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Sorprende molto l’insoddisfazione che trapela nella Commissione Europea per la lettera di risposta inviata dall’Italia ai rilievi sul documento programmatico di bilancio. Sorprende perché, com’è ormai del tutto evidente da molti mesi, i vertici della Commissione continuano ad ignorare di essere loro gravemente inadempienti nei confronti del nostro Paese, non riuscendo ad imporre agli Stati che li rifiutano l’accoglienza dei rifugiati che giungono a migliaia ogni giorno e che solo Italia e Grecia ospitano nei loro territori. E sin quando tale inadempienza non verrà superata comminando, come richiesto dal presidente Renzi, sanzioni a quei Paesi, non ci deve poi meravigliare che il Governo italiano mantenga una linea assolutamente ferma nel conservare l’obiettivo del 2,3% nel rapporto deficit/pil per il prossimo anno. E se pure è vero che le spese per la prevenzione antisismica erano già state ammesse fuori dal Patto di stabilità, è altrettanto vero che le dimensioni della catastrofe sismica sinora raggiunte – augurandoci tutti che non si aggravino ulteriormente – e i giganteschi problemi della messa in sicurezza di tutte le strutture edificate nelle zone a rischio sono tali da esigere interventi superiori a quelli inizialmente previsti.

Fanno poi sorridere le affermazioni secondo le quali delle cinque lettere ricevute dalla Commissione in risposta alle sue valutazioni sui documenti di bilancio di vari Paesi, tre – ovvero quelle di Portogallo, Finlandia e Belgio – vengano considerate più costruttive e due invece, ovvero quelle di Italia e Cipro, lo siamo meno. La risposta di Cipro dunque, la cui economia è una frazione molto piccola di quella italiana, può permettersi di ‘non essere costruttiva’ e l’Italia invece, ovvero la terza economia europea, con Inghilterra in uscita dalla Ue, dovrebbe piegarsi ai diktat di Bruxelles, dopo quanto sta subendo in materia di immigrazione? Allora, saremmo curiosi di conoscere quali siano state (se formulate) le osservazioni della Commissione alla Francia e soprattutto quale sia stata, se già pervenuta alla Commissione stessa, la risposta di una Francia che da anni sfora il tetto del 3%  nel rapporto deficit/pil senza che nessuno abbia anche solo proposto di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell’Eliseo. E poi ci si meraviglia della risposta stizzita dell’Italia?

E come valutare poi la posizione degli altri partiti italiani su questo confronto che si sta facendo sempre più spigoloso fra Roma e Bruxelles? L’onorevole Brunetta nella sua personalissima campagna contro Renzi si compiace delle osservazioni della Commissione, preferendo la polemica da oppositore del Governo alla tutela dell’interesse nazionale. Chissà cosa stia pensando al riguardo Silvio Berlusconi del comportamento del suo capogruppo alla Camera. Della minoranza del PD abbiamo già scritto. Silenzio, neppure una parola di sostegno al Governo, che pure (al momento) i suoi esponenti continuano ad appoggiare in Parlamento. Sono solo preoccupati delle modifiche alla legge elettorale, mentre tutti gli altri problemi del Paese non sembrano meritare attenzione alcuna da parte loro. Hanno rimproverato a Renzi di aver puntato da oltre due anni a questa parte sulla riforma costituzionale quasi che gli Italiani vivessero di pane e referendum, ma sono proprio quelli della minoranza ora che sembrano pensare che al Paese interessino solo le modifiche alla legge elettorale.

Che altro aggiungere? Gli Italiani sanno sicuramente apprezzare la fermezza del Governo nei confronti della Commissione europea a tutela dell’interesse nazionale e finalizzata ad espandere la spesa pubblica per venire incontro ad istanze sociali sino ad ora penalizzate dai vincoli di un Patto che Romano Prodi definì alcuni anni orsono “stupido”. E se lo ha detto un autorevole ex presidente della Commissione Europea, c’è sicuramente da credergli.

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