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I media italiani si sono molto eccitati alla notizia dell’uso da parte degli USA di una superbomba in Afghanistan. Si è trattato di una Massive Ordnance Air Blast Bomb o MOAB, chiamata anche GBU-43. E’ un’arma sviluppata nel 2003, dal peso di 12.000 libbre (oltre 5 tonnellate), molto precisa con la sua guida satellitare, capace di fare crollare tunnel a notevole profondità con l’enorme onda d’urto generata dalla sua esplosione, rafforzata con l’utilizzo di nanotecnologie. Quello che ha più colpito i commentatori è stato il suo nomignolo di “Madre di tutte le bombe”. Esso ha indotto molti a ritenere che si trattasse della bomba più grande costruita al mondo.

Il suo utilizzo in Afghanistan è stato probabilmente una nuova prova di forza da parte di Donald Trump, intesa a convincere la Corea del Nord (e la Cina) che i suoi avvertimenti contro la proliferazione nucleare e missilistica vanno presi sul serio. Certamente, lo scopo perseguito dagli USA era quello. Lo dimostra non tanto l’uso della GBU-43 su un tunnel scavato dagli islamisti nelle montagne dell’Afghanistan, quanto la tempistica del suo impiego e il rilievo mediatico che gli è stato dato, proprio in contemporaneità con le minacce alla Corea del Nord, mentre il gruppo navale della portaerei Carl Vinson sta raggiungendo il Mar Giallo e sono state programmate esercitazioni di navi giapponesi e sudcoreane, congiunte con gli USA, al largo delle coste nordcoreane. Trump ha aggiunto che gran parte dei preparativi americani per un attacco preventivo non si vedono. Sembra che sottomarini USA, capaci di lanciare 600 missili da crociera, siano ormai schierati nel Pacifico nord-occidentale.

Molti commentatori hanno ritenuto che la “Madre di tutte le bombe” sia la più potente bomba mai realizzata. Non è così. Il suo vantaggio consiste nel suo peso relativamente ridotto, che ne consente l’uso da parte di aerei che non siano bombardieri pesanti (nel caso dell’Afghanistan è stata sganciata da un MC-130). Potrebbe essere impiegata contro Pyongyang da bombardieri B-2 decollati dagli USA. Ha un peso analogo a quello del Great Slam, la più potente bomba impiegata nella seconda guerra mondiale e costruita dai britannici. Sia americani che russi dispongono di bombe molto più pesanti e potenti. Gli USA hanno il MOB (Massive Ordnance Penetrator) o GLU-57, dal peso di 30.000 libbre, tre volte quello del GLU-43. I russi hanno sperimentato la FOAB (Aviation Thermobaric Bomb of Increased Power), che hanno propagandato come il “Padre di tutte le bombe”, dalla potenza di 44 tonnellate di tritolo, quattro volte quello della GLU-43, ma meno precisa di quest’ultima. Tutte queste superbombe sono state messe a punto per distruggere obiettivi bunkerizzati a grande profondità.

Il messaggio di Trump è stato di certo quello di avvertire la Corea del Nord che le sue installazioni nucleari e missilistiche sono vulnerabili ad un attacco anche solo convenzionale americano. La capacità deterrente della Corea del Nord non cesserebbe con la distruzione con un attacco aereo massiccio di armi nucleari e missili. Essa si basa anche sugli oltre 10.000 cannoni e lanciarazzi nordcoreani in grado di colpire Seul, causando alla megalopoli di 24 milioni di abitanti enormi perdite e danni. E’ sicuramente impossibile neutralizzarli in tempo utile. Potrebbero esserlo solo con un’offensiva terrestre o con un impiego di bombe neutroniche. Entrambi sono improbabili. Trump lo sa certamente. La sua decisione di mostrare gli effetti di una superbomba fa parte della sua strategia d’intimidazione verso Pyongyang e di pressione sulla Cina perché collabori con gli USA. Assieme al bastone, Trump ha offerto a Pechino la carota della manovra al ribasso del dollaro.

Non sono prevedibili gli sviluppi futuri, in particolare se Pechino continui a credere che gli USA “bluffino” o facciano sul serio. Trump ci ha abituati a sorprendenti voltafaccia, verso la Corea del Nord-Cina come verso la Siria-Russia. Sa che bombardamenti anche massicci non possono sostituire una strategia. Quest’ultima comporta innanzitutto la definizione degli obiettivi politici che si intendono raggiungere. Le bombe, come le note e gli incontri diplomatici costituiscono semplici strumenti al servizio. La diplomazia, come la forza militare, è un semplice mezzo per realizzare una politica. Non si conoscono le intenzioni di Trump sia per la Siria che per la Corea del Nord. L’incertezza regna sovrana. Può capitare di tutto. Vedremo.

isis, carlo jean

Vi spiego cosa sta succedendo davvero fra Trump, Corea del Nord e Cina

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