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Esecutore materiale del Patto del Nazareno su incarico del Cavaliere, quando trattava per il salvataggio di Silvio Berlusconi e l’elezione concordata del presidente della Repubblica, subito dopo subito il dietro front renziano si è andato conformando al “giovin signore” sino a consolidare il trio toscano Renzi-Boschi-Verdini.

Dalle cronache giornalistiche e dai rumor del Palazzo appare consistente il ruolo giocato da quella consorteria del grembiule, compasso e cazzuola così profondamente radicata nella città di Dante e nell’entroterra aretino. Funzioni e ruoli che il sopravvissuto faccendiere sardo Flavio Carboni ha rimarcato in una sua recente intervista, a proposito dei suoi rapporti con il padre della ministra Maria Elena Boschi e di Matteo Renzi, col dire: “Se parlo cade il governo”.

Ufficiale di minor rango, ma forte del manipolo di voti sottratti a Forza Italia e portati in dote al governo, la danza a livello istituzionale è efficacemente condotta da quel mutevole capitano di ventura che è Denis Verdini, ispiratore di quel pasticciaccio brutto del combinato disposto riforma costituzionale e legge dell’Italicum, del cui ultimo voto di approvazione al Senato è stato strumento indispensabile.

L’ipocrisia politica della minoranza delPd in Parlamento è nella tradizione dei comunisti:  si scandalizzano per le tre vice presidenze di commissione al Senato affidate, dopo il voto, a uomini di Verdini, ma, in realtà, appoggiano Renzi con questa nuova maggioranza con i voti determinanti di Ala (Verdini) per approvare al Senato la riforma Costituzionale.

Allo stupore e all’indignazione quali saranno ora le conseguenze nel Partito del Nazareno? Nessuna come al solito. Verdini, salito formalmente a bordo della maggioranza di Governo, finalmente ha preso il largo con l’autorevole e soddisfatto beneplacito del Capitano Renzi.

E il gioco si sta ripetendo a Milano. Renzi, Verdini e Beppe Sala: si avviano, infatti, non solo a Roma, ma anche a Milano ad una attraversata verso “l’Isola che non c’è: verso un ulteriore degrado della politica senza Etica”.

L’ipocrisia politica è presente anche a Milano tra gli arancioni di Giuliano Pisapia che fingono di strapparsi le vesti per l’appoggio di Verdini a Sala, ma, in realtà, se Sala vincerà le primarie del Pd, finiranno sotto sotto per appoggiarlo in cambio di tanti benefici già avuti (Expo) e promesse elettorali.

Chissà se nei prossimi giorni Verdini con i suoi di Ala farà endorsement in tutte le altre città dove si voterà: siamo ormai all’avvelenamento dei pozzi della politica e al più disinvolto e immorale trasformismo in parlamento e adesso anche nelle elezioni amministrative.

Mala tempora currunt, ma usque tandem?

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

Antonio Angelucci e Denis Verdini

Che combina Verdini?

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