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E’ stato tra i primi a commentare, nonostante non si possa negare che nella corsa verso il Campidoglio la notizia lo danneggi e neanche di poco. “Contento per Stefano e i suoi elettori. Andiamo avanti, convinti che il popolo di centrosinistra sarà unito al ballottaggio“, ha twittato Roberto Giachetti pochi minuti dopo che era stata ufficializzata la decisione del Consiglio di Stato di riammettere alle elezioni di Roma la lista di Sinistra Italiana a supporto della candidatura a sindaco di Stefano Fassina. Una sentenza che – per come si erano messe le cose – rappresenta un autentico colpo di scena, in grado di incidere sugli equilibri elettorali e sull’esito del voto del 5 giugno. Obiettivo dei filo-Fassina? Cercare di fare lo sgambetto al Pd e soprattutto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista dell’appuntamento di ottobre con il referendum sulla riforma della Costituzione.

LA SINISTRA PER FASSINA

La lista politica di Fassina – riammessa ieri dal Consiglio di Stato – sembra costruita apposta per drenare consensi alla sinistra del Pd. La capolista è la dipendente di Almaviva Tiziana Perrone, in prima fila nella vertenza che potrebbe portare al licenziamento di 3.000 persone in tutta Italia di cui 1.000 solo a Roma. In ticket con lei c’è Gianluca Peciola, capogruppo uscente di Sel in Assemblea Capitolina ed ex consigliere provinciale, molto vicino a Massimiliano Smeriglio, vicepresidente di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio ed esponente di punta del partito un tempo guidato da Nichi Vendola. Altri nomi sono quelli dell’uscente Gemma Azuni, di Sandro Medici – che alle comunali del 2013 si era candidato a sindaco a capo di una lista di sinistra chiamata Repubblica romana – e dell’ex segretario romano di Rifondazione Comunista Fabio Alberti.

IL CONSIGLIO DI STATO E LA LISTA CIVICA

Discorso diverso vale invece per la lista civica, rispetto alla quale bisognerà comunque aspettare la decisione del Consiglio di Stato sulla riammissione, in programma giovedì prossimo. Dal quartier generale di Fassina trapela però ottimismo: l’errore materiale che aveva determinato l’esclusione della lista di Sinistra Italiana – ora riammessa – è lo stesso commesso anche per la civica. La differenza nella tempistica – un ricorso deciso lunedì, l’altro giovedì – è dipesa semplicemente dalla strategia processuale messa in atto dagli avvocati di Fassina (Pietro Adami, Carlo Contaldi, Paolo Pittori, Piero Sandulli e Arturo Salerni con la collaborazione del vecchio esperto in materia l’ex senatore Giovanni Pellegrino), che solo nel caso della lista politica hanno chiesto una via per così dire “prioritaria” per la decisione, anche per fare da apripista. Quindi, si ipotizza ragionevolmente che possa andare allo stesso modo, anche se ovviamente è necessario attendere.

I “CIVICI” PER FASSINA

Indipendentemente da quanto deciderà il Consiglio di Stato, i candidati che compaiono nella lista civica saranno comunque al fianco di Fassina fino al voto e poi anche alle urne. Nomi provenienti dalla società civile, la cui storia personale e professionale ha però in molti casi coinciso con quella di un centrosinistra moderato, se non addirittura popolare. Ad esempio il capolista è Michele Dau, tra i fondatori della Caritas insieme a Don Luigi Di Liegro, con un passato da segretario nazionale della Lega dei cattolici democratici con Pietro Scoppola e da capo di gabinetto del Senato durante il secondo governo di Romano Prodi, quando il presidente di Palazzo Madama era Franco Marini. Un altro nome da citare in questo è quello di Dario Vassallo, fratello del sindaco di Pollica ed esponente Pd Angelo Vassallo, ucciso nel 2010 in un agguato di matrice camorristica. C’è poi anche Massimo Marnetto, in passato aderente al gruppo dei Cittadini per l’Ulivo di Scoppola ed oggi membro di Libertà e Giustizia. Marnetto è il rappresentante dell’Italia all’OCSE per la politica della competitività. Tra le donne c’è invece Simonetta Colaiori, funzionario del ministero dell’Economia e delle Finanze, per quasi trentanni – fino al 2011 – dirigente della Uil.

LA SCELTA DEI SINDACATI

Alcuni settori della Uil si sono, infatti, schierati con Fassina. Sono 63 i membri del sindacato guidato da Carmelo Barbagallo che hanno formalmente annunciato il loro sostegno al candidato di Sinistra Italiana: in un’appello pubblico – sottoscritto già a metà marzo – hanno dichiarato di votare l’ex viceministro. Appoggio – ma meno esplicito – anche da parte di alcuni pezzi della Cgil. Ad esempio, lo sostiene, tra gli altri, il coordinatore del dipartimento settori pubblici Michele Gentile.

LE SUGGESTIONI

Non manca, infine, qualche suggestione: l’idea che nomi di peso nazionale – con una storia fortemente radicata nel Pd – possano, direttamente o indirettamente, appoggiarlo. Un paio di indicazioni le ha fornite lo stesso Fassina che – nel caso di vittoria – vorrebbe l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco come assessore al Bilancio e l’ex ministro per i Beni Culturali e attuale direttore generale della Treccani Massimo Bray come assessore alla Cultura. Idea da valutare non tanto per le sue reali chanche di realizzazione – sondaggi alla mano, è quasi impossibile credere che Fassina sarà il prossimo sindaco di Roma – quanto soprattutto per il mondo che questi nomi evocano. Bray è stato a lungo corteggiato dalla sinistra, quella dem e non solo, per sfidare direttamente Giachetti – prima alle primarie, poi alle elezioni – ma ha sempre rifiutato. E’ stato, inoltre, direttore della rivista edita dal think thank di Massimo D’Alema Italianieuropei, del cui advisory board fa ancora parte Visco. Intervenendo ad aprile da Lilli Gruber a Otto e Mezzo, l’ex presidente del Consiglio aveva peraltro dichiarato di essere indeciso sul voto a Giachetti: “Non vedo emergere una candidatura all’altezza dei problemi della città“. Voterà anche lui Fassina?

Ecco come (e con chi) Fassina eroderà voti a Giachetti

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