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Il presidente iraniano Hassan Rouhani, ha reagito scoprendo le carte sulla linea di Teheran in merito a nuove possibili sanzioni verso il suo Paese, oggetto di una discussione politica negli Stati Uniti, dopo che il panel Onu che si occupa di monitorare il comportamento iraniano su armamenti e nucleare (la risoluzione 1929 del 2010, questione a sé stante rispetto all’accordo raggiunto in luglio dal “5+1”), ha definito “una violazione” il test missilistico compiuto ad ottobre dalla Repubblica islamica su un vettore che può potenzialmente trasportare una testata atomica (poi ripetuto a novembre), l’Emad. Scrive il New York Times che Rouhani avrebbe ufficialmente ordinato al ministero della Difesa di costruirne di più di quei missili.

LE SANZIONI 

Mentre lunedì il Guardian raccontava del primo carico di uranio a basso arricchimento che ha lasciato l’Iran in direzione Russia (via nave), secondo i termini dell’intesa, mercoledì il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti faceva circolare una bozza di sanzioni, senza calendarizzazione e forse da usare solo come minacce, aveva scritto il Wall Street Journal. Delle nuove sanzioni si discuteva da qualche settimane, visto che l’Onu aveva dichiarato la violazione a metà dicembre. La situazione ultimamente si è resa ancora più tesa da quanto successo nelle stretto di Hormuz, dove due navette iraniane in esercitazioni aveva sparato missili armati non guidati a circa un chilometro dalla portaerei americana “Harry Truman”, sul Golfo per partecipare alle operazioni della Coalizione a guida Usa “Anti-IS”. In più, qualche giorno fa, Barack Obama aveva messo la sua firma su una nuova legge in materia di anti-terrorismo, in cui si limitava il visto di ingresso negli Stati Uniti a chi aveva viaggiato in paesi come Siria, Iraq e anche Iran: decisione che aveva sollevato polemiche da parte degli iraniani.

Le sanzioni in discussione riguarderebbero il divieto per cittadini statunitensi di fare affari con persone e società coinvolte con i programmi missilistici iraniani, in più il blocco dei loro asset gestiti da banche statunitensi. Secondo quanto scrive il Guardian, le nuove disposizioni andrebbero a colpire anche la Mabrooka Trading, società con sede negli Emirati Arabi Uniti che avrebbe aiutato il governo iraniano nel procurarsi la fibra di carbonio, elemento necessario per la costruzioni di quel genere di missili.

LA REAZIONE IRANIANA E IL DIETROFRONT AMERICANO

Secondo quanto riportato dalla IRNA, l’agenzia di stampa iraniana, Rouhani avrebbe definito le eventuali sanzioni punitive per il test missilistico «un intervento illegale [americano] sul diritto di Teheran di aumentare il proprio potenziale difensivo» e avrebbe incaricato con un lettera il ministro della difesa Hossein Dehghan di «continuare rapidamente e con fermezza i suoi piani per produrre missili necessari alle forze armate del Paese».Quest’ultimo, intervenendo ad un telegiornale nella serata di giovedì, aveva anche annunciato che era sua intenzione incrementare il programma anche dal punto di vista della precisione e della gittata, oltre che della gamma.

Il Wall Street Journal ha scritto giovedì che un alto funzionario dell’Amministrazione americana ha confessato ai giornalisti che la Casa Bianca avrebbe deciso di rimandare l’applicazione delle nuove sanzioni, per evitare scossoni sull’accordo.

IL BACKGROUND

«La reazione iraniana è stato notevole» commenta il NYTimes, e probabilmente è figlia delle pressioni interne dei falchi sull’accordo. L’ala riformatrice della Repubblica islamica, che ha sostenuto l’accordo sul nucleare, vive in un continuo equilibrio instabile, dovuto alla presenza politica di posizioni più radicali, spesso sostenute dal potere teocratico; la Guida Suprema Ali Khamenei, per esempio, pur appoggiando l’accordo, aveva più volte espresso perplessità (anche propagandistiche) sull’affidabilità americana. Inoltre, in Iran, il 26 febbrario ci saranno le elezioni per votare il Majis, il nuovo parlamento, e  nella stessa occasione si terranno votazioni più importanti, quelle cioè per selezionare gli 86 membri dell’Assemblea degli Esperti, organo teocratico a cui spetta il compito di nominare la Guida Suprema. Intervistato da Davide Vannucci su Formiche.net, Ali Vaez, iranologo del think tank International Crisis Group, aveva detto che «Le elezioni per la prossima Assemblea degli Esperti saranno tra le più importanti nella storia della Repubblica» in quanto potrebbero eleggere la prossima Guida (Khamenei ha 76 anni ed è stato da poco operato per un cancro alla prostata). Vaez aggiunge: «Ci si chiede allora, considerata la centralità della Guida nel sistema politico iraniano, se la futura assemblea sarà in grado di rimodellare il corso della repubblica islamica».

L’ACCORDO REGGE

Diversi analisti sentiti sui vari media americani, convergono nel sostenere che per il momento le torsioni subite, che in questo momento sono al massimo, dall’accordo nucleare non porterebbero comunque all’interruzione del deal. Ma alcuni hanno espresso preoccupazione sul fatto che altre questioni che potrebbero trarre beneficio dalla collaborazione tra i due paesi, come la crisi siriana ad esempio (Iran e Stati Uniti combattono entrambi contro il gruppo estremista Stato Islamico), potrebbero ora è diventare più problematiche da risolvere.

L'Iran annuncia che costruirà più missili

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