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Ricominciamo da qui. Da dove? Da Milano. Sono da poco passate le 10. Intorno alla via Gattamelata il via-vai di persone (addetti ai lavori e non) è diventato sempre più assiduo. D’altronde, è la prima volta che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi accorre all’Assemblea Generale di Assolombarda Confindustria Milano e Brianza che si è tenuta ieri. “Mi hanno invitato ogni anno ma l’agenda non mi ha mai permesso di essere presente, quest’anno invece eccomi qui”, ha spiegato il premier, non appena ha preso la parola. Insieme a lui hanno varcato i cancelli del MiCo: il padrone di casa Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza; Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia e Beppe Sala, sindaco di Milano. In platea sono seduti pure, tra gli altri, il Ministro Maurizio Martina e il segretario della Cgil Susanna Camusso.

IL BENVENUTO DI SALA E L’ANNUNCIO SUL PATTO PER MILANO

Il sindaco si è intrattenuto sul palco qualche minuto, giusto il tempo per lanciare la sfida agli imprenditori milanesi con un perentorio “Datevi da fare”. Il primo cittadino ha aggiunto: “Il progetto Milano non può riuscire senza di voi”. Ha inoltre specificato: “La decisione di lanciare il Patto per Milano è condivisa con Roma e con il Premier. I primi 110 milioni di euro del Patto arriveranno entro la fine di ottobre. Milano è una punta di diamante per il Paese, una risorsa per l’Italia. Lo diciamo senza autocelebrazioni”. E’ una degna introduzione all’intervento del Presidente del Consiglio di cui vi diremo a breve.

MARONI INCALZA SULL’INTERA LOMBARDIA

E’ la volta del Governatore. “Milan l’è un gran Milan, ma anche il resto della Lombardia merita” ha esordito Maroni. Ha proseguito senza fronzoli chiedendo “il Patto per la Lombardia, dopo il Patto per Milano”. Ha aggiunto: “Almeno 10 miliardi di euro, mi pare che ci sia da parte del Governo qualche interesse, ma ribadirò la richiesta, perché è giusto“. Non è piangeria, s’intende. “Un investimento da Roma su tutta la Lombardia, simile a quello che ha fatto per Milano, sarebbe utile per migliorare le infrastrutture, la mobilità e rendere la Lombardia ancora più attrattiva per gli investimenti esteri“. Ha chiosato il numero uno dei lumbard: “Altro che ponte sullo stretto quelli sono soldi buttati, qui devono essere messe le risorse”.

ROCCA DOMANDA (E RINGRAZIA)

Dopo un breve filmato celebrativo dell’esperienza di Expo, i riflettori si sono accesi sul Presidente Rocca che prima ha ringraziato il Governo per “l’attenzione con cui ha seguito le vicende milanesi, dall’Expo al Patto di Milano”. Poi ha regalato un plauso al “superamento del bicameralismo perfetto e la riorganizzazioni delle competenze di interesse strategico come energia, telecomunicazioni e infrastrutture”. Bene anche “il Jobs Act che ha introdotto nel sistema i fattori di impiegabilità e la Buona Scuola che restituisce ai dirigenti scolastici e alle singole scuole la facoltà di dotarsi delle risorse umane adatte”. E a proposito di scuola, ecco che è arrivata pure la stoccata: “Sulle università mi auguro invece un coraggioso cambio di paradigma: portare il sistema universitario italiano fuori dal sistema pubblico“. Rocca è convinto infatti che per la crescita del Paese le “università debbano essere libere di innovare perché non c’è Google senza Stanford, serve incentivare l’eccellenza e la competizione con meccanismi simili a quelli del fondo tedesco”. Poi ha insistito sulla necessità di avere una Milano “Steam (S come scienze, T come tecnologie, E di Environment come ambiente, A come arte, cultura e creatività, M come manifatture)“. E ancora ha aggiunto: “Negli ultimi 10 anni gli Usa sono cresciuti di 230 miliardi nel manifatturiero, la Corea di 202, la Germania di 62. L’Italia è invece scesa di 54 miliardi e la manifattura vale oggi solo il 16 per cento del valore aggiunto sul Pil. Milano Steam è la via per cambiare questi numeri”. Ha concluso ottimista: “Milano può essere la locomotiva del Paese”.

LA VERSIONE MILANESE DI RENZI

Ne è convinto pure il Premier che ha voluto condividere con il Paese un flashback di ricordi “Milano ha accolto i miei nonni e quindi oggi mi sento emozionato di essere qui” ha esordito Renzi. La vena nostalgica ha però subito lasciato spazio al pragmatismo, almeno quello dei discorsi. Riprende da dove aveva lasciato, quindi da Expo. “Non è stato solo grande evento, ma anche la dimostrazione che la cultura del ‘no’ e dell’avversione verso gli eventi non funziona. Grazie a Expo milioni di persone sono tonare a essere orgogliose della nostra bandiera“. E a proposito di spirito nazionale, il Presidente del Consiglio ha sottolineato come, il momento storico che stiamo vivendo, ci chiede di recuperare nel bagaglio dei ricordi lo spirito di appartenenza, non per farne un uso divisorio ma al contrario aggregante. In Italia e in Europa. “C’è bisogno di recuperare l’interesse nazionale non come elemento contraddittorio del sogno europeo ma come elemento costitutivo, quando c’è di mezzo l’Italia venga il desiderio di remare dalla stessa parte” ha detto Renzi. E’ arrivato il momento dei numeri, ne snocciola qualche d’uno. “Non soltanto metteremo 900 milioni sul fondo di garanzia, ma una parte di quei soldi li anticiperemo nel 2016 con un provvedimento d’urgenza per dare un segnale immediato e far ripartire il credito e la fiducia“.  Così quindi si dovrebbe intervenire sulla questione bancaria. L’ultima scrollata prima di salutare. “Il Governo sta facendo quello che può fare, ma abbiamo bisogno anche di voi imprenditrici e imprenditori. Non è interessante capire per chi o per come voterete o con chi si schiera Confindustria al referendum, vi chiedo solo una mano perché questo patrimonio non sia mai destinato a cadere nella cultura dell’odio”. Ha ribadito ancora: “Datemi una mano. Milano ha il compito di prendere per mano l’Italia e portarla a vedere il futuro. Non siamo un museo, dobbiamo essere uno straordinario laboratorio”.

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