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Lo scorso 2 febbraio la Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati ha dato il via a un’indagine conoscitiva sull’Industria 4.0, al fine di definire un quadro normativo che consenta alle aziende italiane di intraprendere rapidamente il percorso di trasformazione digitale.

Come presenterò in dettaglio questo venerdì 26 febbraio in audizione alla Camera, è a mio avviso necessaria una strategia italiana di “Industria 4.0”, per consentire alle aziende del nostro Paese, in particolare del settore manifatturiero, di cogliere appieno questa opportunità. Prevedo infatti tre macro orizzonti temporali, ognuno di circa cinque anni, in cui avrà luogo la trasformazione delle industrie. La prima fase riguarderà l’utilizzo delle nuove tecnologie con un focus sull’efficienza e la flessibilità; la seconda porterà alla nascita di nuovi modelli di business abilitati dalle nuove tecnologie, e costituirà la vera “rivoluzione”; mentre la terza fase sarà di consolidamento e standardizzazione delle tecnologie, con una conseguente penetrazione capillare.

È fondamentale, quindi, un intervento governativo che favorisca gli investimenti nell’ammodernamento di processi e tecnologie e nella formazione del personale. Le nuove tecnologie digitali, infatti, non porteranno solo efficienza, ma anche flessibilità di processo e di prodotto. Si apriranno nuovi scenari di mercato per le aziende italiane: dalla personalizzazione di prodotti e servizi, alla comprensione dei potenziali clienti tramite big data, fino alla definizione di nuovi modelli organizzativi.

La Germania è attiva già dal 2011 su questo progetto, anno in cui ha finanziato la prima ricerca con 210 milioni di euro, e continuerà a sostenerla con 430 milioni fino al 2018. Oggi in Germania sono le aziende a trainare la trasformazione: secondo una pubblicazione di Wirtschaftswoche le aziende hanno in piano di investire circa 40 miliardi di euro l’anno per cinque anni a supporto di questa trasformazione e prospettano circa il 3% di efficienza annua come primo risultato. Si prevede che l’adozione delle tecnologie digitali nell’industria porterà un ulteriore valore aggiunto pari a 78 miliardi di euro e una crescita annua di 1,7 percento.

Se l’Italia intraprenderà presto e concretamente questo processo di trasformazione, sarà capace di mantenere il controllo industriale in una rete produttiva sempre più globalizzata senza subire dei contraccolpi a livello occupazionale: ci sarà sicuramente un’evoluzione nel modo di lavorare, ma non meno lavoro.

Tutte le opportunità per l'Italia dalla rivoluzione digitale

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