicato oggi sul suo sito internet alcuni documenti ottenuti attraverso la pirateria di messaggi elettronici personali di più responsabili del movimento. Dopo le nostre ricerche, questi documenti sarebbero gli stessi di quelli usciti dall’operazione di pirateria informatica alla vigilia dell’elezione presidenziale”.

Secondo lo staff del movimento di Macron dunque, le mail rese pubbliche da Wikileaks sarebbero le stesse che erano state hackerate tra il primo e il secondo turno delle presidenziali il 5 maggio. In quell’occasione En Marche aveva dato la notizia del furto di 9 gigabyte di documenti dalle caselle di posta elettronica del movimento. All’epoca il New York Times aveva subito accusato del caso MacronLeaks i russi, sospettando che dietro all’operazione ci fosse il gruppo russo APT28, lo stesso che aveva sottratto le email del comitato elettorale di Hillary Clinton.

Acccuse e sospetti che si erano poi rivelati troppo affrettati. Guillem Poupard, il capo dell’agenzia del governo francese per la cyber security ANSSI, aveva infatti smentito il 1 giugno le speculazioni mediatiche che incolpavano i russi dell’attacco hacker, sostenendo che il metodo per ottenere le emails ricordasse quello di “un individuo isolato”.

Ora l’archivio di email di cui è in possesso Wikileaks comprende 71.848 documenti, anche se l’organizzazione ha per ora pubblicato solo quelli già verificati. En Marche ha però lanciato un monito nel suo comunicato online:

La Republique en Marche richiama alla vigilanza sulla natura di queste pubblicazioni. L’operazione di pirateria consisteva nella diffusione di numerosi falsi che si aggiungevano ai documenti autentici che rilevavano il funzionamento interno del movimento”.

Secondo lo staff di Macron, che, pur deplorando l’hackeraggio, non appare eccessivamente preoccupato dal colpo di Assange, ci potrebbero dunque essere delle fake news tra i documenti. Wikileaks specifica però che anche tra le email non sottoposte al controllo DKIM, la stragrande maggioranza, sulla base di una campionatura statistica, risulta autentica”.

Inutile dirlo, a pochi secondi dalla pubblicazione online una schiera di testate giornalistiche di tutto il mondo, quelle francesi con particolare attenzione, si sono cimentate ad usare l’algoritmo di ricerca per scovare qualche curiosità tra le email. Si tratta perlopiù di corrispondenze fra i numerosissimi membri dello staff del movimento En Marche ma soprattutto di comunicati stampa e newsletter dei principali quotidiani francesi. Non mancano (anche se sono rare) mail personali di Emmanuel Macron, fatture e pagamenti di hotel, ristoranti, ncc, prenotazioni di sale per convegni.

Secondo Reuters nessuno scandalo è emerso dallo scandaglio delle prime ore. Quanto agli affari italiani di attualità, Repubblica segnala l’assenza di corrispondenza privata di Macron sia sul caso Stx-Fincantieri, sia con il segretario del PD Matteo Renzi. L’assenza di informazioni di peso dal blocco di email pubblicate non deve sorprendere: dopo il caso delle email di Clinton durante le presidenziali, il team di En Marche potrebbe aver imparato la lezione, considerando la posta elettronica un mezzo troppo vulnerabile per affidargli documenti sensibili.

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