Skip to main content

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, torna a fare la voce grossa contro gli Stati Uniti. Li accusa di avere finanziato lo Stato Islamico, dimentico del fatto che, poco più di un anno fa, il presidente russo Vladimir Putin, sollevava contro di lui gli stessi dubbi. La Turchia sta facendo pressioni su Washington perché vuole l’estradizione di Fethullah Gulen, l’ex imam, a capo di un movimento importante nella destra islamica turca, un tempo alleato di Erdogan per convenienza e oggi suo nemico numero uno. E per essere più convincente usa l’arma che, almeno fino adesso, sembrava l’unica che potesse non dico convincere, ma almeno smuovere Washington dalle sue posizioni: la Siria. Ma l’amministrazione Trump, che si insedierà ufficialmente il 20 gennaio, sembra essersi come sfilata dalla questione.

Il presidente apparirebbe in una posizione di forza. Invece è solo, dentro e fuori il suo Paese, tenuto in ostaggio da quelli di cui non può fidarsi. Negli affari esteri, ormai è legato a Putin a doppio filo. Una sinergia della quale hanno bisogno sia la Turchia sia la Russia, nella quale però la prima non decide praticamente nulla. Anzi. Ankara in poche settimane ha compiuto passi sostanziali e graditi a Mosca per mostrare che faceva sul serio. Il Cremlino però non ha contraccambiato con altrettanta sollecitudine e dopo l’assassinio dell’ambasciatore Andrey Karlov di dieci giorni fa il presidente Putin sarà ancora più prudente. Lo zar sa parfettamente che la Turchia è un partner strategico, quanto inaffidabile e ad alto rischio. Il presidente Erdogan cambia idea nelle alleanze internazionali con estrema facilità e soprattutto il suo Paese, nonostante lo Stato di emergenza permanente in vigore dal 20 luglio scorso, dopo il colpo di Stato fallito. La Turchia è un crocevia di gruppi jihadisti, dove sono infiltrati elementi ceceni e provenienti dalle repubbliche dell’Asia Centrale, in passato tollerati se non sostenuti dalla Turchia. Erdogan sa fin troppo bene che Putin è a conoscenza di tutte queste cose, ma sa anche che, per quanto a scopo utilitaristico e con tutti i rischi del caso, l’unico in grado di dare ancora alla Turchia la possibilità di avere visibilità sulla scena internazionale e fare parte della partita siriana, anche se come figura di secondo piano, è proprio la Russia.

Il capo dello Stato ha problemi anche dal punto di vista interno. La verità che è che Recep Tayyip Erdogan ha letteralmente commissariato il Paese, ma è pieno di nemici. Tanto che con alcuni è stato persino costretto ad allearsi per non cadere. Il suo partito, l’Akp, negli ultimi due anni ha visto cambiare completamente organigramma, con uomini, un tempo di potere come Bulent Arinc o Abdullah Gul, ridotti al ruolo di comparse e sostanzialmente ritirati a vita privata e di certo non più sulla sua stessa linea da tempo. Con i curdi è guerra aperta sia con l’Hdp, il Partito curdo per il popolo democratico, che al momento ha nove dei suoi deputati in carcere, sia con il Pkk, con il quale dal luglio 2015 è ripresa una vera e propria lotta armata, con tanto di morti fra i civili di cui però non si hanno statistiche affidabili. I repubblicani del Chp gli sono avversi in parlamento e fuori e i nazionalisti del Mhp appoggeranno la sua riforma costituzionale ma solo a precise condizioni. Se non salta il tavolo prima.

C’è poi quella Turchia oscura, e pericolosa, tanto quanto i vituperati gulenisti, anche se in modo diverso, fatta di elementi ultranazionalisti, sostanzialmente anti europeisti e anti Nato, che inseguono il sogno di una Turchia indipendente dagli alleati storici, dove l’eredità kemalista viene facilmente contaminata da istanze conservatrici e religiose. Non stanno aiutando Erdogan in parlamento, lì, per come tiene sotto controllo il suo partito e i numeri che ha, non ne ha ancora bisogno. Ma appartengono a questa “Turchia della notte” molti dei generali con cui ha sostituito i sospetti gulenisti dopo il golpe. Alcuni erano anche finiti sotto processo nel 2009 con l’accusa di essere potenziali golpisti. Questa volta però dietro non c’era fethullah Gulen, ai tempi alleato di Erdogan, ma Ergeneon, una sedicente organizzazione terroristica (nella Mezzaluna ve ne sono varie, che cambiano a seconda delle occorrenze) che aveva al suo interno proprio quella Turchia oscura di cui si parlava sopra.

Quello che da fuori sembra un potere assoluto, inscalfibile, visto da vicino si trasforma nella solitudine del presidente. Dove nessuno osa contrastarlo, ma in molti non vedono l’ora che cada. E dove qualcuno prima o poi potrebbe anche giocargli un brutto scherzo.

IL FOTO-RACCONTO DI FORMICHE.NET

Vi racconto la solitudine di Erdogan

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, torna a fare la voce grossa contro gli Stati Uniti. Li accusa di avere finanziato lo Stato Islamico, dimentico del fatto che, poco più di un anno fa, il presidente russo Vladimir Putin, sollevava contro di lui gli stessi dubbi. La Turchia sta facendo pressioni su Washington perché vuole l’estradizione di Fethullah Gulen, l’ex…

Atac stile Virginia Raggi, come procede la retromarcia con Fantasia

Dall'Atac nessuna conferma - anzi, una parziale smentita - ma, secondo quanto afferma il Corriere della Sera, per l'azienda capitolina dei trasporti la (breve) epoca dell'austerity è già finita. Lo ha scritto senza mezzi termini il giornalista Andrea Arzilli che ha raccontato di un accordo siglato la sera del 20 dicembre scorso dai vertici della società rappresentati da Manuel Fantasia (nella foto) -…

La Realpolitik che uccide

La Realpolitik è una caratteristica fondamentale dei diplomatici. Dovendosi confrontare con altri diplomatici, ognuno col proprio mandato a difesa degli interessi nazionali, non possono che cercare una via di compromesso; non esiste una soluzione ottimale, esiste solo quello che si può fare date le condizioni esistenti. Se oggi dovessimo guardare all’Europa con gli occhi della Realpolitik, faremmo meglio a ripristinare…

Chi deve uscire dall'euro? La Germania o l'Italia?

Di Giorgio La Malfa e Paolo Savona

Caro Direttore, sarebbe da ingenui sottovalutare il senso e la portata delle parole dell’autorevole economista tedesco, Clemens Fuest, nell’intervista a Federico Fubini che in Germania “le preoccupazioni per la stabilità dell’euro sono molto presenti” e che “sembra preferibile che l’Italia lasci l’euro.” Esse rappresentano l’opinione di vasti e crescenti settori della classe dirigente tedesca. La risposta politica deve essere netta:…

Tutti i balletti di Berlusconi, Franceschini, Prodi, Renzi e Salvini sulla legge elettorale che non c'è

Se il presidente uscente degli Stati Uniti e il capo del governo giapponese hanno voluto e potuto incontrarsi alle Hawai stringendosi la mano senza rinfacciarsi l’uno l’altro Hiroshima e Pearl Harbor voi pensate che, fatte le debite proporzioni, potranno mai incontrarsi e stringersi la mano in Italia Matteo Renzi e Massimo D'Alema, o Renzi e Pier Luigi Bersani, o Roberto…

Archiviare Fini e puntare su una nuova destra. I piani alla Veneziani della Fondazione An

Una presa di distanza da Gianfranco Fini. Ma anche l'idea di organizzare un conclave delle destre per cercare di formare una nuova classe dirigente politica. Queste le linee guida uscite dall’ultima riunione del comitato scientifico della Fondazione An diretto da Marcello Veneziani. La fondazione è la depositaria dell’immenso patrimonio del Msi, prima, e di Alleanza nazionale, poi: un tesoro da…

Cosa farà Papa Francesco su sacerdoti e donne diacono (secondo Boff)

Papa Francesco? “È uno di noi, e presto ci riserverà una grossa sorpresa, come sacerdoti sposati o donne diacono”. Leonardo Boff torna ad ascrivere il Papa all'agenda di quella teologia della liberazione di cui l'ex frate francescano è uno dei massimi protagonisti. Lo ha fatto in una intervista natalizia al giornale tedesco Kölner Stadt-Anzeiger. (Qui alcuni stralci dell'intervista tradotti in…

Virginia Raggi e Marco Travaglio

Elio Lannutti, Marco Travaglio e l'Oracolo di Montenero su Virginia Raggi e Raffaele Marra

C'è una figura dai contorni quasi mitologici che in questi giorni ha fatto spesso capolino sulla bacheca Facebook di Elio Lannutti. Il fondatore dell'associazione dei consumatori Adusbef - oggi grande estimatore di Beppe Grillo (qui una sua recente intervista rilasciata a Formiche.net) e in passato senatore dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro - la definisce l'Oracolo di Montenero. Tre i…

babele politica

Vi spiego perché il Tesoro si terrà a lungo Mps

Più che una storia, quella di Mps, la banca senese, è una saga. Un susseguirsi di vicende che hanno segnato la vita di una famiglia. Anche se, in questo caso, si è trattato di una famiglia politica: quel Pci che ha, via via, assunto nomi diversi. Fino al suo ultimo approdo nelle confortevoli stanze di Palazzo Chigi. Per quel crocevia…

Cosa prevede la Legge di Stabilità per le pensioni in essere

Proseguono gli approfondimenti della Legge di Stabilità. Dopo la prima parte, ecco la seconda: L’accesso alla “opzione donna” (57/58 anni di età e 35 anni di contributi maturati entro il 2015) sarà consentito anche alle donne nate nell’ultimo trimestre del 1958 (se dipendenti) o del 1957 (se lavoratrici autonome), possibilità che sarebbe stata preclusa per lo spostamento dei requisiti anagrafici…

×

Iscriviti alla newsletter