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La settimana dal 4 al 10 aprile dovrebbe finalmente essere quella buona in cui arriverà il tanto atteso annuncio dell’unione di intenti tra Mediaset e Vivendi. Un’operazione di cui si parla ormai da anni e che poggia su fondamenta solidissime: l’asse che da sempre unisce l’ex premier Silvio Berlusconi, proprietario di Mediaset attraverso la cassaforte Fininvest, a Vincent Bolloré, numero uno e azionista di riferimento del gruppo dei media francese Vivendi.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
I giornali degli ultimi giorni grondano di anticipazioni sui dettagli dell’operazione. Secondo Carlo Festa del Sole 24 ore, per esempio, l’accordo preliminare tra le due società dovrebbe essere annunciato mercoledì. “Tutto ruoterà – scrive Festa – sullo scambio azionario del 3,5 per cento di Vivendi e di Mediaset. La quota di Vivendi vale 870 milioni, quella di Mediaset 150 milioni: ovviamente se in questi giorni che mancano alla definizione non ci saranno fluttuazioni in Borsa. La differenza di capitalizzazione sono dunque circa 700 milioni”. Questo significa che, affinché lo scambio del 3,5% delle azioni possa essere “alla pari”, la società italiana dovrà compensare quella francese per circa 700 milioni.
INCOGNITA PREMIUM
Come lo farà è semplice: cedendo ai francesi Mediaset Premium, la televisione a pagamento già partecipata dagli spagnoli di Telefonica all’11 per cento. Meno chiaro però è fino a che punto il gruppo di oltralpe entrerà in possesso della pay tv del Biscione. Secondo Milano Finanza, Vivendi si limiterà a rilevare il 50% di Premium, mentre Mediaset resterebbe al 38,89% e Telefonica all’11,11 per cento. La discesa del gruppo del Biscione sotto la soglia del 50%, scrive Andrea Montanari di Mf/ Milano Finanza, “consentirebbe di deconsolidare il debito relativo a Premium mentre la permanenza sopra la soglia del 30% permette il blocco in sede assembleare”.
Secondo Il Sole 24 ore, invece, il gruppo dei media francesi comprerà l’intera Mediaset Premium, che per l’occasione sarebbe stata valutata circa 800 milioni di euro, compresa la quota di Telefonica (acquistata per un valore 100 milioni). Al termine dell’operazione, seguendo questa impostazione, Vivendi dovrebbe liquidare anche gli spagnoli. In una seconda fase, poi, sempre secondo il quotidiano finanziario rosa salmone, il gruppo di Bollorè dovrebbe far confluire Premium in una piattaforma europea della pay tv, unendola con Canal+, la propria televisione a pagamento francese.
COMPETERE CON NETFLIX
L’obiettivo è noto da tempo: creare un campione europeo dei contenuti che possa competere con colossi a stelle e strisce del rango di Netflix. Ma proprio qui entra in gioco la “fase 2” dell’alleanza tra Mediaset e Vivendi. Sempre secondo Il Sole 24 ore, “il progetto anti-Netflix sotto la regia dell’imprenditore franco tunisino Tarak Ben Ammar prevede una piattaforma comune partecipata da entrambi i gruppi e aperta ad altri soggetti, magari anche alle major Usa”. Non solo: “Vivendi – scrive Festa sul giornale di Confindustria – ha 8 miliardi di euro in cassa ma ha bisogno di alleati come Mediaset (che fra l’altro possiede Medusa) per produrre contenuti esclusivi in Europa”.
LA PARTITA TELECOM
Ora che però, da un anno a questa parte, Vivendi è diventata prima azionista di Telecom Italia, sembra impossibile che l’alleanza con Mediaset non abbia ripercussioni sul gruppo telefonico dove è appena salito al vertice Flavio Cattaneo al posto di Marco Patuano. Secondo Sara Bennewitz di Repubblica, “ora che Mediaset e Vivendi si apprestano a diventare socie, pure per Telecom Italia potrebbero esserci importanti ricadute tra cui, in primis, quella sulle torri di Inwit per cui è in corso un processo di valorizzazione”. Va ricordato, a riguardo, che la controllata di Mediaset Ei Towers ha presentato un’offerta alternativa e rivale al tandem italo-spagnolo di Cellnex–F2i per Inwit. Qualche osservatore teme, insomma, che Ei Towers possa in qualche modo essere favorita. “Secondo lo statuto di Telecom – scrive Repubblica – pare che Mediaset non potrà comunque essere considerata una parte correlata del gruppo guidato da Cattaneo, anche se gli esperti di governance rilevano che la questione non è scontata e potrebbe essere facilmente contestata per vie legali. Ad ogni modo, una volta firmati gli accordi Vivendi-Mediaset, ogni volta che in Telecom si studierà un accordo con il gruppo di Cologno, o una sua controllata come Ei Towers, gli esponenti di Vivendi nel cda Telecom saranno in una posizione di conflitto di interesse, e pertanto dovrebbero astenersi dal voto”. Ma la vicenda Ei Towers potrebbe essere solo l’inizio di una più generale alleanza che potrebbe unire, in un modo o nell’altro, anche Telecom a Mediaset.

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