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La crisi della Chiesa e quella dell’Occidente, le nuove sfide che si pongono dinnanzi e il bisogno di parlare del Vangelo in maniera nuova. La mancanza di identità e di appartenenza come radice di tutte le difficoltà, e la necessità di un’azione di governo che ponga delle premesse, non solo teoriche ma anche pratiche, per la preparazione del nuovo. Di questo e di molto altro si è parlato ieri nel corso della presentazione del libro. di Roberto Regoli intitolato “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI

Benedetto XVI ha posto il tema di un passaggio epocale”, ha detto il presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione Mons. Rino Fisichella, sfogliando le pagine del libro intervista di Peter Seewald a Joseph Ratzinger, e soffermandosi nel punto in cui si chiede all’emerito Papa se in cuor suo si sente l’ultimo pontefice del vecchio o il primo del nuovo. “Non sappiamo però verso dove”, prosegue il porporato. Benedetto infatti all’intervistatore confessa di non essere parte del vecchio, ma di non essere nemmeno ancora entrato nel nuovo.

LA PRESENTAZIONE DEL TESTO DI REGOLI “OLTRE LA CHIESA. IL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI”

Anche se l’occasione di queste riflessioni riguarda in realtà un altro libro, quello appunto di Roberto Regoli, di cui si è discusso ieri a Roma nelle aule dell’Università Luiss Guido Carli. Un volume che è “una miniera di informazioni quanto mai preziosa”, secondo Mons. Fisichella. E che “per dare un giudizio storico sulle vicende della Chiesa di questi anni, in futuro sarà necessario riprendere in mano”, ha aggiunto nel corso della presentazione con l’ex presidente del Senato Marcello Pera, presente all’incontro moderato dal fondatore di Formiche Paolo Messa, con l’autore e al prorettore della Luiss Roberto Pessi.

OLTRE LA CRISI DELLA FEDE CI SONO LE SFIDE DEL FUTURO

Non è allora un caso che il dibattito sia più rivolto al futuro che al passato: “La grande sfida è come poter parlare del Vangelo in una maniera nuova”, ha proseguito Fisichella. “Ma l’evangelizzazione è diversa per ogni luogo, anche all’interno della stessa Europa (dove “le tradizioni ecclesiali variano anche da Paese a Paese, determinandone una diversa maniera di azione e prospettiva”), e l’inculturazione del Vangelo non si limita a una metodologia. Ci troviamo di fronte a una crisi di fede che ha posto la Chiesa dentro a una crisi reale, dove ci sono nuove sfide da sostenere”. Siamo perciò oltre la crisi della Chiesa, come il titolo del libro suggerisce? “Certamente c’è una crisi di fede, in alcune parti del mondo”, risponde Fisichella. “E c’è la tentazione di leggere la Chiesa in chiave europeista, nonostante come realtà storica e istituzionale essa vada ben al di là dell’Europa e dell’Occidente”.

LA CRISI DELLA CHIESA È QUELLA DELL’OCCIDENTE, DI IDENTITÀ E APPARTENENZA

In ogni caso il tema centrale è che la Chiesa si trova in una crisi di fede per via della “crisi dell’Occidente”, e per “l’incapacità di capire dove ci troviamo. Dove collochiamo Ockham? Nella modernità, nel medioevo?”, si è chiesto con tono quasi provocatorio il presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. “Tra i motivi della crisi c’è una forte adombramento di identità e una mancanza di senso di appartenenza alla Chiesa”. Come comprendere allora, in tutto ciò, il pontificato di Benedetto? “Nella condizione di una lettura limpida e critica di questo passaggio epocale”, ha ribadito Fisichella. “Anche se la lucidità di analisi non è sufficiente: questa richiede una azione di governo che dia una risposta alla crisi, per porre delle premesse non solo teoriche ma di azione pratica per la preparazione del nuovo”.

“LA BOMBA A OROLOGERIA È STATA LA MODERNITÀ”

Per me il titolo del libro doveva essere: Papa forte, papato debole”, ha detto Pera. Questo anche perché la figura di Benedetto “si colloca nell’innegabile crisi spirituale dell’Occidente e dell’Europa”, e l’analisi per Pera non può quindi essere sociologica, ma “filosofica e teologica. La crisi della Chiesa viene dal trionfo del principio della modernità, il primato della ragione, che afferma che nessuna pretesa che sia incompatibile con il dettame della ragione ha un valore. Lo dicono grandi personaggi della cultura europea come Locke, Bayle, poi gli illuministi come Kant, ecc… Oggi è ripetuto da tutti: giornali, televisioni, e dagli scienziati, se mediocri. Questo principio della modernità è stato una innovazione enorme, ma ha funzionato come una bomba a orologeria. La decristianizzazione dell’Europa, la delocalizzazione della religione nella sfera privata, la fede come soggettiva consolazione delle coscienze, la perdita del senso del valore della tradizione e dell’identità in Europa”.

“BENEDETTO HA SCELTO UNA TERZA VIA”, SECONDO PERA

Che cosa può fare un Papa di fronte a questo fenomeno?, si è chiesto Pera. “Personalmente mi sono fatto una geografia: può assecondare il laicismo contemporaneo per cercare di prenderne il meglio e renderlo il più possibile congruente con il messaggio cristiano. In questo modo si avrà il coinvolgimento del cristianesimo con una umanizzazione secolare, e con quelle ideologie che più hanno contribuito alla crisi del cristianesimo. Oppure prendere atto che siamo una minoranza, e di fronte a questo ergersi come il defensor fidei”. La terza opzione, invece, è “fare un’operazione come quella che tentò con successo Agostino, quando si rivolse al meglio della cultura greca e romana, Platone e Cicerone, cercando di farsele alleate entrambe. Trasformandole, e mostrandogli che il loro pensiero ha un’evoluzione essenzialmente cristiana”. Facendogli cioè vedere “che quella società manca del fondamento della Verità”. Che sarebbe, quest’ultima, la via intrapresa da Benedetto. “Questo è il senso di Papa forte, perché è riuscito a creare una sintonia tra la sua teologia e la crisi dell’Occidente. Entrando nel campo dei laici dove domina la ragione, Benedetto ha creato scompiglio. Ne ha denunciato le conseguenze negative, e ha mostrato che si poteva avere una soluzione”.

“BENEDETTO COME KANT?” SI CHIEDE PERA. “DOVREMO RINGRAZIARLO” DICE FISICHELLA

Non si è rivolto a noi non con un invito di conversione, ma mettendosi sul nostro stesso piano”, prosegue Pera. “È diventato il Papa laico della ragione, e ha risvegliato una fede dormiente. L’ultimo genio dell’Europa che ha tentato una operazione analoga è Kant. In incontri privati e discreti ho tentato di convincere Benedetto che la sua predicazione era molto vicina a quella del filosofo tedesco”, confessa Pera. “Ma non ci sono riuscito. Però la nostra conversazione continua”. In conclusione, resta comunque il fatto che “all’azione teorica deve seguirne una di governo”, e “il pontificato di Benedetto si potrà leggere solo dopo quello di Francesco”, precisa Mons. Fisichella. “Leone XIII con l’Aeterni Patris fece cambiare pagina alla Chiesa cattolica, e pose la riforma di tutto il sistema filosofico, facendo in modo che si tornasse al tomismo. Arriverà il momento in cui la Chiesa dovrà dire il suo grazie all’eredità di questo uomo”.

Il pontificato di Benedetto XVI visto da Fisichella, Pera e Regoli

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