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Stade De France, Bataclan, Le Petit Cambodge. Sport, teatro, ristoranti. Calcio, rock americano, cibo. Francia-Germania, Eagles of Death Metal, Cambogia. Europa (e i decisori), Stati Uniti (e le aquile sul metallo – il dollaro – morto), guerriglia (e la Parigi distrutta). Come in ogni attacco terroristico i luoghi non sono casuali e, per Parigi 13/11, sono stati colpiti “Cibo, rock e calcio, le tre cose che gli occidentali amano di più”, dice Vittorio Macioce, giornalista e firma de Il Giornale.

I SIMBOLI

Si cerca una motivazione, si cerca di unire i puntini, si cerca di trovare un nesso, come fu per l’11/09.  “Non sappiamo se l’islam giochi a dadi oppure se, nel momento in cui uccide, colpisce con una logica simbolica”, dice Macioce. La piazza, la strada, la cena del venerdì sera, la musica rock e la partita di calcio: possiamo colpirvi ovunque.

I PARADOSSI

Eppure, anche se alcuni sembrano dietrologismi forzati, si possono trovare diversi paradossi. Il ristorante cambogiano è un paradosso, la partita Francia-Germania è un paradosso, ma anche il teatro del concerto rock americano e le strade dove sono avvenuti gli attacchi: Boulevard Voltaire, strada del poeta francese simbolo dell’illuminismo, dell’anticlericalismo e del laicismo. “Non è voluto, pensato, deciso a tavolino, ma a posteriori sembra ci sia qualcosa, una beffa simbolica o un messaggio del destino – nota Macioce – hanno colpito il cuore di Parigi, le strade che “fanno” Parigi. Dove tutto comincia. Due quartieri simbolo di arte, cultura, intellighenzia”.

LA PAURA

Quest’anno, per Parigi, per la Francia e per l’Europa, si è aperto e ora si chiuderà sotto il terrorismo, sotto la paura, sotto una strategia del terrore senza strategia. Chiuse le frontiere, indetti tre giorni di lutto, dichiarato lo stato d’urgenza, messa in atto del piano “Alpha Rouge“, un livello di allerta mai toccato prima e che corrisponde alle situazioni di “attentati multipli”. “Dovete essere sicuri che la risposta della Francia sarà spietata. Trionferemo sulla barbarie”, ha dichiarato il presidente francese François Hollande della tarda serata di ieri, 13 novembre. “La paura è il germe, è la benzina di qualunque autoritarismo e totalitarismo. La paura ci cambierà. Accetteremo più controlli e minori libertà in cambio della sicurezza. Accetteremo più muri e meno varchi, passaggi, vie di comunicazione”, conclude Macioce.

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