Skip to main content

Winston Churchill diceva che in politica la verità è un bene così raro e prezioso che va protetto con una coltre impenetrabile di bugie. L’aforisma è perfetto se si pensa alla polveriera mediorientale e a quella metastasi impazzita che si chiama Daesh. Da Obama a Putin, tutti proteggono la verità del proprio interesse nazionale con una coltre di bugie sulla lotta contro il terrorismo islamico.

Dopo l’11 settembre 2001, non solo tra i neocon americani, ma anche in ambienti intellettuali vicini alla sinistra europea si fece strada l’idea che i valori democratici dell’Occidente avrebbero potuto reggere a condizione che venissero estesi al resto del pianeta. Nonostante ciò, l’invasione dell’Iraq (un disastro, ma questa è un’altra storia) decisa da George Bush jr fu percepita come un attacco non solo militare, ma perfino culturale contro l’Islam. Singolare contraddizione, perché se si è convinti che la democrazia liberale è oggi a rischio, in quanto è nel mirino del fondamentalismo sunnita (ovviamente so che la maggioranza dei musulmani è “moderata”, ma quasi tutti gli Stati in cui vive restano teocratici), la sua esportazione anche con l’uso della forza avrebbe una sua legittimità storico-politica.

Solo che lo stesso “mite” Spinoza sosteneva che i valori, anche se tendono a presentarsi come principi universali, sono in primo luogo i risultati delle azioni riuscite, considerati validi perché sono favorevoli all’esistenza e finché sono favorevoli all’esistenza. Per altro verso, un premio Nobel per l’economia che è oggi una sorta di icona della sinistra (anche italiana), Amartya Sen, ha contestato la tesi che la democrazia sia un’invenzione esclusiva dell’Europa e degli Usa. E ha documentato come la promozione del pluralismo e delle libertà individuali si possa ritrovare nella storia di molte società, anche ad Oriente.

Beninteso, anche per il filosofo indiano la battaglia per la diffusione e il consolidamento della democrazia costituisce la più grande sfida dei nostri tempi. Ma la domanda di fondo che egli ha posto è un’altra: quando ci riferiamo all’esperienza occidentale della democrazia, il termine chiave è occidentale oppure esperienza? In altre parole, vi può essere una via non occidentale della democrazia? Personalmente ne dubito, ma conta poco. Tuttavia, poiché i leader occidentali affermano che per sradicare l’Isis occorre avere un progetto per il “dopo” in Siria e nei territori limitrofi (tasto su cui batte quotidianamente un prudentissimo Matteo Renzi), una risposta chiara a quella domanda ho l’impressione che non l’avremo mai.

Il "dopo" in Siria e le "bugie" dell'Occidente

Winston Churchill diceva che in politica la verità è un bene così raro e prezioso che va protetto con una coltre impenetrabile di bugie. L'aforisma è perfetto se si pensa alla polveriera mediorientale e a quella metastasi impazzita che si chiama Daesh. Da Obama a Putin, tutti proteggono la verità del proprio interesse nazionale con una coltre di bugie sulla…

Tutti gli affari in bilico tra Turchia e Russia

L'abbattimento del bombardiere russo SU 24 Fencer avvenuto martedì nei cieli tra la Turchia e la Siria, ad opera di due caccia F16 turchi, rischia di aprire degli scenari traumatici sia a livello militare, in quanto nell'ultimo mezzo secolo non era mai successo che un Paese della Nato abbattesse un aereo russo, ma anche dal punto di vista degli equilibri…

Perché Clinton e Trump bacchettano la fusione tra Pfizer e Allergan

Le reazioni del mondo politico americano alla fusione tra Pfizer e Allergan non si sono fatte attendere. Il nuovo gruppo farmaceutico si chiamerà Pfizer plc e sarà il più grande del mondo. Per comprare Allergan, Pfizer ha sborsato 160 miliardi di dollari. Non con l'intenzione di monopolizzare il settore, sostengono alcuni analisti, ma per "sistemare" il proprio bilancio. LA STRATEGIA Secondo…

Militari 007, ecco dove e perché servono

Venerdì 13 novembre, in poco più di 30 minuti, alcuni commando di terroristi hanno colpito sette punti diversi di Parigi con tecniche di guerra. Pochi istanti dopo l'Isis ha assunto la paternità degli attentati che, in modo brutale e preciso, hanno seminato morte in luoghi “non simbolici”, colpendo la quotidianità delle persone. Potevano scegliere chiese, infrastrutture, comandi di polizia, un’ambasciata. Invece hanno…

Telecom Italia, le mire di Bollorè e i mugugni dei piccoli azionisti

Chi ha paura del francese, o meglio dei francesi? La domanda vale il classico milione di dollari, specialmente a fronte di una risposta vaga. Il quesito che agita Telecom Italia da settimane, dopo l'improvvisa (o forse no) calata francese di Vivendi del bretone Vincent Bollorè, azionista Telecom al 20%, e di Xavier Niel, è tornata ancora una volta in auge ieri sera…

Mattarella, Caruso e il libro della discordia

Già triste di suo per i drammi che si consumano attorno a lui, appena accorso giustamente a rappresentare tutti gli italiani agli struggenti funerali veneziani della povera Valeria Solesin, uccisa a Parigi anche lei dai terroristi islamici, rischiano di aumentare le amarezze giudiziarie del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sua amatissima Palermo. Dove già il mese scorso il giudice…

Ecco cosa divide davvero Islam e Cristianesimo

“Ciò che rende inconciliabile l’idea del mondo in cui vivere dell’integralismo islamico e la nostra, cristiana, è il rapporto con la modernità”. Questa la tesi che Piero Ostellino ha cercato di argomentare domenica scorsa in prima pagina sul Giornale. Tesi e argomenti non mi convincono. Non che ritenga che integralismo islamico e cristianesimo siano compatibili, come vorrebbe ad esempio certa…

Ghizzoni Guerra

Unicredit, Intesa, Ubi. Chi finanzia il salvataggio delle banche

Di Andrea Di Biase

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo un estratto dell'articolo di Andrea Di Biase apparso su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi Intesa, Unicredit e Ubi Banca anticiperanno finanziamenti per complessivi 4 miliardi di euro (3,99 miliardi per la precisione) al Fondo di risoluzione delle crisi bancarie in attesa che venga completato il versamento da parte di tutte le…

Argentina, cosa cambia con Mauricio Macri

"Cambia, todo cambia”, cantava l’argentina Mercedes Sosa: tutto cambia. E i suoi connazionali l’hanno presa alla lettera, eleggendo al vertice dello Stato un borghese di cinquantasei anni d’origine italiana, Mauricio Macri. È cambiato il tango. Tifoso e già presidente del Boca Juniors, la squadra di Maradona anch’essa di forti radici italiane, è un liberale in economia in un Paese sedotto dall’assistenzialismo.…

×

Iscriviti alla newsletter