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Barack Obama perderà l’uomo centrale nella gestione dell’operazione militare contro lo Stato islamico: i primi di novembre il generale John Allen darà ufficialmente le dimissioni dal ruolo di inviato americano per pianificare le attività della Coalizione internazionale “anti-IS”.

Più o meno un anno fa, per diretta volontà del presidente, l’Amministrazione americana richiamò dalla pensione Allen, generale a quattro stelle dei Marines. Il suo compito sarebbe stato quello di coordinare l’intera missione della coalizione. Allen avrebbe dovuto sfruttare la sua decennale esperienza (ultimo incarico, capo del contingente ISAF in Afghanistan) per trovare la strategia migliore contro il Califfo ─ e magari, senza la necessità di dichiarazioni politiche, avrebbe anche operato sul solco dell’approccio «da intellettuale» (cit. Time) con cui ai tempi di George W. Bush lui e il generale David Petraeus avevano sollevato il “sunni awekening” e fortemente destabilizzato l’al Qaeda irachena, quando Ramadi era il cuore della rivolta sunnita contro i qaedisti e non uno dei capoluoghi iracheni controllati dallo Stato islamico.

La notizia delle dimissioni di Allen non è ancora stata diffusa apertamente ─ ma lo sarà a breve, visto che quattro funzionari dell’amministrazione l’hanno confermata a Bloomberg. Dimissioni che arrivano in quello che forse è il peggior momento della non felice missione contro il Califfato. «Stalemate», situazione di stallo, ha detto una mesata fa il comandante capo dei Marines davanti alle domande del senatore John McCain, chairman del Comitato forze armate del Senato (colui che disse: «L’IS sta vincendo»). Sempre davanti al Congresso, il capo del Comando Centrale che segue le operazioni siro-irachene, Lloyd Austin, ha ammesso pochi giorni fa che il programma americano per addestrare una milizia siriana da utilizzare come forza di reazione contro lo Stato islamico è praticamente fallito. Dei pochi ribelli formati (erano cinquantaquattro) ne sono rimasti «quattro o cinque», numero rettificato a nove qualche ora dopo, come fosse una questione di qualche unità ─ nota: il programma è costato 500 milioni di dollari di soldi dei contribuenti USA. Non bastasse, c’è la questione dei report di intelligence falsati dai quadri del Pentagono per passare alla politica informazioni migliori di quanto non fossero (“va tutto bene madama la marchesa”, insomma).

Le fonti di Bloomberg dicono che il motivo dell’abbandono dell’incarico è la frustrazione nei confronti della Casa Bianca e della sua incapacità di fornire risorse adeguate per la lotta all’IS. «John Allen ha messo cuore e anima per cercare di far funzionare la strategia del presidente», ha detto a Bloomberg Derek Harvey, un ex alto ufficiale dell’intell militare americana che ha lavorato con Allen al Comando Centrale. Solo che a questo punto il generale, esasperato da quelle che viene definita un “microgestione” della missione, ha deciso di lasciare il suo ruolo: «Non è mai stato autorizzato ad avere la leadership necessaria per portare avanti la missione» ha aggiunto Harvey.

Tra i punti che sembrano aver pesato di più, la richiesta continua, e mai evasa dalla Casa Bianca, di squadre di controllo tattico sul campo per indirizzare meglio gli airstrike, e la mancanza di decisione di Washington sulla possibilità di creare una buffer zone al confine turco-siriano come richiesto da Ankara. Allen è stato colui che ha ottenuto l’ok turco per permettere l’utilizzo della nevralgica base aerea di Incirlik.

Secondo gli accordi, Allen avrebbe dovuto occupare l’incarico per sei mesi, che sono stati rinnovati per altri sei su richiesta diretta del segretario di Stato John Kerry. Ora che arriveranno le dimissioni, molti analisti ritengono che il suo ruolo non sarà ricoperto da Brett McGurk (il vice), come la transizione di consegne prevedeva, ma pensano che Obama sceglierà un altro nome importante a cui affidare il lavoro ─ anche per dare richiamo mediatico all’affare.

@danemblog

 

 

 

 

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