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E’Sirte la chiave per dipanare il primo step del caos libico legato alla presenza dell’Isis. Dopo le azioni delle truppe fedeli al Generale Haftar nella zona di Bengasi che secondo Fadel al Hasi, capo delle forze speciali dell’esercito libico, hanno fruttato la conquista di altre due posizioni strategiche, ecco che le milizie di Misurata (con il supporto di soldati americani e inglesi) hanno fatto segnare un altro punto a favore della lotta al Califfato.

I miliziani dello Stato islamico sono stati respinti nella zona occidentale di Sirte, dove ormai gli adepti dell’Isis sono accerchiati. Si tratta di posizioni ormai sotto il controllo delle forze militari leali al Consiglio di presidenza del governo di accordo nazionale libico, guidato dal premier Fayez al Sarraj, che sei giorni fa sono riusciti a riprendere gran parte della città.

A questo punto occorre uno scatto di reni, sia da parte della comunità internazionale che dell’Europa (quindi dell’Italia) che lavori ad una fase due per giungere a un doppio risultato: da un lato evitare che l’Isis, in fuga verso sud, ricostruisca le proprie basi nel deserto del Fezzan, e quindi riprenda altrove la propria deriva terroristica; e dall’altro consegnare a Tripoli il ruolo di entità sovrana centrale, al fine di percorrere un altro chilometro nella strada verso la normalizzazione istituzionale del paese.

Ma il tutto, per avere una ben definita cornice programmatica e non dettata da un’altra foga emergenziale che non frutta in prospettiva, non potrà, per forza di cose, prescindere da un dialogo, costruttivo e leale, con chi ha avviato a Bengasi il contrasto all’Isis. E che nell’ottica di una ricomposizione armonica e unitaria dovrà sedere al tavolo che disegnerà i contorni della Libia del 2020.

Rete Libia

@ReteLibia

E'Sirte la chiave per la svolta in Libia. Ma l'Ue ora apra la fase due

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