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(Articolo ripreso da www.graffidamato.com)

A dispetto di quell’Avanti scelto per il titolo volendo dare evidentemente la precedenza a ciò che vuole fare da grande, visto che è ancora giovane, c’è molto Indietro nel libro di Matteo Renzi finalmente distribuito da Feltrinelli dopo un eccezionale lancio fatto con le anticipazioni giornalistiche. Se l’Avanti è prevalso nella titolazione, l’Indietro è forse prevalso, almeno sinora, nell’interesse del pubblico, e non solo degli addetti ai lavori, per quanto non detto in copertina.

A parte il progetto, a sorpresa, non di superare ma di tornare a Maastricht, dove 25 anni fa si stabilì che il deficit non potesse superare il 3 per cento del prodotto interno lordo nei paesi aderenti all’Unione Europea, costretti invece dal 2012 a stringere di più la cinta con un patto di emergenza che Renzi non intende incorporare nel trattato, come invece vorrebbero soprattutto a Berlino, del libro del segretario del Pd hanno fatto notizia di più i sassolini che l’autore ha voluto togliersi dalle scarpe raccontando i suoi mille giorni e oltre di doppio governo: a Palazzo Chigi e al Nazareno, inteso come sede del suo partito, distanti peraltro poco più di centro metri. Che Renzi soleva percorrere a piedi, e a passo di marcia, attraversando gagliardamente anche la Galleria Colonna di una volta, poi dedicata alla memoria di Alberto Sordi.

L’operazione dei sassolini da togliersi dalle scarpe é tanto liberatoria per chi la compie quanto scomoda, urticante, dolorosa naturalmente per chi la subisce. Ne sa qualcosa Massimo D’Alema, tanto insofferente e sospettoso dei rapporti “nazareni” di due anni e mezzo fra Renzi, ancora fresco di elezione a segretario del partito, e Berlusconi, un po’ meno fresco di decadenza del Senato per i suoi guai giudiziari, da essere rimasto comprensibilmente infastidito dal racconto renziano di un suo accordo col presidente di Forza Italia, alle sue spalle, per mandare al Quirinale Giuliano Amato nel 2015. “Ricostruzione fantasiosa”, ha detto d’Alema rimproverando però a Berlusconi – e a ragione forse, dal suo punto di vista- di avere fatto il suo nome con Renzi. Che non avrebbe potuto gradire sia per il suo spirito “psicotico” nei riguardi dell’avversario interno di partito, sia per ragioni quanto meno di prudenza, se non di sopravvivenza politica che forse avrebbe avvertito anche lui -D’Alema- al suo posto. Ma è difficile, naturalmente, farglielo ammettere.

Tuttavia, se Massimo il rottamato gli ha dato dello psicopatico, Enrico Letta da Parigi, o dov’altro si trovava per commentare un altro passo dell’Avanti e Indietro letterario di Renzi, ha dato al segretario del Pd del “disgustoso” per essersi compiaciuto – altro che pentito – di averlo estromesso nel 2014 da Palazzo Chigi. E meno male che l’ex presidente del Consiglio, ora anche ex deputato per una specie di ritorsione politica, oltre che di passione per l’insegnamento, si era proposto “il silenzio” di fronte all’Indietro di Renzi, Figuratevi che cosa gli sarebbe uscito dalla bocca, in italiano o in francese, secondo l’interlocutore, se avesse deciso di parlare, e di togliersi anche lui del tutto i sassolini o sassi dalle scarpe.

Divertente, tutto divertente. Non c’è che dire. Ma, ripeto, siamo proprio sicuri che quel titolo scelto per il suo libro da Renzi sia giusto? Commercialmente dipenderà dalle vendite. Politicamente dipenderà dalle macerie che rimarranno nei rapporti politici e personali dell’autore con colleghi, concorrenti, avversari e soprattutto elettori.

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