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Quella di oggi è una giornata elettorale in Iran, dove più di 5mila candidati (tra cui 500 donne) aspirano a 290 seggi in Parlamento, mentre rappresentanti di 159 religioni sperano di far parte dell’Assemblea degli esperti, che conta con 88 membri.

Quasi tutti i candidati appartengono alla coalizione del “Fronte unito principialista”, composta da conservatori e sostenitori della Rivoluzione islamica, e la “Coalizione inclusiva riformista”, che sostiene il presidente Hassan Rouhani.

LA SCELTA DEL LEADER

Mentre il Parlamento iraniano determina la direzione delle politiche di governo, l’Assemblea degli Esperti è responsabile della nomina, del monitoraggio e dell’eventuale rimozione del leader supremo dell’Iran, forse l’uomo più potente del Paese. L’attuale leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, non gode di buona salute, per cui questa nuova Assemblea nominerà molto probabilmente presto un suo sostituto.

RILEVANZA GLOBALE

Per James Conca, esperto di questioni energetiche della rivista Forbes, queste elezioni legislative in Iran hanno più rilevanza geopolitica di quelle presidenziali negli Stati Uniti: “Al di là della retorica, queste elezioni sono molto più importanti per il popolo iraniano e gli interessi degli Stati Uniti in quella regione del mondo, che non le nostre elezioni. È in bilico il destino di temi come il petrolio, il terrorismo, la pace e il futuro di 77 milioni di persone”, ha scritto Conca in un editoriale.

TENSIONI TRA ROUHANI E KHAMENEI

Le tensioni tra Rouhani e Khamenei sono state al centro della campagna elettorale (qui l’approfondimento di Formiche.net su cosa si gioca Rouhani in questa tornata elettorale).  “L’Iran – spiega Conca – è probabilmente la più strana combinazione al mondo di democrazia ed oligarchia. Il Presidente democraticamente eletto è Hassan Rouhani, un moderato che è sostenuto dalla maggioranza del popolo iraniano. Rouhani si impegna a potenziare la società iraniana, aumentare le esportazioni di petrolio e le opportunità di business e trasformare l’Iran in un giocatore sulla scena mondiale… Tuttavia, Rouhani deve negoziare costantemente con i suoi avversari conservatori, i teocrati guidati dal leader supremo ayatollah Ali Khamenei, che controllano l’esercito, il Consiglio dei Guardiani e costituiscono la base del potere reale del Paese”.

L’ARMA NUCLEARE

Queste elezioni legislative sono una sorte di referendum sulla gestione del presidente Hassan Rouhani. Grazie all’accordo sul programma nucleare del Paese, che ha messo fine alle sanzioni internazionali, Rouhani ha dimostrato per molti osservatori di potersi confrontare con successo con l’Occidente. “In effetti, l’accordo sul nucleare è la migliore arma di Rouhani contro i sostenitori della linea dura, che vogliono continuare la lotta contro l’Occidente e mantenere aperto il conflitto nella regione”, ha scritto Conca.

LA PROMESSA DI ROUHANI

Le elezioni legislative arrivano dopo quasi 40 giorni dall’inizio del Piano d’azione congiunto globale, un tempo ancora breve per avere un forte impatto nella vita reale dell’elettorato. I benefici della fine dell’embargo non sono tuttora tangibili. Inoltre, Rouhani non ha ancora mantenuto la sua promessa elettorale più grande: l’apertura sociale e politica del Paese.

QUESTIONE ECONOMICA

I giornali iraniani sono ottimisti sul futuro del Paese: “L’aeroporto di Teheran ha superato quello di Dubai per numero di collegamenti nella regione”; “L’Iran sorpassa il Qatar nella produzione di gas”, sono alcuni dei titoli. I riformisti sostengono con convinzione la politica economica di Rouhani, che ha fatto scendere il tasso d’inflazione dal 40% al 19%. Il Pil dell’Iran è di 368 miliardi di euro, il secondo più alto dell’area dopo quello dell’Arabia saudita. Anche il Fondo monetario internazionale esprime valutazioni positive e ipotizza un aumento del Pil tra il 4 e il 5,5% nel periodo 2016-2017.

UGUAGLIANZA SOCIALE

I dati, però, suggeriscono anche che l’economia iraniana non si sarebbe ancora ripresa del tutto. Nonostante manchino pochi giorni al Nawruz, la festa di fine anno del calendario persiano, le attività commerciale non registrano il pienone. Dopo la fine delle sanzioni internazionali, sono venuti a galla alcuni problemi che affliggono il Paese, come corruzione e clientelismo, che spaventano ancora gli investitori stranieri.

Uno dei candidati conservatori, l’ex ministro del petrolio Mohamed Garazi, ha diffuso un video con il messaggio: “Cercate lavoro invece che il lusso”. Garazi è molto critico sulla politica economica del governo: “La speranza e la tranquillità sono scomparsi dall’Iran. Se mi voterete, ci sarà meno disparità tra ricchi e poveri”.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=qdYGYD2stu4[/youtube]

Tutte le sfide di Rouhani nelle elezioni in Iran

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