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Riceviamo e pubblichiamo

L’intelligence, oggi è sempre più il vero centro dello Stato. L’espansione delle funzioni statuali, la sempre maggiore complessità sociale e produttiva, la globalizzazione dei mercati e della produzione fanno sì che l’intelligence divenga l’asse portante delle decisioni pubbliche.

Inoltre sono nati, nella grande apertura del mercato-mondo successiva alla fine dell’Urss e alle “Quattro modernizzazioni” cinesi, centri finanziari e bancari che muovono capitali spesso maggiori del Pil di alcuni Paesi.

Autonomia dei mercati, integrazione verticale delle organizzazioni finanziarie, crescita della finanza illegale, che vale oggi circa 1,5 volte l’intero mercato dei petroli, espansione delle tecnologie di elaborazione e trasferimento dei dati.
Tutti fenomeni che richiedono, agli Stati ma anche a molti privati, una analisi di intelligence ben diversa da quella che era solita avvenire nelle chiuse stanze del Potere.

Una intelligence economica, finanziaria, industriale quindi, laddove, tradizionalmente, i Servizi si occupavano solo di equilibri di potenza e organizzazioni militari.

I Servizi stanno quindi divenendo il centro dell’azione e delle attività statali, ma vi è una domanda di intelligence che sorge dalle organizzazioni private, dalle imprese, dalle strutture finanziarie, che devono conoscere il meccanismo generatore dei pensieri e delle decisioni dell’avversario, del concorrente, dell’alleato.
Trasformazione dell’intelligence, quindi, sempre più indirizzata a organizzazioni “civili” e sua espansione, visto che ormai, oggi, ogni decisione di rilievo ha bisogno di una sua base di conoscenza riservata.

Ecco quindi la necessità di fondare, oggi, una Associazione per la Sicurezza Nazionale Italiana, un Italian Council for National Security Affairs, che coordini le attività di studio e di ricerca sull’intelligence e la politica estera di buona parte delle imprese, dei centri di ricerca, delle stesse Agenzie dello Stato.

L’associazione, in via di costituzione, sarà una rete, un network stabile e strutturato tra figure delle Forze dell’Ordine, della Magistratura, dei mass media, dell’Accademia e delle Forze Armate, oltre ai manager d’impresa e agli studiosi ed esperti del settore.
Verrà curato con attenzione il rapporto tra l’Italian Council for National Security Affairs e l’estero, soprattutto con i Paesi storicamente alleati dell’Italia, quali gli Usa e il Regno Unito.

Non verrà peraltro dimenticato il nesso tra la nostra associazione e i poli strategici emergenti, come la Federazione Russa e la Cina, mantenendo un rapporto di particolare amicizia con Israele.
È quindi evidente che la stella polare di un’associazione come questa debba essere l’interesse nazionale, inteso sia in senso tradizionale sia come tutela e espansione del potenziale economico, finanziario, industriale e culturale dell’Italia.

Sarà peraltro costituito, sempre all’interno dell’Italian Council for National Security Affairs, un centro di analisi che si occuperà della sicurezza nazionale in senso ampio: la sicurezza informatica e la protezione dei sistemi produttivi sensibili, la tutela delle tecnologie di punta, anche in un mercato globalizzato, la cybersecurity in senso stretto, quindi la tutela delle reti informatiche.

Inoltre ci interesseremo stabilmente e in modo professionale dei principali dossier geopolitici e geoeconomici, senza dimenticare l’interesse primario della nostra Associazione per le aziende di Stato italiane che operano all’estero.

A questo fine ci interessa divulgare una cultura evoluta e moderna dell’intelligence, tramite pubblicazioni, convegni, seminari e una collana di proprie edizioni a stampa e in rete.

Sarà quindi costruito un sito internet dell’Associazione, con materiali scaricabili gratis e a pagamento.

La gestione del nostro Italian Council for national Security Affairs sarà demandata ad un Comitato Esecutivo che sarà formato da esperti di politica estera e intelligence, provenienti sia dalle Istituzioni pubbliche che dalle aziende private.

Il Council è peraltro aperto alla collaborazione di studiosi e professionisti provenienti dalle Università, dalle Accademie Militari di élite, dai centri di ricerca internazionali e dalle imprese.

Ci interessa molto la finanza: sia essa intesa come l’attività e il ruolo delle banche d’affari internazionali, sia come analisi del ruolo dei Fondi Sovrani dei paesi produttori di petrolio o che gestiscono forti attivi commerciali, o come analisi del ruolo dei fondi di private equity.

Le banche d’affari sono, è noto, organizzate in un oligopolio sia per quanto riguarda il commercio delle valute che quello delle materie prime, su cui le suddette banche operano con titoli a termine che hanno poi un loro autonomo mercato.

Sono le banche che fanno i prezzi, non viceversa. La logica con cui operano e identificano i loro mercati primari è comunque una ratio eminentemente geopolitica e strategica, dato che l’organizzazione dei loro affari e operazioni è tale per cui è esclusa la perdita.

I Fondi Sovrani sono strumenti, come vediamo nell’azione dei Paesi produttori di petrolio, per diversificare sia il rischio d’investimento che la struttura produttiva di Paesi, come quelli arabi dell’Opec, ancora dipendenti dal ciclo dei petroli.

Analizzare la struttura dei loro investimenti, la logica con la quale selezionano le imprese da acquisire all’estero, studiare il loro meccanismo decisionale interno sarà uno degli obiettivi della nostra Associazione.

Analizzare sul piano dell’intelligence i fondi di private equity è invece molto più difficile.

I sottoscrittori di tali fondi sono molto numerosi, non hanno quasi mai accesso al gruppo dei decisori finanziari della private equity, i passaggi di denaro sono resi invisibili sia dai regimi fiscali dei tax haven dove sono registrati sia dall’uso di sottoconti operanti nelle grandi clearing house mondiali.

Si tratta qui di una grande sfida per gli analisti strategici, poiché è ovvio che i Fondi di private equity hanno una logica di funzionamento strategica e geopolitica ma non è chiaro vederla all’opera nelle loro singole decisioni di investimento.

E, data l’immane massa di liquidità che essi muovono, capire come funziona, in termini di intelligence, un Fondo può essere vitale per un Paese come il nostro.

Quindi, è davvero necessaria una Associazione come quella che abbiamo appena delineato, un luogo dove si fondono insieme Stato e Mercato per generare una intelligence quanto più completa e approfondita possibile.

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