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Il referendum ha un grande sconfitto e tanti piccoli vincitori. Da una parte Matteo Renzi, dall’altra quella che lo stesso quasi ex premier con spavalderia ha bollato come “accozzaglia del No”, ossia il variegato fronte antirenziano guidato dai vari Beppe Grillo, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema.
Se si guarda al mondo cattolico, frastagliato in diversi rivoli davanti a questa sfida referendaria, c’è anche qui uno spartiacque tra vincitori e vinti – seppure più liquido – e c’è chi ha una voglia matta di intestarsi la vittoria del No.

NUOVA LEADERSHIP PER GANDOLFINI?

Ad emergere è la figura di Massimo Gandolfini. Il portavoce del Family Day ha iniziato per primo nell’associazionismo cattolico la battaglia al Governo Renzi proprio sul referendum costituzionale, annunciando sin dal gennaio scorso, in occasione dell’ultimo maxi raduno delle famiglie al Circo Massimo, l’offensiva per bocciare la riforma. “Ma che c’azzecca la riforma Renzi-Boschi con il ddl Cirinnà?” è stato chiesto più volte a Gandolfini in quel “caldo” febbraio 2016, quando il Parlamento ha licenziato in poche settimane il provvedimento sulle unioni civili. “Se queste forzature costituzionali sono avvenute con il bicameralismo perfetto – rispose il neurologo bresciano in un’intervista a Libero -, cosa potrebbe succedere con un Senato di fatto abolito e una Camera espressione di una maggioranza bulgara?”. Insomma, non solo vendetta contro il capo del Governo che ha aperto alle unioni tra omosessuali, ma anche ragioni di merito per votare No al referendum. Da qui si è passati alla nascita del Comitato delle Famiglie per il No, che ha portato Gandolfini a girare mezza Italia per sostenere come la difesa della famiglia e della vita imponesse di bocciare quella riforma. Lungo questo percorso, il leader del Family Day ha incrociato più volte la sua strada con quella di esponenti del centrodestra antirenziano, perlopiù leghisti, ex Ncd e azzurri di Fi, ponendosi come interlocutore del mondo cattolico intransigente sulla difesa dei valori non negoziabili. Nelle iniziative durante la campagna referendario, ha avuto rilievo la manifestazione organizzata da Gandolfini con il Movimento cristiano lavoratori (Mcl) capeggiato da Carlo Costalli (qui l’intervento di Costalli su Formiche.net con le ragioni cattoliche del No alla riforma costituzionale Renzi-Boschi)
Accanto al No espresso da Gandolfini e i suoi, c’è stato anche il No rappresentato dell’altro pezzo di Family Day, ossia dal Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, pure loro impegnati a piene mani nella campagna referendaria. Tuttavia, nemmeno il comune obiettivo di bocciare la riforma è riuscito a rimettere insieme le due anime del Family Day, litigiosissime (soprattutto sui social) anche negli ultimi giorni di campagna elettorale.

CHI ESULTA PER IL NO

Il fronte del No cattolico che oggi esulta per la vittoria referendaria è specchio dello schieramento antirenziano che ha consentito la bocciatura della riforma. Si va infatti, come già raccontato su Formiche.net, dagli storici animatori dei Comitati Dossetti in difesa della Costituzione, come i cattolici di sinistra Raniero La Valle e Valerio Onida che si sono spesi nel Comitato Cattolici del No, ad ambienti ben più conservatori come Alleanza Cattolica, impegnata in prima linea con l’ex sottosegretario Alfredo Mantovano che ha svolto numerosi incontri in giro per il Paese. Dal Movimento cristiano lavoratori (Mcl) di Carlo Costalli ai cattolici progressisti come l’ex direttore della Caritas bolognese don Giovanni Nicolini e anti-militaristi come padre Alex Zanotelli, fino all’area critica ciellina rappresentata da Giancarlo Cesana (che ha firmato l’appello del settimanale Tempi insieme all’ex direttore Luigi Amicone).

CHI NON ESULTA TROPPO

Sono state poche le organizzazioni cattoliche ad essersi apertamente schierate per il Sì. L’hanno fatto le Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani), che hanno rotto l’asse del progressismo cattolico dichiarando apertamente il proprio sostegno alla riforma Renzi-Boschi. Lo hanno fatto pure diversi esponenti del fronte gesuita, da padre Francesco Occhetta con un suo intervento su La Civiltà Cattolica fino alla rivista Aggiornamenti Sociali di padre Bartolomeo Sorge. Lo aveva fatto anche un’associazione di categoria da sempre vicina al mondo cattolico come la Coldiretti, sulla quale Renzi puntava molto considerando la sua capacità di mobilitazione, mentre anche dall’associazione delle coop bianche (Confcooperative) erano arrivati chiari segnali di sostegno al percorso delle riforme.
Non si erano espresse ufficialmente altre organizzazioni molto radicate come Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Focolari e Agesci, che però hanno promosso incontri di approfondimento sulla riforma per favorire una maggiore consapevolezza del voto.

Chi esulta e chi no tra i cattolici dopo il referendum

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