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Venti di cambiamento, di portata rivoluzionaria, soffiano ai piani alti dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers). Dopo due anni di negoziati, 800 ore di lavoro e oltre 600 riunioni dedicate al tema, l’ente no-profit che si occupa della regolamentazione dei domini di Internet sembra deciso a tagliare – una volta per tutte – il cordone ombelicale che lo lega al governo degli Stati Uniti.

I CONTENUTI DEL PIANO DI TRANSIZIONE

In chiusura del suo 55esimo meeting in Marocco l’organizzazione, nata con il compito di assicurare la sicurezza, lo sviluppo e la stabilità del web, ha annunciato l’adozione di un piano di transizione elaborato dalla comunità internazionale che, se approvato dall’amministrazione Obama, porterà alla gestione globale di alcune funzioni tecniche chiave di Internet.

Il nuovo piano fornisce un pacchetto completo per la transizione della gestione delle funzioni tecniche in capo allo IANA (Internet Assigned Numbers Authority) e per accelerare la trasformazione di ICANN in una organizzazione totalmente indipendente, in cui il consiglio di amministrazione sarà riequilibrato da una sorta di assemblea generale che rappresenterà le diverse anime coinvolte nel processo: società civile, governi, associazioni, imprese e ricercatori.

«L’Icann è troppo Usa-centrico, non è un modello perfetto e bisogna avere il coraggio di migliorarlo», aveva dichiarato due anni fa, in un’intervista rilasciata al Corriere delle Comunicazioni, il presidente e ceo dell’ICANN, Fadi Chehadé. «Occorre evolversi verso un modello ‘multi-equal-stakeholder’, e sottolineo la parola ‘equal’: in pratica non deve esserci un gruppo di persone che prevale sull’altro solo perché è più potente».

I TEMPI DI APPROVAZIONE

La proposta dovrebbe diventare operativa a fine settembre chiudendo un lungo processo di decentramento delle funzioni legate alla Rete avviato nel ’98. L’iter per giungere a questo risultato era stato avviato a marzo del 2014 con l’annuncio da parte di IANA di una cessione delle sue funzioni in direzione di una gestione multi stakeholder da parte della community internazionale.

I funzionari ICANN hanno espresso ottimismo sul completamento del processo nei tempi previsti e, quindi, prima che scada il contratto in corso con il Dipartimento del Commercio. Se il giudizio da parte degli Usa sarà positivo «avremo raggiunto un traguardo memorabile nella storia di internet», ha affermato il presidente del Board ICANN, Stephen D. Crocker.

LE CONDIZIONI IMPOSTE DAGLI USA

Tuttavia gli Usa chiedono che la transizione rispetti alcune condizioni: nessun altro governo o organizzazione governativa dovrà controllare l’ICANN. Inoltre il processo per decidere come gli Stati Uniti usciranno dall’ente dovrà essere aperto e inclusivo. «Come presidente di Icann prometto di continuare a lavorare sull’obiettivo che Icann diventi non solo indipendente dal governo Usa ma punto di riferimento della governance multi-stakeholder, che è un modello valido non solo per Internet ma per tanti campi» aveva dichiarato un anno fa Chehadé, durante il convegno sulla Internet governance organizzato dal ministero dello Sviluppo Economico in Italia.

OPINIONE PUBBLICA DIVISA

Così come avvenuto nel 2014, dopo l’annuncio di IANA, anche stavolta l’opinione pubblica si divide sull’affaire. In una dichiarazione, l’Internet Governance Coalition, un gruppo di grandi aziende, di cui fanno parte Disney, Facebook, Google, Verizon e Time Warner Cable, ha applaudito la proposta come «un importante traguardo per il modello multi-stakeholder di governance di Internet e per Internet nel suo complesso».

Alcuni repubblicani al Congresso degli Stati Uniti hanno espresso invece scetticismo sulla transizione, sostenendo che si permetterà a paesi con regimi autoritari, come la Russia o la Cina, di metter bocca sulla governance di Internet, minacciando di fatto la libertà di espressione on-line.

I sostenitori del piano ritengono che questo, al contrario, assicurerà maggiore protezione in quanto prevederà che i governi raggiungano il consenso prima di apportare modifiche significative all’assetto dell’ICANN. Non solo. Secondo i simpatizzanti della proposta il suo modello multi-stakeholder consentirà di evitare abusi.

Tra tira e molla, fischi e applausi si può comunque dire che rispetto a due anni fa, l’opposizione alla transizione sembra essersi certamente ridimensionata. Alcuni temono però che il piano, se non finalizzato prima delle elezioni del prossimo novembre, possa subire uno stop da parte di un ipotetico presidente repubblicano.

Tutti i piani di Icann per rendere globale la governance di Internet

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