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I dati sul lavoro relativi a luglio 2017 appaiono come generalmente positivi, con una diminuzione degli inattivi che ha comportato un aumento degli occupati e dei disoccupati, che tornano a cercare lavoro. Emergono però numerose criticità che si confermano ormai da diversi mesi.

In primo luogo l’aumento costante degli occupati a termine (+11,7% nell’ultimo anno) che non è un dato negativo in sé quanto un trend della trasformazione dei mercati del lavoro. Il dato diventa una criticità se confrontato con la situazione delle politiche attive italiane ancora al palo e con il grande investimento della decontribuzione che aveva lo scopo di rendere “stabile” l’occupazione.

Il secondo elemento è quello demografico. Infatti i dati di luglio sono in realtà una grande battaglia all’interno della fascia degli over 50, che si trovano polarizzati tra due tendenze apparentemente paradossali: l’aumento costante degli occupati e l’aumento molto forte dei disoccupati. Si tratta di un elemento fondamentale da capire e per questo ADAPT ha analizzato i dati degli ultimi quattro anni depurandoli dall’effetto demografico, ossia ripulendoli dall’aumento o dalla diminuzione di persone nelle diverse fasce d’età.

Emerge così che, tra il 2013 ed oggi, la componente degli over 50 va per la maggiore, con una crescita di 513mila unità, pari da sola al 51% del totale. Seguono poi i lavoratori tra i 35 e i 49 anni, che sono cresciuti di 272mila. Fanalino di coda le due fasce giovanili con una crescita di 104mila tra i 15 e i 24 anni e di 120 mila in quella tra i 25 e i 34 anni.

dati istat

Emerge quindi una concentrazione anomala della crescita occupazionale in un’unica fascia d’età, che è ancor più anomala se confrontata con il dato, sempre Istat, dell’aumento dei disoccupati over 50 nell’ultimo mese del 15,4% (dato depurato anch’esso dalla componente demografica). Come è possibile? La spiegazione più logica alla luce dell’analisi svolta è una: grazie alla legge Fornero aumentano gli occupati perché la pensione si allontana, ma allo stesso tempo chi perde lavoro dopo i 50 anni fatica a ritrovarlo.

Si capisce allora anche la dinamica di questo mese, gli occupati aumentano perché la pensione si allontana, gli inattivi diminuiscono perché coloro che andavano a comporne storicamente le fila restano al lavoro, i disoccupati aumentano perché chi perde il lavoro (soprattutto coloro per i quali si esaurisce la cassa integrazione) non riesce a trovarlo. In tutto ciò le variazioni occupazionali nelle fasce giovanili (e anche in quella femminile, se togliamo il dato demografico) sono marginali.

Alla luce di questi dati risulta ancor di più fuori luogo il dibattito in tema di pensioni. Si arriverebbe ad incidere sull’unico vero strumento di aumento occupazionale presente nel nostro paese, che sta consentendo all’Italia di raggiungere tassi di occupazione degli over 50 pari a quelli europei.

Giuliano Poletti

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