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C’è un plafond pronto a titolo di futuro aumento di capitale per il consorzio Tap (Trans adriatic pipeline), che sta realizzando il gasdotto tra Azerbaijan e Italia attraverso il cosiddetto Corridoio Sud.

COSA SUCCEDE AL CAPITALE

Pro-quota, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, i soci avrebbero già versato a titolo di futura ricapitalizzazione circa 143 milioni di franchi svizzeri (al cambio attuale una cifra intorno ai 130 milioni di euro). Snam in particolare, azionista di Trans Adriatic Pipeline AG – Tap col 20 per cento, dopo essere subentrata a Statoil, ha stipulato un contratto derivato forward su valuta “a copertura del rischio di oscillazione del tasso di cambio a fronte del debito di Snam verso la società partecipata Tap, a corrispondere 28,6 milioni di franchi svizzeri (circa 26 milioni di euro, ndr) a titolo di futuro aumento di capitale sociale”. Gli altri azionisti del consorzio sono Bp (20 per cento), Socar (20 per cento) Fluxys (19 per cento), Enagás (16 per cento) e Axpo (5 per cento).

LE PAROLE DEL VERTICE

La chiamata ai soci a sostenere finanziariamente il progetto rientra nell’iter di copertura degli investimenti per la realizzazione di un’infrastruttura dichiarata di interesse strategico. L’ad di Snam, Marco Alverà, lo ha ripetuto anche martedì scorso a Strasburgo, incontrando tra gli altri, Claude Turmes, leader dei Verdi europei in commissione Energia, Flavio Zanonato e Massimiliano Salini, membri della stessa commissione. Alverà ha più volte detto che la realizzazione del corridoio rappresenta un’importante opportunità per assicurarsi l’accesso alle risorse energetiche di una regione in potenziale espansione, rafforzando la sicurezza energetica nazionale ed il ruolo dell’Italia come snodo strategico del gas europeo. La previsione di Snam è che il primo gas passi attraverso il gasdotto Tap dal primo gennaio 2020.

LO SCENARIO

L’incontro con i soci del consorzio per la conferma della tempistica risale a fine luglio scorso, ma a dettare la tabella di marcia è in realtà la fase 2 dello sviluppo del giacimento azero di Shah Deniz, nel Mar Caspio, dal quale il gasdotto attingerà il gas da portare fino in Italia, passando per Turchia e Grecia, fino in Puglia, con approdo finale nel Salento a Melendugno. Il gasdotto, a regime, trasporterà fino a 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Intanto le polemiche continuano ad accompagnare il progetto, soprattutto in ambito territoriale. Tap, così, ha dovuto anche smentire la notizia di una riapertura dell’iter di autorizzazione al ministero dell’Ambiente. La procedura di Via (valutazione di impatto ambientale) risulta conclusa dall’11 settembre 2014.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

Tutte le novità nel capitale di Tap

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