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Mentre le forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti si apprestano a lanciare l’offensiva su al-Raqqa, la città siriana, roccaforte di Daesh, nei giorni scorsi una sola voce si è levata, quella di don Francesco Soddu (in foto), direttore di Caritas italiana, per ricordare che proprio lì, da quasi quattro anni, potrebbe trovarsi ancora prigioniero dell’Isis padre Paolo Dall’Oglio.
Del gesuita romano, rapito il 29 luglio 2013, nella terra che per anni lo aveva visto impegnato in difesa dei più deboli, non si sa più nulla da mesi. L’intelligence italiana non ha mai smesso di cercarlo, ma a quasi quattro anni di distanza di padre Dall’Oglio non si hanno notizie né certezze se sia ancora vivo.
Ad ottobre 2015, Rami Abdurrahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus) aveva dichiarato al quotidiano Asharq al Awsat, citando la testimonianza di due ex miliziani dell’Isis, che il 63enne gesuita era stato visto due mesi prima a Raqqa, confermando le parole di monsignor Louis Raphael I Sako, patriarca dei Caldei, che allo stesso modo aveva lasciato intendere che Dall’Oglio fosse ancora vivo ma in mano a Daesh. A segnare il destino del religioso italiano è stato proprio il suo impegno in Siria, nel favorire il dialogo tra il mondo islamico e quello cattolico, fondando, oltre trent’anni fa, a Damasco, la Comunità di Mar Musa al Habashi (San Mose’ l’Abissino) nell’antico monastero di Mar Elian, poi distrutto dallo Stato Islamico.
Le ultime notizie di padre Dall’Oglio risalgono alle ore precedenti la sua scomparsa. Entrato a Raqqa dal confine turco, per incontrare l’emiro Abu Luqman, secondo alcune fonti sarebbe stato rapito dai miliziani di Ahrar al-Sham e poi consegnato nelle mani dell’Isis. Una ricostruzione, plausibile ma non confermata da ulteriori fonti di prova, fornita alla Lega siriana per la difesa dei diritti umani dal combattente pentito dello Stato Islamico Abu Mohammed al Suri, afferma che il religioso italiano sarebbe stato giustiziato a Raqqa, “con 14 proiettili”, da due combattenti jihadisti sauditi, Kasab e Khalad al Jazrawi, lo stesso 29 luglio 2013.
Nel 2015, anche per rompere il silenzio sulla vicenda di padre Dall’Oglio, un gruppo di giornalisti amici del gesuita ha fondato un’associazione (www.giornalistiamicipadredalloglio.com) per difendere e diffondere il suo messaggio umano, spirituale, politico e culturale sulla Siria, sui siriani e sul dialogo inter-religioso.
Paolo Dall'Oglio,

Il punto sulla vicenda di padre Paolo Dall'Oglio

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