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Il prossimo 6 giugno si celebrerà l’ottantesimo anniversario del D-Day, giorno d’inizio di quell’operazione Overlord che aprì la fase finale nella dimensione europea della Seconda Guerra Mondiale, conclusasi con la sconfitta del regime nazista. Ogni anno, la Repubblica Francese organizza una manifestazione ufficiale per commemorare questo evento, manifestazione a cui prendono parte esponenti politici di alto livello da vari Paesi d’Europa e non solo. Il presidente statunitense Joe Biden, il re britannico Carlo e del cancelliere tedesco Olaf Scholz prenderanno parte all’evento di giugno.

Quest’anno, però, le celebrazioni si sono rivelate occasione di screzio tra la Francia ed i suoi partner, a causa della decisione (presa autonomamente da Parigi) di invitare alle celebrazioni anche rappresentanti della Federazione Russa, in un momento in cui Mosca e l’Occidente stanno attraversando una fase di rapporti che si potrebbero eufemisticamente definire “contrastanti”.

Mission Libération, l’ente responsabile dell’organizzazione delle commemorazioni del D-Day guidato dall’ex-ambasciatore francese a Washington Philippe Etienne, ha dichiarato il mese scorso che i rappresentanti russi sarebbero stati invitati, pur specificando che Putin fosse persona non grata alla cerimonia. “Contrariamente al Cremlino, la Francia non fa revisionismo politico della storia”, si legge in un comunicato di Mission Libération, “Storicamente, la Francia ha sempre invitato i Paesi le cui truppe erano sbarcate in Normandia. In passato l’invito è stato esteso alla Federazione Russa”. L’ente non ha tuttavia comunicato a quali funzionari sia stato rivolto l’invito, né se questi abbiano accettato.

La decisione ha provocato diverse critiche. Un funzionario della Casa Bianca ha sarcasticamente commentato a Politico in questo modo: “Ci rimettiamo al governo francese, che organizza la commemorazione in Normandia. Ma forse questo ricorderà ai russi che una volta hanno combattuto i nazisti veri, non quelli immaginari in Ucraina”. Mentre il presidente della Commissione per gli Affari esteri della Camera Michael McCaul ha usato parole più dirette: “Una delle più vili narrazioni propagandistiche del Cremlino è quella di sminuire l’importanza del D-Day e dei sacrifici compiuti sulle spiagge della Normandia dai soldati americani, britannici, francesi e di altri alleati. È deludente che la Francia inviti la Russia a commemorare un evento che i russi stessi ritengono apertamente inutile. Senza contare che questo invito avviene mentre la Russia minaccia apertamente un’altra guerra mondiale”.

Dall’altra parte dell’Atlantico, un funzionario del governo britannico ha dichiarato che le azioni della Francia, non riferendosi solo all’invito alle celebrazioni del D-Day ma anche l’aver ospitato il presidente cinese Xi Jinping pochi giorni fa e l’aver inviato un rappresentante all’insediamento del presidente russo Vladimir Putin, sono “inquietanti”, e che il Presidente Emmanuel Macron ha dato l’impressione di “vedersi al di sopra della mischia e che alla fine si porrà come una sorta di mediatore di pace”, una cosa “completamente fuori luogo”.

Ma non tutti hanno usato parole così dure. Il deputato conservatore ed ex ministro della Difesa britannico Tobias Ellwood ha difeso la decisione francese, affermando che se la Russia non fosse stata invitata, “avremmo rischiato di confondere la geopolitica di oggi con l’unità di intenti nella sconfitta del nazismo in passato”.

Quali sono le chiavi di lettura per interpretare questa situazione? In primis, quella già riportata dal funzionario britannico sull’interesse francese di porsi come “trend-setter” all’interno della sfera europea e al di fuori di essa, giocando in autonomia portando avanti un’azione diplomatica “slegata” da quella dei partner euroatlantici. Anche se l’Eliseo si è rifiutato di commentare sulla questione, è difficile pensare che il governo francese sia estraneo alla vicenda, data la rilevanza politica dell’evento stesso. E questo sviluppo si pone perfettamente in linea con l’approccio adottato dal Presidente francese Emmanuel Macron negli ultimi mesi, un approccio pragmatico di confronto con la Russia dove però c’è spazio anche per la diplomazia.

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