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Solo il 45 per cento degli americani crede che Donald Trump riuscirà a mantenere le proprie promesse elettorali, secondo un sondaggio dell’istituto Gallup uscito lunedì, che dimostra un picco al ribasso della fiducia nella Casa Bianca: a febbraio erano infatti il 62 per cento i convinti in un futuro migliore. Secondo gli analisti un grosso peso sul cambio di pensiero tra gli elettori ce l’ha avuto il mancato passaggio alla Camera della riforma sanitaria, bloccata dall’amministrazione ancora prima del voto perché il Partito Repubblicano era spaccato e non avrebbe garantito il consenso sulla nuova legge. Una batosta politica per la Casa Bianca, uscita ammaccata da una delle battaglie nella guerra in corso col partito, di cui si dimostrano adesso gli effetti sull’opinione pubblica – e anche nell’azione di governo, se si considera che il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha detto che sulla scorta di quell’esperienza la riforma tributaria subirà rallentamenti.

Bess Levin su Vanity Fair ha raccolto una rapida carrellata di tutte le promesse disattese da Trump nel corso soltanto dell’ultima settimana: di seguito uno specchietto utile per capire come mai sta scendendo il numero di americani che si fidano del Prez. Ha cambiato la sua postura nei confronti della Cina, tornando indietro sul definirla un “manipolatore di moneta”, linea tenuta fissa fin dal 2012 (lo dimostrano i tweet), dicendo che Pechino aiuterà gli americani a risolvere la crisi nordcoreana. Ha speso buone parole sulla direttrice della Fed Janet Yellen, accusata in passato di essere collusa con Barack Obama, facendo capire che potrebbe anche restare al suo posto in futuro. Ha benedetto un’Import/Export Bank, considerata simbolo del capitalismo clientelare dai conservatori, e che in passato aveva definito “inutile” con Bloomberg. È tornato indietro sulla Nato, definita ai tempo della campagna elettorale “obsoleta”, ma “ora non lo è più” ha detto durante un incontro col segretario generale Jens Stoltenberg. Mercoledì scorso il direttore dell’ufficio budget federale Mick Mulvaney ha detto che l’idea di portare il debito pubblico a zero, di cui Trump aveva parlato, era “un’iperbole”. Ha attaccato Vladimir Putin, un tempo uno stratega “smart”, perché dà supporto al regime siriano, a sua volta colpito con un’azione di rappresaglia per l’uso di armi chimiche, dopo aver considerato per anni la guerra civile siriana una qualcosa “da cui stare fuori”.

Il dato sulla fiducia futura si somma a quello sull’approval, ossia sulla percentuale di coloro che “approvano” le mosse attuali del presidente: le rilevazioni al 15 aprile dicono che siamo solo al 41 per cento, record negativo per un presidente a soli 90 giorni dall’Inauguration (e pensare che segue un trend in risalita). Nonostante questo Trump su Twitter ha diffuso altri dati provenienti da un sondaggio di Rasmussen, condiviso da Drudge Report (un aggregatore di notizie molto conservatore), che lo vede al 50 per cento dei consensi e che però è stato piuttosto contestato dagli esperti.

Il presidente è un “avido consumatore di sondaggi, specialmente quando questi danno dati positivi su di lui” ha scritto in un’analisi Chris Cilizza della CNN. Cilizza ha valutato quanto veritiero fosse quel 50 per cento di cui parla Rasmussen insieme alla zar dei sondaggi, Jennifer Agiesta. Uno dei problemi, dicono, è che Rasmussen ha usato una voce registrata per fare il sondaggio, e la legge vieta l’uso di queste per rivelazioni statistiche sui cellulari. Dunque secondo gli analisti della CNN si sa già che gli utenti mobile-only non sono stati sentiti per niente, e questo vuol dire che manca dai dati raccolti un’ampia fetta di popolazione che generalmente è più giovane (quelli che hanno solo il cellulare e non la rete fissa) e che tendenzialmente è molto anti-Trump. Inoltre ci sono dei problemi sulla definizione dei “likely voters“, il campione rappresentativo dei votanti intervistati, e su come siano stati scelti (Rasmussen non lo spiega, e questo è strano in un mondo in cui “la trasparenza è la regola del gioco” scrivono); perché un conto è che le telefonate siano completamente casuali, un conto è che si peschi da un elenco noto, come fanno molti sondaggi di parte, spiega Slate. (Gli altri sondaggi: Rasmussen è l’unico che dà un valore così alto all’approval presidenziale, gli altri recenti sono tutti più vicini a Gallup; Marist 39 per cento,  CBS News 43).

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