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“Meglio una piccola destra incinta di futuro che una vecchia balena spiaggiata ad Arcore dopo aver divorato i suoi figli”. E’ il tweet con cui l’intellettuale di destra Marcello Veneziani, già firma del Giornale e prim’ancora direttore delle riviste L’Italia settimanale e Lo Stato ha salutato oggi la scelta di Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, di candidarsi a sindaco di Roma mollando Silvio Berlusconi e abbracciando la causa di Matteo Salvini che lavorava per silurare la candidatura di Guido Bertolaso. Eppure sia Meloni che Salvini avevano indicato in un primo momento, ufficialmente, con tanto di comunicato stampa, l’appoggio al candidato Bertolaso, che era stato individuato da Berlusconi.

IL MALINCONICO ENTUSIASMO DI VENEZIANI

Il tweet di Veneziani, in verità, non suono troppo inedito. Visto che lo scrittore è presidente del comitato scientifico della Fondazione Alleanza Nazionale, vicina ai Fratelli d’Italia dopo più di un trasmetio polemico tra le anime un po’ rissose della destra. Tanto che lo scorso novembre, intervistato da Formiche.net, Veneziani individuava proprio in Giorgia Meloni un candidato che poteva rianimare e riunificare i tanti rivoli in cui si è divisa la destra. Disse Veneziani a Formiche.net: “L’unica candidatura forte e di grande consenso sarebbe Giorgia Meloni, e servirebbe a farla crescere politicamente e nei consensi, contendendo i voti ai grillini. Poi, certo, viste le esperienze precedenti, meglio augurarsi una gloriosa sconfitta, come accadde nel ’93 a Fini, piuttosto che un’amministrazione di destra. Magari in sede di ballottaggio si può pensare a convergere su altre candidature. Ma il dramma romano, e italiano, è che nell’arco di pochi anni abbiamo bruciato insieme politica e antipolitica, con il fallimento dei tecnici e dei marziani al governo del paese o delle città”.

LA SIMBIOSI TRA MELONIANI E SALVINIANI

Lo scetticismo di Veneziani di mesi fa sta lasciando in queste ore spazio a un’euforia che accomuna la base dei Fratelli d’Italia con la base romana del movimento leghista nella capitale sotto forma di “Noi per Salvini”, un logo extra settentrionale con cui la Lega da tempo punta ad espandersi e a radicarsi sotto il Po.

TUTTI PAZZI PER LE PEN

La simbiosi politica in vista del Campidoglio tra destrorsi meloniani e salviniani capitolini fa sì che a reincontrarsi sono molti esponenti che anni fa hanno militato insieme anche in posti di vertice sia in Alleanza Nazionale che nel Pdl. Se infatti si andava oggi alla manifestazione romana con Marion Le Pen (qui tutte le foto di Formiche.net) si potevano notare come gli organizzatori dell’evento, ovvero “Noi con Salvini” appunto, c’erano dirigenti storici della finiana Alleanza Nazionale (ma nelle elezioni comunali ora Gianfranco Fini appoggia Storace) come Fabio Sabbatani Schiuma, per anni dirigente di Riva Destra, una sorta di corrente politico-culturale che aveva come riferimento lo stesso Storace. E ad invitare ed accogliere Marion Le Pen c’era due donne di spicco nel movimento salviniano a Roma: Barbara Saltamartini e Barbara Mannucci.

CHI TORNA IN FORZA IN ITALIA

Ma mentre il segretario della Lega Nord ha ormai chiuso definitivamente con Bertolaso dopo la decisione di Meloni, una parte di esponenti capitolini che nei mesi scorsi avevano aderito al progetto del leader leghista per Roma annunciano la loro decisione di tornare a Forza Italia. Si tratta dell’ex consigliere capitolino Marco Pomarici, di quello municipale Luca Aubert, dell’ex minisindaco Massimiliano Lorenzotti e l’esponente Massimiliano Tommasi. I quattro hanno comunicato la loro nuova collocazione nel corso di una conferenza stampa a palazzo Madama, alla presenza dei senatori Maurizio Gasparri e Francesco Aracri e del coordinatore della provincia di Roma, Adriano Palozzi.

IL COORDINAMENTO SALVINIANO A ROMA

C’è chi dice che uno dei veri motivi delle tensioni, che hanno condotto a questa mini scissione, ci sia anche la scelta ben poco romana che era stata compiuta da Salvini. Il coordinamento dei leghisti in salsa romana, infatti, era stato affidato al capogruppo in Senato Gian Marco Centinaio, che è di Pavia. Salvini non si è fidato a lasciare la questione in mano ai neo leghisti locali, che non a caso provengono tutti da altri partiti. Del coordinamento romano, infatti, fanno parte SaltamartiniMannucciSabbatani SchiumaSouad Sbai e Iva Garibaldi. Solo l’ultima, col ruolo di portavoce, è una padana doc, visto che ha passato molti anni a capo della comunicazione leghista in Parlamento. Gli altri arrivano da esperienze di partito differenti. A partire da Saltamartini. La quale, dopo aver mosso i primi passi in An, è entrata nel Pdl, partito con cui è stata eletta alla Camera nel 2013. Passata poi in Ncd, ne è diventata la portavoce nazionale. L’appoggio quasi di Angelino Alfano a Matteo Renzi e l’elezione di Mattarella al Quirinale l’hanno portata alla rottura, con l’ingresso nella Lega ad aprile del 2015. Percorso simile, senza parentesi in Ncd, anche quello di Barbara Mannucci che, dopo essere stata eletta nel 2008 a soli 26 anni alla Camera con il Pdl, da berlusconiana (e dellutriana) di ferro, non ricandidata nel 2013, è arrivata anche lei a bussare alle porte della Lega.

Fra le salviane c’è anche Souad Sbai. Eletta in Parlamento nel 2008 con il Pdl, seguì Gianfranco Fini nell’avventura di Futuro e libertà nel 2010. Dopo qualche mese, però, si accorge di non credere più in quel progetto finiano e fa marcia indietro, tornando nel partito berlusconiano. E’ molto stimata da Matteo Salvini, che di lei ha detto: “Il candidato in pectore della Lega a Roma potrebbe essere Souad Sbai”. Ma ora tutti e tutte, tra i salviniani, dicono: Forza Giorgia. Tanto Salvini ha comunque centrato un obiettivo: affrancarsi da Silvio Berlusconi per ergersi a candidato unico del centrodestra. O meglio, della destra.

Ecco visioni e divisioni tra i filo Salvini di Roma su Giorgia Meloni

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