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Mentre il crollo delle Borse genera scompiglio e la Cina continua a intervenire sui mercati internazionali per riportare la calma, una bancarotta – della quale si parla poco – rischia di provocare un effetto dirompente: quella di Porto Rico. Lo Stato libero associato agli Stati Uniti doveva pagare 37 milioni di dollari d’interessi sui suoi debiti, ma non lo ha fatto. Così, l’isola caraibica è divenuta per gli Usa quello che la Grecia è stata (ed ancora è) per l’Unione Europea.

SEMPLICE SPIEGAZIONE

La situazione è diventata più grave dopo il 4 gennaio, quando Porto Rico ha mancato il pagamento di 35,9 miliardi in bonus al Puerto Rico Infrastructure Financing Authority (Prifa), e 1,4 miliardi di dollari alla Puerto Rico Public Finance Corporation (PFC). Il governatore, Alejandro García Padilla (a destra nella foto insieme al presidente Barack Obama), ha spiegato il motivo: “È molto semplice. Non abbiamo soldi per pagare”. In un’intervista all’emittente Cnbc, García Padilla ha chiesto l’aiuto del Congresso americano per onorare il debito.

NON È UN SALVATAGGIO

Ma questa non è la prima volta che Porto Rico viene meno a doveri di questo tipo. Ad agosto non ha saldato un altro pagamento da 58 milioni di dollari. Lo scorso maggio, il governo portoricano ha avvertito che non sarebbe riuscito a pagare la quota di 400 milioni di dollari sui bonus emessi dalla Banca Governativa di Fomento. Il debito totale ammonta adesso a più di 70 miliardi di dollari; una cifra, secondo gli analisti, impossibile da pagare per lo Stato.

POLITICA DI AUSTERTÀ

Per evitare il default si è provato di tutto: il governo ha aumentato le tasse, ha chiuso diverse scuole e ospedali e ha imposto misure per ridurre i costi del debito pubblico. Ora ha deciso di fermarsi e dare priorità al mantenimento dei servizi di prima necessità.

AUMENTO STORICO

Dagli anni ‘70 in poi il debito pubblico di Porto Rico è aumentato esponenzialmente. Nel 1969 era di tre miliardi di dollari, mentre oggi supera i 70 miliardi. A giugno è stato presentato uno studio a cura di Anne Krueger e altri tre ex funzionari del Fondo Monetario Internazionale che indica il presunto inizio della crisi economica portoricana, avvenuto, secondo il dossier, quando gli Stati Uniti hanno cominciato a togliere i privilegi fiscali assegnati alle industrie con base sull’isola.

PREOCCUPAZIONE AMERICANA

Il debito portoricano, secondo il governo locale, ha urgente bisogno di una ristrutturazione da attuare attraverso le leggi federali sulla bancarotta. Non chiede al Congresso di ripagare il debito al suo posto, ma di avere gli strumenti per farlo da sé.

In un comunicato, il Tesoro americano ha spiegato che l’ultimo mancato pagamento dimostra la grave situazione finanziaria in cui versa Porto Rico, che ha bisogno di un celere intervento da parte del governo federale: “Porto Rico è in una strada senza uscita, sposta risorse da un creditore per pagarne un altro”. Il presidente della Camera di rappresentanti, il repubblicano Paul Ryan, in corsa per la nomination presidenziale del suo partito, ha promesso che nei prossimi giorni verrà presentata una “soluzione responsabile” per i problemi debitori di Porto Rico.

L’ALLARME DI S&P

L’agenzia di rating Usa Standard & Poor’s (S&P) ha avvertito lunedì scorso dei pericoli che può provocare la scarsa informazione sullo stato delle finanze pubbliche di Porto Rico. C’è molta incertezza sulla situazione reale dello Stato e questo ricade inevitabilmente anche sull’economia americana.

In un report, S&P spiega la situazione e la conseguenza impossibilità del governo locale di finanziarsi. L’agenzia crede che la decisione portoricana di non pagare la prima quota di interessi del 2016 potrebbe aprire la possibilità di contenziosi. Dall’11 gennaio, il Congresso americano comincerà a valutare possibili soluzioni per la crisi.

CRISI SOTTOVALUTATA

Mario Negrón Portillo, professore in pensione di Amministrazione Pubblica dell’Università di Porto Rico, sostiene che i rischi di un default del Paese siano sottovalutati: “In una situazione di mancato pagamento, i primi ad avvertirne le conseguenze sono i proprietari dei bonus, chi assicura il debito e le istituzioni che hanno prestato denaro allo Stato. E poi ci sono molti individui, in maggioranza portoricani, che hanno investito i loro risparmi in titoli di Stato”.

TRA DOVERI E DIRITTI

Come Stato indipendente aggiunto, Porto Rico non è autonomo da Washington, ma non è neanche uno Stato dell’Unione con tutti i doveri e diritti. I portoricani pagano le tasse agli Usa, ma non votano alle elezioni presidenziali, nonostante il presidente americano sia di fatto anche capo di Stato dell’isola.

Il rapporto economico tra Stati Uniti e Porto Rico è vittima di una sorta di “paradosso”, dicono alcuni commentatori. Gli Stati Uniti spendono centinaia di milioni di dollari l’anno per l’assistenza sociale dei portoricani. Ma molti sull’isola assegnano le colpe della loro crisi proprio alle politiche economiche di Washington.

Un rapporto della Banca Governativa di Fomento di Porto Rico ricorda che da gennaio a luglio il governo dovrà pagare circa quattro miliardi di dollari. Un debito a cui, forse, dovrà pensare l’America.

Che cosa succede a Porto Rico, la Grecia degli Stati Uniti

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