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L’Atlantia della famiglia Benetton tenta l’affondo finale sulle autostrade spagnole di Abertis. La scorsa settimana si è tenuta l’assemblea dei soci straordinaria che ha approvato l’aumento di capitale finalizzato all’acquisizione del controllo del gruppo del Paese iberico.

I NUMERI DELL’OPERAZIONE

Nel complesso, l’operazione, ufficializzata lo scorso maggio, vale 16,3 miliardi complessivi in azioni e in contanti (per questo motivo si parla di Opas, ossia offerta pubblica di acquisto e scambio) e prevede un aumento di capitale per un importo complessivo massimo pari a 3,794 miliardi di euro, comprensivo di sovrapprezzo. L’assemblea degli azionisti ha dato il suo assenso alla ricapitalizzazione con una maggioranza del 93% dei presenti. L’acquisizione, con la quale si punta a raggiungere la maggioranza assoluta del 50% più un’azione del capitale di Abertis (ma l’Opas è totalitaria), prevede un finanziamento fino al 23% con l’aumento di capitale, mentre i restanti 12,7 miliardi necessari arriveranno da un maxi prestito bancario con uno costo annuo dell’1,9 per cento. “In una sola operazione – ha spiegato l’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, (nella foto), – andremo a ottenere l’obiettivo a tre anni: l’Italia rappresenterà non più del 45% dell’ebitda”, cioè il margine operativo lordo.

L’OFFERTA CONCORRENTE

Ma non è poi così scontato che la ex Autostrade riesca facilmente a mettere le mani sulla società spagnola che opera nel suo stesso settore. E questo perché il gruppo spagnolo di costruzioni Acs, guidato dal presidente della squadra di calcio del Real Madrid Florentino Perez, sembra stia preparando un’offerta concorrente. Fin da subito, infatti, gli spagnoli non sono parsi particolarmente entusiasti della mossa italiana. È tenendo conto della possibile offerta concorrente che si capiscono meglio le parole pronunciate da Castellucci in assemblea: “L’operazione proposta è equilibrata e idonea ad attrarre gli investitori. Non abbiamo in programma modifiche ma non si può escludere nulla in futuro”, ha detto l’ad di Atlantia in merito alla possibilità di trasformare l’offerta tutta in contanti (in questo caso di parlerebbe di vera e propria Opa). In quanto alla possibilità di alzare il prezzo di 16,5 euro ad azione in caso di offerta avversaria, “è troppo presto per dirlo”, ha risposto Castellucci, lasciandosi così ogni porta aperta anche su questo fronte.

IL PRECEDENTE

Esiste quindi una possibilità che Atlantia non riesca a mettere le mani su Abertis. Se succedesse, sarebbe la seconda volta nel giro di undici anni che il gruppo italiano vedrebbe fallire un’operazione con il gruppo spagnolo. Era già accaduto nel 2006, quando il governo di Romano Prodi, e in particolare il ministro del Lavori pubblici, Antonio Di Pietro, decise di bloccare il matrimonio italo-spagnolo. Forse è anche per la paura che il copione possa ripetersi che Castellucci, sempre in occasione dell’assemblea, ha nuovamente illustrato le ragioni per le quali l’operazione può essere considerata amichevole dalla società spagnola e dall’establishment iberico (cosa che quindi al momento non è): Abertis manterrebbe il quartier generale in Spagna, mentre non sarebbe previsto alcun delisting, cioè alcuna uscita di Borsa della società. Al contrario, ha sostenuto sempre Castellucci, l’obiettivo di Atlantia è rafforzare Abertis, perciò l’operazione prevede il conferimento di tutte le attività possedute in Sudamerica da Atlantia nella società spagnola, così da rafforzare la massa critica e la capacità di crescita del gruppo in quella area geografica. Nel frattempo, la famiglia Benetton ha messo le mani avanti acquistando poco più del 29% dell’Aeroporto di Bologna. E posizionandosi sempre più lontana dal vecchio “core” business dell’abbigliamento e dei noti maglioncini di lana della Benetton group.

 

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