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C’è mancato davvero poco: un’ottantina di voti in più da parte dei delegati e Roberto Calderoli sarebbe riuscito a mettere a segno il colpaccio ai danni di Matteo Salvini piazzando come segretaria nazionale della Lega Nord Piemonte la moglie Gianna Gancia. E invece al congresso di domenica scorsa al palasport di Collegno davanti a tremila militanti, alla fine a spuntarla è stato il salviniano doc Riccardo Molinari.

UNO SCONTRO CHE SALVINI AVREBBE EVITATO

Il duello Gancia-Molinari per accaparrarsi la guida del Carroccio piemontese dopo 15 anni a trazione Roberto Cota non ha appassionato Salvini. Anzi, non è un mistero che il Capitano preferisse una strategia unitaria, senza esponenti della vecchia guardia pronti a mettere i bastoni tra le ruote a lui e al suo candidato, l’alessandrino Molinari che è pure vicesegretario federale padano, ossia numero due del leader insieme al genovese Edoardo Rixi. Il congresso è stato più volte posticipato, a un certo punto ha iniziato a balenare l’ipotesi di un rinvio a dopo le elezioni amministrative – a giugno si vota anche a Torino – per non creare problemi interni a ridosso delle urne. Era spuntato il nome del lodigiano Pietro Foroni, consigliere regionale lombardo, come ipotetico commissario per tenere saldo il timone in questa fase. Ma questo congresso s’aveva davvero da fare. E così è stato.

MOLINARI LA SPUNTA, SEPPURE DI POCO

Il salviniano Molinari è riuscito a imporsi sulla Gancia per 446 a 364, numeri che rappresentano i voti dei delegati presenti al congresso. L’ex presidente della Provincia di Cuneo e da meno di un anno moglie del senatore Calderoli, si è candidata ufficialmente solo pochi giorni prima dell’appuntamento, ma da mesi circolava il suo nome come potenziale sfidante di Molinari. A differenza di quanto accaduto in altre regioni dove Salvini è riuscito a portare avanti la soluzione unitaria (qui il punto complessivo della situazione e qui quanto accaduto in Veneto con il leader piegato alla vecchia guardia bossiana), in Piemonte il segretario federale ha dovuto affrontare la prova di forza. E gli è andata bene. Il suo fedelissimo Molinari, 32 anni e già assessore regionale con Cota, ora può prendere le redini del partito e portare avanti la linea di rinnovamento e di vocazione nazionale voluta da Salvini. Resta da capire se la base autonomista lo seguirà.

FRECCIATE AL CONGRESSO

L’adunata leghista in Piemonte non è stata però indolore. I big del partito susseguitisi sul palco non si sono risparmiati nelle frecciate lanciate l’uno contro l’altro, con buona pace della compattezza invocata da Salvini. Dall’eurodeputato Gianluca Buonanno che ha messo nel mirino l’ex governatore Cota allo stesso senatùr Umberto Bossi tornato a esternare i suoi dubbi sul progetto di Lega nazionale che metterebbe a rischio le ragioni del Nord, fino alle sparate di un altro eurodeputato come Mario Borghezio che però ha preferito prendersela soprattutto con il Consiglio di Stato per la controversia sulle firme del centrosinistra alle ultime regionali.

LE ELEZIONI A TORINO

Sullo sfondo, le elezioni amministrative a Torino, città in cui il Carroccio ha tenuto un profilo più basso che altrove. Mentre infatti a Milano Salvini ha imposto il suo no sulla candidatura di Maurizio Lupi accettando il manager berlusconiano Stefano Parisi, a Roma ha fissato paletti nei confronti di Fratelli d’Italia acconsentendo poi a Guido Bertolaso, e mentre soprattutto a Bologna non molla di un millimetro sulla sua fedelissima Lucia Borgonzoni, sotto la Mole il leader padano non ha sollevato polveroni sulla candidatura dell’ex parlamentare del Pdl, Osvaldo Napoli, non proprio un volto nuovo della politica. Eppure proprio a Torino la partita non è scontata date le divisioni dell’altro versante: il sindaco ricandidato Piero Fassino è messo in difficoltà sia dalla diaspora a sinistra di Giorgio Airaudo che dalla candidatura forte della grillina Chiara Appendino, motivo per cui ha imbarcato pezzi di centrodestra con l’ex governatore Enzo Ghigo.

Lega Nord, in Piemonte Calderoli sfiora lo sgambetto a Salvini

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