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La decisione del Regno Unito di lasciare l’UE comporterà conseguenze politiche e economiche di lungo periodo. Prevedibilmente i leader europei ora dovranno adoperarsi per contenere i movimenti populisti interni incoraggiati dall’uscita del Regno Unito e per impedire che crolli l’edificio dell’UE. Ugualmente prevedibile sono l’irrigidimento della posizione negoziale nei confronti del Regno Unito e una minore attenzione alle necessarie riforme strutturali. Con tutta probabilità si irrigidiranno anche le posizioni sull’immigrazione e vediamo il rischio di un’ulteriore incertezza determinata da una situazione di stallo che si protrae nel tempo.

David Cameron ha annunciato che entro ottobre darà le dimissioni, creando le premesse per eleggere il prossimo Leader conservatore durante l’estate. La competizione elettorale sarà dominata probabilmente dai sostenitori dell’uscita, aumentando l’incertezza e il rischio di negoziati all’insegna dell’emotività. Prevediamo inoltre il ritorno delle istanze indipendentiste della Scozia.

Ci aspettiamo un divorzio difficile, lungo e costoso, con la separazione delle leggi del Regno Unito da quelle dell’UE e la firma di accordi commerciali con una UE “rigettata”. Ci aspettiamo che le potenziali perdite per le esportazioni di servizi e i i flussi di investimento saranno di gran lunga superiori ai benefici derivanti dai minori pagamenti all’UE.

Vediamo un euro indebolito nel tempo e pressioni sulle azioni europee, sul credito e sulle obbligazioni sovrane di Paesi europei periferici, quale l’Italia, a causa di perdite di posti di lavoro e di una minore crescita. Ci aspettiamo però pressioni limitate sui bilanci pubblici, vista la domanda di obbligazioni di alta qualità in un contesto di bassi tassi di interesse.

La priorità per la Banca d’Inghilterra sarà quella di fornire ampia liquidità, a nostro avviso, per scongiurare il diradarsi dei finanziamenti. L’entità e la volatilità della caduta della sterlina probabilmente richiederanno ulteriori interventi. Ci aspettiamo un taglio del tasso di riferimento da parte della banca centrale da 0,5% a zero in tempi brevi e riteniamo che quest’ultima preferirà ritornare al “quantitative easing” anziché favorire tassi di interesse negativi. Ci aspettiamo che le agenzie di rating adottino rapidamente un outlook negativo per i titoli di stato del Regno Unito, con successivo abbassamento del rating stesso.

Riteniamo che l’esito del referendum porterà al calo del mercato azionario globale e di altre attività rischiose. Nel frattempo, però, un’ondata di vendite indiscriminate potrebbe tradursi un un’ottima opportunità. I mercati asiatici e statunitensi risentono in misura marginale dell’uscita del Regno Unito dall’UE e sono sostenuti da un mix di politiche monetarie accomodanti e crescita economica. Nel Regno Unito ci aspettiamo la sovraperformance dell’indice FTSE-100 larg cap, che riflette l’andamento delle aziende a grande capitalizzazione, rispetto all’indice FTSE 250, che riflette l’andamento di aziende più orientate al mercato interno. Un calo della sterlina è vantaggioso per le grandi aziende che generano utili sui mercati esteri mentre i settori interni quali quelli dell’edilizia, delle vendite al dettaglio e dei servizi finanziari sembrano vulnerabili.

A nostro avviso, il valore degli immobili commerciali potrebbe ridursi del 10% nel corso del prossimo anno, sulla scia del declino del centro di Londra, che si caratterizza per un eccesso di offerta. Gli investitori esteri si preparano a chiedere un premio al rischio più elevato, quindi un maggiore compenso, per investire in attività del Regno Unito. Non vediamo grossi rischi di vendite per rimborsare debiti, dato che i finanziamenti concessi alle imprese edilizie sono perlopiù a lunga scadenza.

70 anni, Sicurezza

Cosa succederà all'euro dopo Brexit. Report BlackRock

Di BlackRock

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