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Le elezioni romane non sono ancora vicine, ma già inizia il ballo su come risolvere i problemi dell’Atac. La municipalizzata che svolge il servizio di “trasporto pubblico”, completamente controllata dal Campidoglio, è e sarà sempre al centro dell’attenzione nei prossimi mesi. Le diverse parti politiche hanno indubbiamente creato il più grande buco della storia del trasporto pubblico tramite la controllata romana. La politica che nominava i dirigenti, la politica che imponeva di assumere troppi dipendenti (negli uffici principalmente), la politica che crede di poter gestire un’impresa (vedi la vecchia Alitalia).

Ma partiamo dai dati, in modo da dissipare ogni dubbio e propaganda politica. Atac ha chiuso il 2014 con delle perdite pari a 141 milioni di euro, in recupero rispetto al 2013 quando l’azienda perse 219 milioni di euro.
È migliorata la gestione? Poco, in realtà sono aumentati i contributi pubblici da parte del Comune e altri Enti per circa 56 milioni di euro. I costi del personale sono stati ridotti di circa 8 milioni a fronte di un numero di dipendenti leggermente in crescita e sopra le 11800 persone. Andiamo però ai numeri che mostrano la tragedia di ATAC.

Ci sono troppi dipendenti? Probabilmente sì, soprattutto per quanto riguarda gli uffici (purtroppo resi famosi dalla Parentopoli romana). I ricavi da biglietti e abbonamenti coprono solamente il 50 per cento della spesa del personale.

Colpa dell’evasione? Bisogna sfatare questo mito. Indubbiamente il tasso reale di evasione di Atac è elevato (anche se i dati ufficiali mostrano che ci sono solo il 4 per cento di “portoghesi”), ma anche se tutti pagassero il biglietto, la situazione non cambierebbe affatto.

I ricavi da biglietti e abbonamenti sono pari a 270 milioni di euro, il 24,8 per cento dei ricavi totali dell’azienda e anche eliminando completamente l’evasione i ricavi potrebbero crescere di una 30/40 milioni. Un numero irrisorio (da combattere) di fronte a costi annuali di circa 1200 milioni.

Da dove arrivano dunque la maggior parte di ricavi di Atac? Sono il contribuente romano e italiano che hanno contributo con oltre 728 milioni di euro nel 2014. I sussidi pubblici quindi sono enormi e vengono dati dal Comune e gli Altri Enti senza nessuna gara e trasparenza. Dal 2009 al 2014 l’azienda ha ricevuto 4,3 miliardi di euro di contributi – non stupiamoci che Roma Capitale sia sull’orlo del fallimento – e nonostante tutti questi sussidi, l’azienda è riuscita a perdere oltre 1,1 miliardi di euro. Oltre 5 miliardi di euro dati senza una gara per vedere chi potesse fare meglio il servizio ai costi attuali o più bassi.

Ma trasparenza è la parola chiave della candidata Raggi, del Movimento 5 Stelle che ha la sua ricetta politica magica. Via le “consulenze, dirigenti, appalti esterni e con i soldi recuperati bisogna investire su nuovi mezzi pubblici”. Torniamo ai numeri che la propaganda politica tende a nascondere sotto il tappeto delle buone intenzioni.

Le consulenze sono state pari a 6 milioni di euro, il 30 per cento in meno rispetto all’anno precedente e sono in gran parte per la gestione informatica.
Una voce nulla nei 5200 milioni di euro ricevuti o persi da sussidi pubblici dall’azienda tra il 2009 e il 2014.
La voce appalti esterni forse è la più interessante. Tutte le aziende utilizzano delle altre aziende specializzate in alcuni servizi. La pulizia ad esempio, non la fa mica il personale Italo sui treni, e risultati dell’azienda esterna sono molto apprezzati dai clienti.

Il problema è l’appalto esterno senza gara, una parola che fa venire l’urticaria al Movimento. Perché dietro la parola “gara” c’è dietro il concetto di liberalizzazione. Gara significa vinca il migliore. E liberalizzazione significa migliorare il servizio per i romani, con meno tasse pagate o più servizi.

Da un’analisi fatta insieme al Prof. Arrigo avevamo dimostrato che sono possibili risparmi per oltre mezzo miliardo di euro l’anno. Non i 20/30 milioni che propone il Movimento.

Gara va di pari passo con il concetto che la politica esce dalla gestione delle aziende pubbliche (vi ricordate Alitalia?)
E l’uscita dalla politica significa privatizzazione. Fare gestire un’azienda a chi ne è capace e non al politico amico di un partito o movimento qualunque.

Due parole che non sono uscite dalla bocca della candidata che ancora una volta dimostrano come il populismo e il mantenimento di aziende collettivizzate possano provare sempre maggiori perdite nelle tasche dei romani.

Ogni famiglia a Roma versa oltre 1000 euro di euro per Atac all’anno (tassa Atac?), anche se non utilizza il servizio. Investire 30 milioni di euro per comprare 3 treni della metropolitana (ogni treno può costare fino a 10 milioni) non risolve i problemi che avrebbero bisogno di altre soluzioni più solide e trasparenti.

Facciamo trasparenza su Atac?

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