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Trovo esemplare e pienamente condivisibile alla virgola quanto ha scritto il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris riferendosi a Roberto Saviano che, secondo il primo cittadino, continuerebbe a rappresentare la megalopoli partenopea sempre immutata (e immutabile) sotto l’eterno controllo della camorra, forse perché Saviano perderebbe l’occasione di arricchirsi alle spalle dei napoletani con una diversa narrazione di quanto accade in quella città che, invece, secondo De Magistris, starebbe cambiando, pur con tutti i complessi problemi che la caratterizzano.

Credo proprio che De Magistris abbia ragione. Saviano continua a descrivere una città – ma anche l’intero Mezzogiorno – sempre in preda a malavita, arretratezze, sfasciume sociale ed economico, senza in realtà conoscere a fondo il Sud, le sue città piccole e grandi, i suoi centri produttivi, le sue Università, le sue associazioni di volontariato, le sue organizzazioni di categoria, i suoi sindacati, le sue strutture ecclesiastiche. Nulla, niente: per Roberto Sviano non esiste modernità dell’Italia meridionale che possa essere registrata e raccontata da chi scrive sempre e soltanto della onnipotenza della Camorra e delle altre organizzazioni malavitose. E mi sembra perciò attendibile l’ipotesi certamente maliziosa di De Magistris il quale – pur affermando di non volerci credere sino in fondo – adombra tuttavia il sospetto che Saviano non voglia cambiare narrazione sulla città perché, se lo facesse, i suoi libri e i suoi (lauti) proventi di scrittore sarebbero a rischio.

Diciamolo con franchezza: ci hanno stancato (e non da ora) tutti gli analisti di un Mezzogiorno ritenuto sempre immutabile nel suo ritardo di sviluppo, preda solo della malavita e capace soltanto di esibire ogni forma possibile di arretratezza. Tutto questo, certo, non manca in varie zone del Sud, ma in tante altre sue aree vi sono innanzitutto vaste comunità di imprenditori che investono, producono, competono, esportano, ma che non fanno notizia perché esiste (e resiste) a livello nazionale una sorta di congiura del silenzio contro di loro, dalla cui responsabilità neppure la Rai come servizio pubblico è esente, a nostro avviso. Ma per fortuna del Paese v’è tutto un altro Sud ove si è lottato e si combatte con successo per modernizzare i contesti in cui si opera, si lavora, si studia, si ricerca, si amministra.

De Magistris, criticando Saviano, afferma il giusto pensando al suo lavoro su Napoli; noi estendiamo la valutazione del Sindaco partenopeo a tante altre aree dell’Italia meridionale che, diciamolo una volta per sempre, deve essere valutata nelle sue reali condizioni. Visitandola, studiandola, interrogandola, valutandola con equilibrio. Anche se questo costasse grande fatica fisica e intellettuale e qualche profonda autocritica a Roberto Saviano e a chi continuasse (sbagliando) a pensarla come lui.

Roberto Saviano

Roberto Saviano, Luigi De Magistris e le stantie litanie sul Sud

Trovo esemplare e pienamente condivisibile alla virgola quanto ha scritto il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris riferendosi a Roberto Saviano che, secondo il primo cittadino, continuerebbe a rappresentare la megalopoli partenopea sempre immutata (e immutabile) sotto l’eterno controllo della camorra, forse perché Saviano perderebbe l’occasione di arricchirsi alle spalle dei napoletani con una diversa narrazione di quanto accade in…

BEATRICE LORENZIN, lea

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