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C’è un’altra novità in arrivo con la legge sulla Concorrenza entrata in vigore pochi giorni fa. Stavolta ad avvantaggiarsene è il trading energetico che vede entrare nell’ordinamento la clausola di close-out netting o “criterio di compensazione”. In sostanza le aziende del settore, italiane e straniere, che operano nel mercato nazionale in caso di insolvenza di una delle due parti potranno risolvere automaticamente il contratto e ottenere l’importo di risoluzione senza ricorrere alla normativa in materia fallimentare che allunga i tempi di giudizio.

I VANTAGGI

Secondo un’analisi della società di consulenza Public Affairs Advisors, si tratta di un’introduzione che comporta diversi vantaggi per entrambe le parti e per tutto il mercato di trading energetico che potrà beneficiare di regole tali da rendere il sistema più competitivo. “Il close-out netting contribuisce a ridurre il rischio finanziario derivante dalla potenziale insolvenza degli operatori nazionali, per lo più aziende di piccole e medie dimensioni – sottolinea Public Affairs Advisors -: il meccanismo riduce la loro esposizione netta ed evita a questi ultimi di dover ricorrere a importanti garanzie finanziarie per poter coprire l’esposizione. La controparte, cui spetta l’Importo di Risoluzione, può recuperare nell’immediato e con regole certe la propria esposizione risolvendo il contratto”. Da ciò deriva, sempre secondo l’analisi, “una maggiore attrattività del mercato del trading italiano sul fronte internazionale” perché gli operatori stranieri considereranno minore il rischio finanziario “incoraggiati da una normativa che oggi consente una risoluzione più semplice dei contratti over-the-counter in caso di insolvenza”. Peraltro, grazie alla norma introdotta con i commi 86 e 87 della legge fortemente voluta dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, si colma il gap tra il nostro Paese e molti altri Stati europei in cui il close-out netting è previsto già da tempo.

IL FUTURO

In prospettiva futura secondo Lorenzo Parola, partner dello studio legale Paul Hastings, “l’onere finanziario per le imprese di trading italiane derivante dall’obbligo di fornire alle controparti garanzie per operare sui mercati delle commodity potrebbe risultare ridotto del 50-60% rispetto ai valori attuali, grazie al minore rischio di credito calcolato su base netta, con una chiara diminuzione dei relativi costi operativi”. Giovanni Galgano, managing director di Public Affairs Advisors, riflette invece sulle ricadute sul mercato del trading energetico in Italia che “conta oggi decine di aziende, in gran parte giovani e dinamiche. L’augurio – sottolinea – è che, sciogliendo un vincolo di natura normativa, come è stato fatto con l’introduzione del close-out netting, si contribuisca a creare un contesto più favorevole alla crescita del mercato del trading energetico italiano e a liberare risorse per nuovi investimenti dentro e fuori i confini nazionali”.

Carlo Calenda

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