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L’Egitto, in cerca di soluzioni per modernizzare la propria flotta aerea senza incorrere in sanzioni internazionali, ha deciso di abbandonare la Russia e rivolgersi alla Cina per l’acquisto di nuovi aerei da caccia. Questa scelta segue una lunga tradizione di alternanza tra fornitori occidentali e russi, strategia adottata per mantenere un equilibrio politico e militare. Tuttavia, a causa delle recenti difficoltà della Russia nel fornire equipaggiamenti, il comandante dell’Aeronautica Militare egiziana, il generale Mahmoud Fouad Abdel Gawad, ha recentemente incontrato a Pechino il generale cinese Chang Dingqiu per discutere la possibile acquisizione dei caccia J-10C e J-31.

Storicamente, l’Aeronautica Militare egiziana (Eaf) ha alternato tra fornitori sovietici/russi e occidentali. Prima del 1979, gli aerei erano principalmente di origine sovietica, con alcuni modelli forniti dalla Cina. Dopo l’accordo di pace del 1979 tra Egitto e Israele, l’Eaf ha iniziato ad acquistare aerei dagli Stati Uniti e dalla Francia, mantenendo comunque rapporti con i fornitori russi. Negli anni recenti, l’Egitto ha acquisito soprattutto caccia del modello MiG-29M/M2 e Sukhoi Su-35S dalla Russia. Tuttavia, le sanzioni americane e la fine della fornitura di componenti occidentali ai russi dopo l’invasione dell’Ucraina hanno complicato queste acquisizioni, costringendo l’Egitto a rifiutare la consegna dei Su-35S.

Attualmente, l’Egitto possiede una delle flotte aeree più diversificate al mondo. Questa diversificazione, però, presenta problemi significativi di interoperabilità. La coesistenza di sistemi occidentali, russi e cinesi complica l’integrazione operativa, costringendo i tecnici a essere formati su sistemi distinti e ostacolando la capacità di coordinazione tra gli aerei. Nonostante ciò, l’Eaf ha implementato un sistema di identificazione amico-nemico compatibile con tutti i tipi di aerei e sta sviluppando un sistema di collegamento dati universale per migliorare l’interoperabilità.

In questa situazione, la Cina emerge come un fornitore allettante grazie alla sua politica di non intervento politico e ai prezzi competitivi. L’Egitto, infatti, ha manifestato interesse per il caccia multiruolo J-10C e il caccia di quinta generazione J-31. Il J-10C, dotato di radar a scansione elettronica attiva e di un sensore Irst, rappresenta una buona opzione per modernizzare la flotta egiziana. Tuttavia, esercitazioni militari hanno rivelato che i radar dei caccia cinesi sono meno efficaci rispetto a quelli di caccia occidentali più vecchi.

Il J-31, nonostante le sue capacità furtive, presenta limitazioni dovute alla struttura in materiali meno avanzati e ai motori che compromettono la furtività visiva. Malgrado ciò, offre un rapporto costo-efficacia interessante per missioni specifiche.

Ma quale ruolo giocano gli Stati Uniti in questo scenario? Gli Stati Uniti, che forniscono annualmente all’Egitto 1,3 miliardi di dollari in aiuti militari, impongono restrizioni sulle vendite di armi avanzate per garantire la supremazia militare di Israele nella regione. Questo ha limitato le capacità difensive dell’Aeronautica Militare egiziana e ha spinto l’Egitto a cercare alternative, inclusi i caccia russi e ora cinesi. Tuttavia, l’acquisizione di caccia cinesi potrebbe complicare ulteriormente le relazioni con gli Stati Uniti e influire negativamente sull’operabilità delle forze armate egiziane.

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L’Egitto si trova a dover bilanciare tra la modernizzazione della propria flotta aerea, l’evitare sanzioni internazionali e mantenere relazioni diplomatiche favorevoli. L’interesse verso i caccia cinesi potrebbe essere una strategia per ottenere concessioni migliori da Washington o una reale necessità di diversificare ulteriormente i fornitori

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