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Nella serata di lunedì il Ceo del media network conservatore NewsMax, Christopher Ruddy, ha creato una tempesta giornalistica annunciando a Judy Woodruff della PBS che il presidente americano Donald Trump stava “prendendo in considerazione l’ipotesi di esautorare dall’incarico lo special counsel Robert Mueller“. Mueller, già capo dell’Fbi, è stato nominato una mesata fa dal dipartimento di Giustizia per coordinare l’indagine che va sotto il nome “Russiagate” – quella arcinota sulle ingerenze russe durante la campagna elettorale, e le possibili collusioni degli uomini di Trump.

PERCHÉ LA RIVELAZIONE È POTENZIALMENTE INTERESSANTE

Si tratta di una rivelazione di peso, perché Ruddy è un amico personale di Trump ed ha entrature tra il potere presidenziale. Inoltre si deve tenere in considerazione che Mueller è stato nominato sia perché il segretario alla Giustizia Jeff Sessions è stato costretto a ricusare a causa di potenziali implicazioni con l’inchiesta, sia perché c’erano state forzature, formali e meno formali, dell’ex capo dell’Fbi James Comey, che ha diretto l’agenzia di controspionaggio che sta seguendo l’indagine federale finché il presidente non l’ha esautorato dall’incarico, probabilmente proprio per il Russiagate – che Trump trova odioso in quando è una “nuvola” che offusca la sua azione di governo, ma soprattutto mette in dubbio la genuinità della sua vittoria.

QUANTO NE SA RUDDY?

Ruddy in realtà non ha mai parlato apertamente con il presidente del potenziale allontanamento di Mueller, ma sembra abbia interpretato una linea potenziale dello Studio Ovale, uscita per esempio attraverso le parole di Jake Sekulow, uno degli avvocati di Trump, che domenica aveva parlato a “This Week” della ABC (Sekulow sarà il portavoce della linea difensiva di Trump sulle potenziali intromissioni del presidente nel percorso dell’indagine del Russiagate: interferenze che dopo l’audizione di Comey sono diventate il centro della questione, perché potrebbero essere già oggetto di indagine per Mueller e presupporre il precedente nixoniano a potenziali dimissioni di Trump; che comunque sono ancora la parte fantasiosa della vicenda).

LA CASA BIANCA: LINEA MORBIDA

Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer (di nuovo in odore di licenziamento anche lui, per lasciar posto a Sarah Sanders Huckabee, sua vice e figlia del governatore dell’Arkansas, alleato di Trump) ha confermato in conferenza stampa che il presidente non ha mai parlato di Mueller con Ruddy, e che “solo il Prez o i suoi avvocati sono autorizzati a lasciare commenti su questo argomento”. Secondo Jonathan Swan di Axios, è improbabile che Trump prenda questa “decisione catastrofica”, perché ci sono alcuni consiglieri che glielo impediranno – uno su tutti Don McGhan, White House Counsel, ossia colui che consiglia il presidente sugli affari legali, che insieme ad altri dello staff, secondo il New York Times, ha dissuaso il presidente dal valutare la questione del licenziamento dello special counsel.

LA CASA BIANCA: LINEA AGGRESSIVA

Allo stesso tempo c’è anche una linea aggressiva che ha influenza su Trump. Per esempio è sostenuta da un altro intimo, Newt Gingrich, ex speaker della Camera a consigliere personale di Trump, che lunedì mattina ha dichiarato su Twitter di aver cambiato idea sull’integrità di Mueller osservandone le prime settimane di operato – una posizione simile è sostenuta da articoli “esclusivi” su Breitbart News, il sito protrumpista dove si sostiene che Mueller altro non è che un alleato di Comey, con cui condivide dei rapporti personali. Gingrich interpreta la linea dei trumpers più accaniti, i quali sostengono che il “legal dream team” che Mueller ha costruito per il Russiagate è sbilanciato verso i democratici, perché ci sono tre avvocati che hanno donato per le campagne dem (conferme in un’analisi della CNN). Chi sostiene che lo special counsel non serva più segue questo ragionamento: ora che sappiamo – per bocca di Comey in audizione – che il presidente non è indagato, dicono, Sessions dovrebbe abbandonare la ricusazione (che non piace né ai fan né al presidente) e togliere l’incarico a Mueller.

TRUMP PUÒ ESAUTORARE MUELLER?

Ma Trump può licenziare Mueller? Jeffrey Toobin, analista per le questioni legali della CNN, ha spiegato che “tecnicamente” solo il segretario alla Giustizia può farlo, ma siccome Sessions s’è ricusato dall’inchiesta, allora la palla è in mano a Rod Rosenstein, il suo vice, che ha già sottolineato questo suo potere esclusivo (come quello con cui nominò Mueller il 17 maggio), dicendo che al momento non se ne parla e lo farà soltanto se ci sarà “una giusta causa”. La vice portavoce Sanders ha ricordato che Trump “avrebbe tutto il diritto di farlo, ma che per il momento non lo farà”: insider dicono al Nyt che però il presidente “è così volatile” nelle sue decisioni, che niente può essere escluso. Secondo Mike Allen, analista politico e fondatore di Politico, le notizie su Mueller sono uscite per metterlo sotto pressione.

Russiagate, Trump vuole davvero esautorare Mueller?

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