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Sempre gli  stessi questi vertici. Più o meno tutto come previsto: grandi discorsi, grandi promesse, lunghi documenti, nessun risultato concreto! L’unica novità: la convocazione del vertice di Roma nel marzo prossimo. Forse più che per convinzione, per accontentare l’Italia, pensando di farne solo un uso celebrativo. Proprio quello che non serve, visto che non c’è stata nessuna decisione  per quanto riguarda gli investimenti e l’immigrazione, tanto meno idee per cambiar pelle all’Europa. Tutte decisioni attese da tempo e puntualmente rinviate.

Infatti, anche  il prossimo vertice di Roma, potrebbe rischiare l’ennesimo fallimento e l’ennesima delusione tra i cittadini, aggravando ancor più la condizione attuale dell’Unione. Da mesi, personalmente ho rinunciato a scrivere sui diversi vertici,  perché sono quasi sempre identici; nessuno ha espresso una reale volontà di cambiamento. Forse quello recente di Atene poteva rappresentare una novità, dopo otto anni di “dominio” della dottrina economica tedesca, che sta uccidendo l’Europa e gli europei. Ma anch’esso si è rivelato un fuoco di paglia, nonostante gli sforzi dell’Italia, perché è servito solo alla Francia per mandare un segnale agli amici tedeschi e tornare di nuovo sotto la loro ala protettrice, a seguito dei tuoni di Schauble, puntualmente andati a segno. E’ il solito gioco dell’oca. Siamo tornati al punto di partenza, come se  tutto fosse rimasto fermo agli anni ’70 o giù di lì.

Solo la Germania e l’Italia sembrano avere un disegno, come è sempre stato in passato. Infatti la prima vuole tenere l’Europa nel congelatore, almeno fino alle elezioni nel 2017 (ma dopo?), per cui non si tocca nulla, a meno che si tratti di qualcosa che interessa loro (e un po’ la Francia), o che li riguarda direttamente (patto di bilancio, accordo con la Turchia, Brexit…). E i problemi degli altri? Non  è affare loro o dell’Europa. La seconda ( l’Italia), giustamente, chiede con forza di cambiar verso alle politiche economiche dell’Eurozona, che senza gli interventi della Bce sarebbe già andata in frantumi; chiede  di fare una politica “comune” (comune?: che parola!) sull’immigrazione e contro il terrorismo, e, cosa ancora più importante, chiede di cambiar verso all’Europa, dopo 60 anni dal Trattato di Roma, per iniziare un percorso verso l’Europa Politica. E’ questo il messaggio di Ventotene, al quale devono seguire iniziative concrete, ma la Repubblica  Federale di Germania  cosa risponde?  All’appuntamento del prossimo 25 marzo a Roma, bisogna arrivare con  un disegno  ed una agenda,  cominciando  a contare  i paesi disposti a sostenerla.

Nel frattempo  l’Italia adotti la “golden rules”: faccia un bilancio che tenga fuori  dal patto di stabilità le spese per gli immigrati, per la ricerca, per la sistemazione delle scuole e per la ricostruzione del zone terremotate. Lasci stare gli zero virgola. Punti i piedi  con la CE e nel Consiglio, non solo alla fine delle riunioni, come appare all’esterno. Rovesci il tavolo se serve,  sospenda le  regole capestro, che  stanno distruggendo l’economia, l’occupazione ed il potere d’acquisto delle persone,  come già fa la Germania, la Francia, la Spagna, ecc…   Chieda:  a) la fine del  “Fiscal compact”, b) il rovesciamento del patto di stabilità … (e crescita) in patto di Crescita e stabilità, c) la fine delle regole  comuni  per escludere dal mercato finanziario speculativo la parte  che eccede il 60% del debito, d) il superamento del limiti dell’UEM ed il suo completamento. Ciò, a parte l’opportunità di ridurre comunque  il debito (ma senza crescita  e inflazione a zero, come si fa?), eviterebbe che questo venga brandito, continuamente e ingiustamente come una clava  solo  per tenerci sotto ricatto.

Contestualmente presentare, sulla base dell’azione già iniziata da tempo, una tabella di marcia per realizzare l’Europa politica, obbligare gli altri paesi al confronto ed a pronunciarsi, senza esclusione per nessuno.

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