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Passerà anche dalle torri di Telecom l’accordo sistemico fra il gruppo di tlc, Vivendi di Vincent Bolloré, il governo e Mediaset? È quello che si chiedono in queste ore analisti, addetti ai lavori e politici. Nel frattempo sono state ufficializzate le dimissioni di Marco Patuano da amministratore delegato di Telecom Italia. E mentre si infittiscono le voci di un progetto di Vivendi per costruire con Telecom e Mediaset una sorta di anti NetflixSilvio Berlusconi ai microfoni di Rtl 102,5 ha detto: “Con Bolloré e Vivendi sono possibili forme di collaborazione” per Mediaset, perché l’interesse francese non è per la società ma per i contenuti televisivi del gruppo. Poi l’ex premier ha aggiunto: “Non sono molto informato perché di tutto si occupano mio figlio Pier Silvio e Fedele Confalonieri“.

Ma è anche un altro dossier a solcare economia, finanza, industria e politica: quello delle torri. Facciamo un passo indietro. Telecom Italia nel marzo 2015 ha scorporato le proprie antenne di trasmissione costituendo la società denominata Inwit, l’ha quotata a Piazza Affari e poi ha messo in vendita il 45% del suo 60%.

Due i pretendenti per rilevare la quota messa in vendita da parte del gruppo presieduto da Giuseppe Recchi. Da un lato Ei Towers, controllata col 40% da Mediaset. Dall’altro l’accoppiata tra gli spagnoli di Cellnex (gruppo Abertis) e il fondo F2i partecipato con il 14% dalla Cassa depositi e prestiti. Cellnex, tra l’altro, ha già fatto shopping di torri (da Wind ad Atlantia).

Ma non è solo una partita aziendale, industriale o finanziaria. È anche un dossier ad alto valore politico. È sufficiente ricordare le recenti parole del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, in perfetta sintonia con il premier Matteo Renzi: è “giusto che le infrastrutture di comunicazione strategiche siano di proprietà pubblica o a controllo pubblico, a garanzia della concorrenza, del mercato e della libera iniziativa di tutti”. “A maggior ragione nel settore delle torri – aveva aggiunto Giacomelli a fine gennaio – dove seguiamo con attenzione quello che sta avvenendo”.

In altri termini l’esecutivo gradisce una soluzione anche a maggioranza “pubblica” (ossia con un ruolo diretto della Cassa depositi e prestiti presieduta da Claudio Costamagna e guidata dall’ad, Fabio Gallia, o indiretto tramite il Fondo strategico Fsi) considerata la strategicità degli asset.

Traduzione: Palazzo Chigi auspica la creazione di una sorta di campione nazionale nel settore delle torri.

L’idea del governo, come aveva adombrato giorni fa Formiche.net, è quella di mettere a sistema le torri tv di proprietà di Ei Towers (Mediaset) con quelle di Rai Way grazie all’intervento di Cdp o Fsi come “garante” con una quota anche di maggioranza.

Ma per questa prospettiva occorre il via libera di Telecom Italia. Dunque del socio forte Vivendi di Vincent Bollorè che ha il 24,9% e che ha indotto l’ad dell’ex monopolista, Patuano, a dimettersi (qui la ricostruzione di Formiche.net sulle ragioni delle dimissioni). E Vivendi pare non voglia ostacolare gli auspici dell’esecutivo.

Bolloré, Renzi e il gioco delle torri di Telecom con Mediaset

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