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Vi è stato un tempo non lontano in cui i sindacati italiani volevano cambiare il mondo. Ora, come ha detto l’ex leader dei lavoratori americani dell’auto, hanno il dovere più concreto di fare ceto medio, ovvero di promuovere i redditi e l’occupabilità nel contesto della quarta rivoluzione industriale.

Per la Cgil si tratta di privilegiare l’attitudine alla diffusa contrattazione rispetto alla tradizionale propensione politicista, per la Uil di rinnovare l’intuizione di essere sindacato dei cittadini lavoratori e consumatori, per la Cisl di riscoprire la vocazione sussidiaria rispetto all’invasività delle regole pubbliche.

Una buona base comune sono il nuovo contratto dei metalmeccanici e la preintesa del pubblico impiego. In entrambi questi accordi le parti hanno convenuto di offrire ai lavoratori risposte concrete alle nuove insicurezze attraverso il potenziamento del welfare complementare collettivo e la declinazione nei luoghi di lavoro di un effettivo diritto all’apprendimento continuo. Non un nuovo modello rigido di contrattazione ma la ricerca pragmatica dei modi di condivisione con le imprese della gestione del cambiamento affinché si traduca in nuovi posti di lavoro e in crescita del potere d’acquisto dei salari.

La sfida per i sindacati si traduce nella percezione per i lavoratori della loro utilità ed affidabilità. Servono nuove regole pubbliche? Non necessariamente. La rappresentatività può essere garantita dalla attuazione dell’accordo interconfederale e da atti di notorietà, o da dichiarazioni sostituitive sanzionate, circa il numero minimo di iscritti che garantiscono di avere. La loro capacità si dimostra nei territori e nelle imprese attraverso la gestione efficiente e trasparente degli enti bilaterali e la stipula di tanti accordi adattivi secondo l’art. 8 del 2011.

Se invece si chiudono in sé stessi e danno segnali di odiosa autoreferenzialità non solo alimentano gli scricchiolii sinistri che li possono in poco tempo condurre ad un irreversibile declino ma concorrono alla più generale disgregazione della nazione.

Maurizio Sacconi

biagi, lavori del futuro Sacconi

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