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L’Italia ha compiuto tutti i passi necessari per spostare l’attenzione sul fronte sud, strategico per le dinamiche europee tanto nel Mediterraneo, quanto in Africa. Un passaggio che, naturalmente, si sposa con il Piano Mattei. Per cui è ragionevole immaginare che il prossimo segretario generale della Nato possa, in ottobre, nominare un nuovo rappresentante per il Sud. Così a Formiche.net l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Alberico Gambino, appena eletto vicepresidente della commissione esteri del Parlamento europeo.

Il ministro della difesa, Guido Crosetto, ha parlato di sgarbo di Jens Stoltenberg all’Italia. Che ne pensa?

Verrebbe da pensare che una nomina fatta da un vertice ormai scaduto non abbia una visione programmatica, bensì di altro genere, dal momento che il cosiddetto rappresentante speciale per il Sud è stato assorbito in una posizione già esistente. Inoltre la dicitura “my representative” starebbe proprio ad indicare questo schema. Comunque spicca un dato politico di merito.

Quale?

L’Italia da tempo ha compiuto tutti i passi necessari per spostare l’attenzione generale sul fronte sud, strategico per le dinamiche europee tanto nel Mediterraneo, quanto in Africa. Un passaggio che, naturalmente, si sposa con il Piano Mattei. Tra l’altro era stata proprio Giorgia Meloni in molteplici occasioni, come il G7 in Puglia e il vertice Nato di Washington, a richiamare l’attenzione sul fronte Sud, su cui la Nato avrebbe dovuto inviare un messaggio di unità e capacità di adattamento a un mondo che, evidentemente, sta cambiando a un ritmo serrato. Fronte sud significa molti temi interconnessi: ma il comun denominatore può essere l’Italia.

Per quali ragioni?

Siamo un molo naturale piazzato nel mezzo del mare nostrum; rappresentiamo idealmente e geopoliticamente lo snodo per far tornare a dialogare Africa ed Europa dopo il disimpegno francese dal Sahel, che ha lasciato campo libero a soggetti esterni che premono da un punto di vista geopolitico; abbiamo a Napoli un hub operativo della Nato che è punto di riferimento per l’intero quadrante euromediterraneo. Le carte in regola ci sono tutte.

Resta aperta quindi la possibilità di una nomina da parte del prossimo segretario generale Mark Rutte, che assume le sue funzioni il 1 ottobre?

Lo auspichiamo in virtù delle politiche portate avanti dal governo Meloni. Il vertice Italia-Africa dello scorso gennaio a Roma ha rappresentato una primizia assoluta, dal momento che la capitale italiana è stata teatro di un momento fondamentale di confronto a più cervelli con moltissimi dei 50 Paesi che compongono il continente africano, a cui il presidente del consiglio ha presentato una visione, non una scatola vuota. Significa scrivere una pagina, inedita, delle relazioni con l’Africa basate su un piglio paritario e non predatorio, significa candidare l’Italia ad un ruolo che le è non solo congeniale ma assolutamente naturale e che mai fino ad oggi era stato sfruttato dal governi precedenti. Per cui la risposta del ministro Crosetto è corretta, nel merito e nel metodo, perché tocca un nervo scoperto. Ovvero che la nomina durerà lo spazio di 90 giorni ed è a tutti gli effetti una brevissima parentesi.

Perché la scelta di Stoltenberg non impedirà la nomina per Roma. Parla Gambino (FdI)

Intervista al neo vicepresidente della commissione esteri del Parlamento europeo: “Era stata proprio Giorgia Meloni in molteplici occasioni, come il G7 in Puglia e il vertice Nato di Washington, a richiamare l’attenzione sul fronte Sud, su cui la Nato avrebbe dovuto inviare un messaggio di unità e capacità di adattamento a un mondo che, evidentemente, sta cambiando a un ritmo serrato. Fronte Sud significa molti temi interconnessi: ma il comun denominatore può essere l’Italia”

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