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Come cammina il piano Mattei? Il Kenya come fulcro per lo sviluppo di strategie avanzate in materia di food safety, ovvero progetti che sono un passo decisivo verso la realizzazione di tale visione. Fra tutti, spicca quello del primo impianto al mondo dedicato alla decontaminazione del mais dalle aflatossine in Kenya. Questo traguardo rappresenta un momento chiave dell’ impegno verso la sicurezza alimentare globale e l’innovazione nel settore e nasce da una joint venture tra una azienda italiana Airmec srl di Avellino e Aflazero ltd, azienda keniota specializzata nella gestione di catene del valore agricolo per assicurare in Africa “food security” ma soprattutto “food safety”.

Qui Kenya

L’avvio del primo impianto per la decontaminazione del mais dalle aflatossine ha due obiettivi. In primo luogo offrire un sensibile miglioramento al delicatissimo tema della sicurezza alimentare: nello specifico, il vantaggio risiede nella possibilità di eliminare gradualmente la contaminazione da aflatossine nei cereali. Si tratta di alcune sostanze altamente tossiche che sono state riconosciute tali dall’Oms. La percentuale di eliminazione è del 98%, di conseguenza è un’intervento altamente strategico per una regione dove il mais è elemento basilare dell’alimentazione per una popolazione composta da circa 300 milioni di persone.

In secondo luogo è testimonianza oggettiva di come la tecnologia italiana possa rappresentare un valore aggiunto all’interno di quella macro iniziativa politica e di visione che prende il nome di Piano Mattei. In prospettiva, si potrà costruire una filiera virtuosa, poggiata su un commercio sicuro di cereali in Kenya e nell’intera Africa orientale, con altrettanti vantaggi concreti per i soggetti connessi: il riferimento è a agricoltori, commercianti e consumatori.

Nairobi

Il secondo impianto verrà inaugurato prossimamente a Nairobi, con la presenza del presidente William Samoei Arap Ruto, una cerimonia che coinciderà anche con la posa della pietra di fondazione del Centro di Eccellenza per le Aflatossine, in collaborazione con l’Università di Nairobi. Si tratta di un polo che, nelle intenzioni, vuole essere un faro piantato in loco per la ricerca e il trattamento delle aflatossine, rafforzando ulteriormente la posizione dell’Italia nel campo della sicurezza alimentare.

Food security & safety

Il progetto si inserisce in un programma più ampio di interventi per la food security & safety nel Corno d’Africa prima e in seguito nel resto dell’Africa. Da un lato dunque c’è l’impegno concreto nel combattere le minacce alla sicurezza alimentare, dall’altro la possibilità di mettere in risalto il ruolo dell’Italia in questo ambito critico.

Giorgia Meloni, e non solo in occasione del recente vertice Italia-Africa, ha scelto di evidenziare notevolmente l’importanza della sicurezza alimentare: non solo food security, ha osservato il premier, ma food safety. Ovvero garantire cibo per tutti e soprattutto cibo di qualità per tutti, chiamando in causa la ricerca “che non deve servire per produrre cibo in laboratorio e andare verso un mondo in cui chi è ricco mangia cibo naturale e chi è povero mangia cibo sintetico con effetti sulla salute”.

Proprio il Kenya è particolarmente attenzionato, perché meta di una missione che si terrà prossimamente con il ministro della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida assieme alle imprese della filiera agroalimentare italiana e della ricerca, per favorire la creazione di solidi partenariati su base paritaria, con mutui benefici. In modo particolare il governo pensa a sinergie in tema di meccanizzazione agricola e di tecnologie per l’agricoltura intelligente.

Food safety e non solo. I progetti del Piano Mattei in Kenya

L’avvio del primo impianto per la decontaminazione del mais dalle aflatossine ha due obiettivi: offrire un sensibile miglioramento alla sicurezza alimentare e testimoniare come la tecnologia italiana possa rappresentare un valore aggiunto in un’area da 300 milioni di cittadini

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