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Chi c’è dietro il business delle scatole nere? Quella che fino ad oggi era una prassi facoltativa, e spesso a carico del contribuente che però si vedeva scontata l’assicurazione, tra meno di un anno sarà un obbligo per tutti come prevede il disegno di legge sulla concorrenza licenziato dalla Commissione Industria del Senato. E già si sfregano le mani quattro società che operano nel settore e potrebbero vedersi incrementare di molto ordini e fatturato, se è vero che nel giro di un quinquennio si passerà da 4,5 milioni di auto dotate di black box a oltre 9 milioni per un giro d’affari stimato di 3 miliardi di euro.

Gli operatori principali sono Cobra, Infomobility, Viasat e Octo Telematics. La prima è una storica azienda di Busto Arsizio, paese alle porte di Milano, che negli ultimi anni con i suoi 880 dipendenti – 550 in Italia, gli altri sparsi in 10 paesi – ha prodotto allarmi, componenti elettroniche, sistemi per il parcheggio assistito e servizi di geo-localizzazione per le assicurazioni. Da un anno è stata acquisita da Vodafone per 145 milioni di euro con l’obiettivo della multinazionale di trasformare la fabbrica in un polo di eccellenza nel settore dell’internet delle cose (gli esperti lo chiamano MtoM, Machine to machine). Oggi ha nel portafoglio diversi clienti: da Audi a Ford, ma anche Peugeot, Renault, Seat, Skoda e Toyota, oltre ai Carabinieri, la Guardia di Finanza e le Poste Italiane.

Più recente la storia di Infomobility, nata nel 1994, ha sede a Teramo, fattura circa 7 milioni di euro e conta 65 dipendenti, grazie alla gestione dell’ingegnere Franco Iachini che l’ha indirizzata nella rilevazione delle performance di guida dei veicoli con servizi di localizzazione satellitare per il monitoraggio della guida, emergenza, controllo remoto di persone e mezzi di trasporto. Una storia di imprenditoria tutta italiana che ha portato recentemente ad aggiudicarsi la gara per la fornitura delle ‘black box’ al Gruppo Generali (Genertel è l’assicurazione di riferimento) e a stringere un’alleanza industriale con il gruppo svizzero Fair Connect SA, il cui investimento ha permesso un aumento di capitale di 15 milioni di euro.

E’ un brand molto conosciuto quello di Viasat, azienda specializzata da oltre trent’anni nella sicurezza, protezione e localizzazione satellitare: una vera e propria pioniera per la raccolta dati sul territorio nazionale. Il suo presidente Domenico Petrone da anni batte il tasto dell’obbligatorietà della black box nelle automobili soprattutto per arginare le frodi che costerebbero all’erario e alle stesse compagnie circa 12 miliardi di euro l’anno. “Viasat – ha spiegato Petrone – ha creato fin dagli anni Novanta il primo antifurto satellitare, da cui sono stati derivati gli attuali sistemi telematici per auto, moto e mezzi pesanti”. Un sistema inizialmente pensato per scoraggiare i ladri e che si è poi evoluto in direzione di sicurezza e prevenzione,  ad esempio “grazie all’installazione di un dispositivo telematico satellitare, quello che chiamiamo scatola nera, è possibile inviare in tempo reale, dati e informazioni che consentono di capire, la gravità di un eventuale sinistro e inviare tempestivi soccorsi”.

Ma è senza dubbio Octo Telematics che, per volume d’affari e azionisti, è la società su cui si appuntano le maggiori attenzioni. Fondata a Roma nel 2002, Octo ha avuto fasi alterne fino a quando nel 2010 è stata rilevata da Luca Cordero di Montezemolo che attraverso il suo fondo Charme per 4 anni ne ha valorizzato gli asset e ha trasformato la società in una multinazionale che oggi lavora con una base di 2,5 milioni di veicoli che formano la più importante infrastruttura circolante a livello mondiale nel settore delle “auto connesse”, avendo contratti con 8 delle 10 più grandi compagnie assicurazione auto.

Una cura che poi è servita a metterla sul mercato dove per 400 milioni di euro è stata venduta a Renova Group, fondo posseduto da Viktor Vekselberg, uno degli uomini più ricchi della Russia e del mondo, che ha mani in pasta anche nel settore delle materie prime (come alluminio e petrolio) oltre ad energia e telecomunicazioni. Il magnate russo è anche presidente della Fondazione Skolkovo, centro di innovazione dedicato al settore dell’alta tecnologia e della ricerca scientifica situato nei pressi di Mosca e non ha nascosto la sua volontà di voler quotare Octo Telematics a Wall Street e, per questo, ha messo in campo una serie di banche estere (Credit Suisse, Citigroup, Bank of America Merrill Lynch e JPMorgan Chase) che starebbero studiando lo sbarco sul mercato finanziario di New York.

Con la Octo infatti il magnate russo, molto amico del presidente Vladimir Putin, oggi controlla 4 milioni di clienti connessi, il 36% del mercato assicurativo globale, raccogliendo 100 miliardi di dati di guida – circa 12 milioni di miglia di nuovi dati raccolti ogni ora – riuscendo a verificare fino a 250mila incedenti stradali per più di 60 compagnie assicurative. Un vero e proprio “occhio” che in pratica sul nostro territorio ha quasi il monopolio del settore. Un “occhio” russo che in futuro potrebbe gestire migliaia di dati e informazioni degli automobilisti italiani. Che saranno pure “indisciplinati” ma mai sognavano di essere “schedati” dalla grande madre Russia.

Assicurazioni, ecco chi si divide la torta delle scatole nere in Italia

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