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Il generale dei Marines Joseph F. Dunford, presidente del Joint Chiefs of Staff, ha detto al Washington Post che in questo momento c’è “una fase di intenso dialogo” con il governo libico (quello sponsorizzato dall’Onu, ancora non esecutivo, e guidato da Fayez Serraj) veicolato dall’ambasciatore statunitense Peter W. Bodde e da Jonathan Winer, inviato speciale del dipartimento di Stato per la Libia. Gli Stati Uniti, secondo quello che dice il capo delle forze armate americane, non sono ancora pronti a spedire consulenti militari in Libia soltanto perché non c’è un accordo firmato, “ma questo (la firma, ndr) potrebbe accadere ogni giorno”.

Dunford ha parlato a un ristretto numero di giornalisti (tra loro Dan Lamonthe che ha firmato il pezzo del WaPo) a margine del summit tra i ministri degli Esteri e delegati militari della Nato, in corso a Bruxelles. “C’è un sacco di attività in corso sotto la superficie”, ha detto il generale, che preannuncia che “ci sarà una missione a lungo termine in Libia”, che potrebbe coinvolgere anche la Nato, anche se l’Alleanza avrà bisogno di un invito formale del governo di Tripoli per mettersi in gioco.

In questo momento il giornale americano è molto attivo nel riportare i passaggi di Washington sulla Libia, tanto che la scorsa settimana aveva informazioni riservate che raccontavano come un ristretto numero di forze speciali americane fosse già sul campo, dispiegato sia a Misurata che a Bengasi, ossia sia con il governo di Tripoli fedele alle Nazioni Unite che con quello che vi si oppone in Cirenaica. Dunford alla richiesta a proposito del giornalista americano non ha voluto commentare, ma ha detto che gli Stati Uniti stanno dando “un contributo unico” per risolvere la crisi.

Il Washington Post, che qualche giorno fa aveva criticato l’Italia per il dietrofront sull’impegno in Libia, coglie l’occasione di tornare di nuovo sull’argomento per ricordare che la leadership per la missione di consulenza di cui parla Dunford non è per niente chiara: “Il segretario alla Difesa Ashton B. Carter ha detto all’inizio di questo mese che il governo italiano avrebbe preso l’iniziativa. Tuttavia, il primo ministro italiano Matteo Renzi ha escluso una grande invasione della Libia, ed è emerso questa settimana che Renzi si è ritirato dal dispiegamento di truppe a sostegno della missione di sostegno delle Nazioni Unite”. A questo proposito il generale americano ha ammesso di aver parlato col suo omologo italiano Claudio Graziano, senza poter però anticipare i dettagli della conversazione, ma ha assicurato che gli italiani “sono impegnati nella missione”.

(Foto: Flickr-Chairman of the Joint Chief of Staff, Joseph Dunford con l’ambasciatore della Nato Douglas Lute, durante il vertice di Bruxelles)

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