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La sfida a Napoli è tra due candidati. In democrazia uno sceglie sempre il meno lontano o si astiene. A Napoli no. A Napoli (o meglio in una parte dello sconfitto Pd napoletano) l’argomento è ideologico: uno dovrebbe scegliere tra “destra e sinistra”. E sarebbe? Vediamo. Tra i due candidati uno è certamente di centrodestra e l’altro non si sa cosa sia (si dice arancione, bah), ma è percepito come di sinistra. E perché? Perché spara sul governo (invece che incalzarlo per fare gli interessi della città), perché si circonda di strane figure di antagonisti, violenti e arruffapopolo, perché non riesce ad avere una squadra presentabile di governo (chi collabora con lui scappa dopo qualche settimana), perché in 5 anni non ha esposto uno straccio di idea di merito su nessuno dei nodi amministrativi di Napoli, perché fa ramanzine ideologiche e insulta gli imprenditori, e chiunque vorrebbe perseguire progetti per la città, perché da Bagnoli alla zona orientale, al porto, ai trasporti, all’area metropolitana ogni idea di progetto o di impresa economica è liquidata, dal sindaco con la bandana, come proposito criminale dei “poteri forti”, perché lui odia i progetti, i programmi, le idee per la città. Ogni programma o proposta per Napoli è per DeMa “mani sulla città”.

Le uniche mani oggi su Napoli sono le sue che cercano di tener fermo tutto, di paralizzare, bloccare, ingessare in nome della lotta agli invasori esterni (il governo, la Regione, gli investitori). Lui all’impresa economica preferisce la paralisi assoluta. I turisti vengono a Napoli: è vero. Ma solo perché eroici imprenditori, del settore alberghiero e della ristorazione, fanno prezzi stracciati, perché hanno scoperto i tour operators, perché le mete mediterranee sono disincentivate dal terrorismo. Ma il Comune di De Magistris non c’entra niente. La sua parte nella ripresa turistica di Napoli non la fa.

Sulle grandi infrastrutture metropolitane il nulla è stato assoluto: provate a percorrere qualunque delle strade che collegano Napoli città al suo intorno. In cinque anni Napoli è ulteriormente declinata e arretrata, su ogni parametro e criterio di comparazione con le altre metropoli italiane e su ogni parametro di valutazione della sua salute economica (occupazione, produttività, capacità amministrativa, investimenti ecc).

Il Comune dovrebbe, poi, incalzare Regione e Governo sui programmi e sulle risorse per qualificare le leve di una ripresa della città: il sistema universitario, la ricerca, i fondi europei. Invece litiga con le altre istituzioni. Con De Magistris a Napoli pullula una sola economia: quella dell’abusivismo e della microillegalità. A Napoli pullula una sola attività in concessione: quella ai centri sociali, il “partito forte” del sindaco, che nascono come funghi in ogni quartiere. E innervosiscono e impauriscono i cittadini normali.

Chissà perché questo stravagante e pagliaccesco modo di governare è inteso da qualche politico del Pd come di “sinistra”. Io di sinistro non ci vedo che il pauroso nullismo di un demagogo che, nella storia di Napoli è stato sempre un connotato di destra. Perché questa minestra sarebbe da preferire all’alternativa di Lettieri? Che sarà pure di centrodestra ma è soprattutto un imprenditore e un politico normale, abituato, per il suo lavoro, ad essere concreto, costruttivo, attento ai fatti e ai numeri, anche in politica.

Se po’ ffa…

Perché io, renziano, a Napoli preferisco Lettieri a De Magistris

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