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L’intersezione tra sicurezza cibernetica e sicurezza spaziale rappresenta un terreno fertile per le minacce cibernetiche e un campo aperto per future innovazioni portate dalle tecnologie ubiquitarie. Esse sono così definite in quanto pervasive e ovunque fruibili e disponibili; dapprima ha avuto luogo l’avvento della tecnologia digitale, con la rivoluzione elettronica e del computer intesa dal mainframe allo smartphone, fattore abilitante essenziale. Ora è arrivato il momento dell’Intelligenza artificiale (IA) e delle Quantum technologies (QT).

Con la crescente commercializzazione e militarizzazione del settore spaziale, la sicurezza delle infrastrutture spaziali è diventata una sfida cruciale per il futuro. Le infrastrutture terrestri critiche, come le comunicazioni, il trasporto aereo, il commercio marittimo, i servizi finanziari e il monitoraggio meteorologico, dipendono fortemente da asset spaziali, come satelliti, stazioni terrestri e collegamenti di comunicazione. La compromissione di queste infrastrutture avrebbe un impatto drammatico sui servizi essenziali dei Paesi e sulla vita quotidiana.

Le infrastrutture spaziali, in quanto basate anch’esse sul paradigma Ict, sono potenzialmente vulnerabili alle tradizionali minacce cyber, come l’hacking, l’intercettazione dei segnali e la manipolazione dei dati. Ad esse si aggiungono jamming, spoofing, meaconing e le criticità della catena di fornitura. In futuro, le citate tecnologie ubiquitarie, come l’IA e il calcolo quantistico, aggiungeranno nuove variabili al quadro. L’IA potrà essere uno strumento sia per chi si difende sia per chi attacca, aumentando la complessità della competizione. Il calcolo quantistico, quando disponibile, abiliterà nuove capacità e approcci nel settore grazie al significativo incremento di potenza computazionale atteso.

Saranno necessari investimenti significativi, in termini sia finanziari sia di risorse umane, per gestire la complessità attuale e futura delle sfide della sicurezza cibernetica nei sistemi spaziali. La gestione del rischio e la mitigazione saranno fondamentali, poiché l’eliminazione completa del rischio non è possibile, specialmente per Paesi come l’Italia che non hanno più una propria industria Ict di base in termini di hardware e sistemi operativi. In questo quadro generale di continuo cambiamento tecnologico è di assoluta rilevanza identificare le più opportune indicazioni di policy.

Gli investimenti nel settore spaziale, infatti, sono ingenti e in gran parte a carico del settore pubblico. Tuttavia, è necessario assicurarsi che questi investimenti portino a concreti ritorni in termini di capacità tecnologica, vantaggi geopolitici, sostenibilità tecnico/economica e prestigio internazionale. L’Italia dispone attualmente di capacità spaziali parzialmente autonome, ma non indipendenti, e deve affrontare diverse sfide per aumentare la propria autonomia e raggiungere l’indipendenza strategica.

Supportare e proteggere gli asset industriali nazionali è essenziale per contribuire agli obiettivi strategici summenzionati. Inoltre, è importante analizzare in modo dettagliato e permanente l’economia dello spazio per comprendere i trend in essere e le logiche industriali, finanziarie e geopolitiche che li determinano. In particolare, l’ingresso dei privati nel settore spazio, descritto come “commercializzazione dello spazio”, potrebbe influenzare il paradigma del conseguimento dei ritorni sopra citati e il ruolo dell’investitore pubblico. La presenza di tali nuovi attori privati non va confusa con l’esistenza di una domanda privata di spazio – che pure potrà un giorno iniziare a manifestarsi ma che ancora si ritiene non faccia il mercato – ma con l’impiego, specie da parte americana, di operatori privati rivelatisi più efficienti, su tutti Space X. In sintesi, allo stato, la domanda di spazio è solidamente pubblica e statuale e deve – o dovrebbe – perseguire i ritorni menzionati.

In questo contesto, a solo titolo esemplificativo, potrebbe essere utile re-indirizzare gli investimenti in Esa a fini di autonomia nazionale e valutare il rapporto fra i costi sostenuti e i gradi di libertà delegati nella politica industriale. Un parametro importante da considerare è il “ritorno geografico” o “geo-ritorno”, per comprendere quanto degli investimenti fatti dal Paese ritorni concretamente nel sistema economico-industriale italiano in termini di tecnologia a elevata qualificazione.

La cooperazione internazionale, sia in Europa che con gli Stati Uniti, sarà fondamentale per l’Italia per crescere nel settore spaziale e migliorare le proprie capacità nazionali, riducendo al minimo le forme di dipendenza più limitanti. Tuttavia, la mancanza di un’Unione europea politica che possa dare reali e concrete garanzie di sicurezza a tutti gli Stati membri rappresenta una sfida significativa. Infine, il conseguimento di efficaci e credibili capacità spaziali nazionali, da integrare con quelle europee e USA per il mantenimento della superiorità in ambito spaziale è di estrema importanza, ma comporta costi elevati e tempi lunghi; ciò impone scelte strategiche, in termini di obiettivi e partner, in un’ottica di lungo periodo.

In conclusione, la convergenza tra spazio e ciberspazio richiede una visione olistica e una risposta globale. L’intersezione tra sicurezza cibernetica e sicurezza spaziale rappresenta una sfida cruciale per il futuro, poiché le infrastrutture terrestri critiche dipendono pesantemente dagli asset spaziali. Un’analisi rigorosa dell’economia dello spazio – e, sebbene il tema non sia stato affrontato in questa breve riflessione, anche delle tecnologie ubiquitarie e della cybersecurity – è, in tal senso, un’attività preliminare e propedeutica dalla quale non si può prescindere.

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L’intersezione tra sicurezza cibernetica e sicurezza spaziale rappresenta una sfida cruciale per il futuro, poiché le infrastrutture terrestri critiche dipendono fortemente dagli asset spaziali. Un’analisi rigorosa dell’economia dello spazio è un’attività preliminare e propedeutica dalla quale non si può prescindere. L’analisi di Achille Pierre Paliotta e l’ammiraglio Dario Alessandro Maria Sgobbi

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