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E’ stata inaugurata ieri a Roma, alle Scuderie del Quirinale, la grande mostra “Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni reali di Spagna” che durerà fino al 30 Luglio di quest’anno e riflette i forti legami culturali e politici stabiliti tra la corte spagnola e gli stati italiani nel corso del XVII secolo. Presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini ed il presidente della Camera dei Deputati di Spagna Ana Pastor Julian.
Ad arricchire le raccolte d’arte della dinastia asburgica contribuiscono i frequenti doni diplomatici da parte dei governanti italiani, determinati a guadagnarsi il favore dei sovrani di Spagna che con i loro possedimenti – il Viceregno di Napoli e lo Stato di Milano – condizionano dalla metà del Cinquecento l’evoluzione della complessa situazione politica italiana.
È questo il caso di due tra i dipinti più spettacolari in mostra, Lot e le figlie di Guercino e La conversione di Saulo di Guido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi allo scopo di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino.
Moltissime altre opere d’arte, tra le quali il magnifico Crocifisso del Bernini proveniente dal Monastero di San Lorenzo dell’Escorial, opera raramente accessibile al grande pubblico, sono state commissionate o acquistate da mandatari del re; altre ancora ordinate o comprate, come nel caso della Salomè di Caravaggio, dai rappresentanti della monarchia spagnola in Italia (ambasciatori e viceré) inviati presso la corte pontificia oppure a Napoli, alla morte dei quali le opere vanno ad accrescere le collezioni reali.
L’interesse per la cultura italiana da parte dei sovrani spagnoli si riflette inoltre negli inviti a lavorare a corte rivolti a maestri quali il napoletano Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio. Ed è testimoniato infine dai viaggi in Italia di alcuni artisti spagnoli, come José de Ribera, che giunge a Roma nel 1606 e trascorre la maggior parte della sua vita a Napoli. Di questo artista la mostra espone cinque capolavori tra cui il celebre Giacobbe e il gregge di Labano.
Il primo soggiorno di Velázquez in Italia, tra il 1629 e il 1630, si rivela fondamentale per la sua pittura, come dimostra l’eccezionale Tunica di Giuseppe, tra i maggiori raggiungimenti della sua intera opera, mentre il suo trionfo come ritrattista presso la corte pontificia avviene in occasione del suo secondo viaggio italiano tra il 1649-1650.
Nel 1819, per volere del re Ferdinando VII, viene creato il Museo Real – in seguito Museo del Prado – in cui sono raccolte opere provenienti per la maggior parte dalle Collezioni Reali. Quelle che non sono state trasferite nel museo rimangono presso le residenze a disposizione dei monarchi, i cosiddetti Reales Sitios. Nel 1865 la regina Isabella II rinuncia alla proprietà personale dei beni ereditati dai propri antenati e ne cede la gestione allo Stato, ponendo le basi di quello che oggi è Patrimonio Nacional. E’ da questo straordinario fondo collezionistico, a tutt’oggi sottoposto alla tutela di Patrimonio Nacional, che provengono i capolavori di questa mostra curata da Gonzalo Redin Michaus.

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